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Il rumore ovattato dell'acqua che scorreva, mi svegliò.

Sbattei le palpebre e mi alzai dal letto diretta nel mio bagno, da dove proveniva il rumore.

Appena afferrai la maniglia, la porta si aprì, lasciandomi a bocca aperta alla vista di Garrett con solo un asciugamano che gli copriva la vita.

Mi morsi il labbro, mezza assonnata, e scossi la testa incontrando i suoi occhi verdi.

Le sue labbra si piegarono in un sorriso divertito, mentre si godeva, chiaramente, la mia espressione sorpresa.

Alzai gli occhi al cielo e incrociai le braccia al petto.

«Cosa diavolo ci fai nel mio bagno, Garrett?»

Lui alzò le spalle. «Faccio la doccia».
Strinsi gli occhi fino a farli diventare una fessura.

«Anche la tua camera è dotata di un bagno con una doccia uguale a questa» dissi, reprimendo la sensazione di fastidio.

Lui alzò di nuovo le spalle, come se fosse lo stesso. Scossi la testa e sospirai, cercando di non farci troppo caso. Come al solito sbagliavo tutto. Come diavolo avevo potuto confidare una parte intima di me a questo ragazzo?

Mi sfregai la mano sulla fronte accaldata e appiccicosa.

Appoggiai la schiena alla parete di fronte alla porta del bagno e lo fissai assonnata, nell'attesa che se ne andasse immediatamente dalla mia camera.

Non potevo sopportare ancora la sua presenza. Era così... Fastidioso.

Dopo vari minuti dove nessuno dei due sembrava spostarsi, mi feci coraggio e lo invitai il più gentilmente possibile ad andarsene.

Lui mi sorrise, incominciando ad avvicinarsi.

«Nah» commentò assente, dimezzando sempre di più la distanza, fino a quando non me lo trovai di fronte. «Non ho ancora finito».

Mi portai una mano alla bocca mentre sbadigliavo annoiata. Senza che me ne accorgessi, Garrett mi afferrò le dita e invece che unirle alle sue, le tenne a mezz'aria: tra lui e me.

Il contatto mi aveva procurato dei piccoli brividi che si erano sparsi velocemente in tutto il corpo. Schiusi la bocca, sorpresa.

«E che cosa devi ancora terminare?» chiesi senza alcun interesse. Non vedevo l'ora che si levasse di torno, considerato quello che era successo l'altra notte. Quando mi aveva chiaramente fatto capire che non mi voleva quanto lui dichiarava. Quindi che senso aveva continuare?

La parte finale delle sue labbra si incurvò mentre spostavo lo sguardo sui suoi occhi verdi scintillanti di una luce insolita, che ero curiosa di conoscere ma di cui era anche timorosa.

«Beh non è ovvio?» domandò sorpreso e allo stesso divertito.

Un'ondata di irritazione mi investì. Che cosa doveva essere chiaro? Che lui mi volesse solo come un passatempo? Certo! Allora perché era ancora qui a farmi credere di essere importante?

«No» risposi secca, mentre osservavo minuziosamente i suoi movimenti. Magari da essi potevo anticipare le sue mosse.

Avvicinò le mie dita alle sue labbra e ne tracciò tutto il percorso, facendomi rimanere di stucco pervasa dall'adrenalina.

Alzai un sopracciglio. «Cosa hai intenzione di fare?»

Fermò le mie dita e mi guardò come se avessi confessato di essere un'alieno. Poi, senza rispondermi, mi trovai a sobbalzare per l'improvviso dolore che mi aveva scosso.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora