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La mattina seguente mi alzai prima che la sveglia intonasse quell'assurda canzone che non ero ancora riuscita a cambiare.

Mi sentivo — dopo tanto tempo — felice e spensierata. Non credete che mi sentissi come Heidi, ma non potevo fare a meno di sorridere come un'ebete mentre preparavo la colazione.

Non avevo intenzione di svegliare Garrett prima delle otto, considerato che stamattina lo avevo svegliato alle 3.00 del mattino, si meritava un sano e genuino riposo. Dopo... Quell'incubo.

Ripensare all'infanzia che aveva dovuto subire, con un padre così, mi fece accapponare la pelle.

Mio padre e io avevamo chiuso i rapporti da quando mi ero trasferita con Tessa a Londra. Non era d'accordo che entrambe le figlie andassero a vivere all'estero e, ahimè, dato che mamma ci aveva sostenute, dopo qualche settimana dalla mia lontananza si separarono. Anche se — a quanto diceva mamma — nessuno dei due si era davvero impegnato negli ultimi periodi nella relazione. Stavano insieme per convenienza e per me e Tessa.

Mamma l'avevo vista al funerale di mia sorella, poi avevo completamente perso ogni contatto. Lei assomigliava molto più a Tessa che a me e vederla, mi faceva soffrire troppo.

Mescolai uova, prezzemolo e formaggio velocemente, prima di mettere l'impasto nella pentola che stava già fumando.

Girai il bacon, facendolo scoppiettare. Mi trattenni dal scoppiare in una risata mordendomi il labbro.

Ero così felice e piena di vita che anche i cattivi pensieri non sembravano turbare il mio umore.

Il telefono vibrò sul bancone. Urlai dalla sorpresa, pentendomene quasi subito.

Risposi con un «Pronto» secco senza nemmeno aver avuto il tempo di guardare chi fosse.

Una voce dolce e femminile mi salutò dall'altro capo. «Alyssa.»

«Mamma!» esclamai immediatamente dopo senza riuscire a credere a ciò che avevo sentito. Era da così tanto tempo che non ci sentivamo ed avevo altrettante novità da comunicarle.

«Piccola mia» cantilenò lei al settimo cielo. «Avevo paura che ti fossi dimenticata di me.»

Nell'ultima frase percepii amarezza. Mi si strinse lo stomaco. Mai avrei potuto dimenticarmi della persona che mi aveva messa al mondo.

«Mi dispiace così tanto» mi scusai mentre giravo dall'altra parte la frittata, il telefono tra l'orecchio e la spalla. «Ho avuto da fare in questo periodo.»

"Sì, in pratica te la stavo spassando col tuo nuovo coinquilino sexy..." Intervenne la mia vocina, gelida. "Non che tuo fidanzato." Finì scuotendo la testa.

La ignorai deliberatamente spegnendo il fuoco.

«Come stai?» domandai sospirando punteggiandomi con i gomiti sul bancone.

«Eh, come sempre» rispose in tono piatto dopo un lungo silenzio. Era il suo modo per sottintendere che c'erano più cose che non andavano bene.

«Forza, mamma» la ripresi amorevolmente. «Sputa il rospo.»

Lei sospirò. «Sai, da quando Jorge e io ci siamo separati, ho conosciuto un nuovo uomo.» Fece una pausa. «E, diciamo che ci siamo frequentati per un breve periodo...» Si fermò lasciandomi col fiato sospeso.

Non vedevo l'ora che mamma si riprendesse dalla rottura con papà e trovasse un altro pretendente alla sua altezza.

«Cosa?» chiesi ansiosamente.

«Nulla» commentò con un leggero tremore nella voce mielosa. «Mi ha chiesto di sposarlo.»

Eh? Un uomo le chiedeva di sposarla e lei prendeva la notizia alla leggera? Wow! Anche l'atteggiamento di mia madre era tutt'altro che scontato.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora