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Ero tranquilla.

Per la prima volta dalla morte di Tessa, dormivo in pace. Nessun incubo, nessuna preoccupazione, niente dolore. Solo squisita tranquillità che, purtroppo durò poco.

Il suono del campanello di casa mi fece destare dal sonno.

Lo feci suonare per altre tre volte, sperando che chiunque ci fosse dall'altra parte si arrendesse e mi lasciasse ancora nella dimensione di calma.

Ma chiunque ci fosse, era davvero determinato. Il campanello continuò a suonare e brontolando sottovoce, mi staccai lentamente dalla braccia di Garrett.

Ultimamente avevamo preso questa abitudine di dormire insieme e la cosa non mi dispiaceva — anzi — solo che ... Questo ci rendeva a tutti gli effetti una coppia e per me era una cosa nuova.

Mi infilai la vestaglia con già i nervi che stavano per scoppiare. Sbattei più volte le palpebre ed aprii la porta con un ringhio seccato.

Appena vidi Finn, bofonchiai qualcosa di indecifrabile sbattendo le palpebre. Che cosa diavolo ci faceva alle sette di mattina davanti casa mia?

L'espressione interrogativa di Finn mi fece svegliare di colpo.

Ora che era qui tanto valeva sapere il perché della sua improvvisa visita.

Mi appoggiai alla porta col gomito e lo guardai nel tentativo che capisse dalla mia espressione seccata che volevo delle risposte, ma lui se ne stava lì, sulla soglia ad osservarmi, la bocca che stentava a trattenere un sorriso.

«Cosa ci fai qui, Finn?» domandai, seccata.

Lui si accigliò ed io sospirai.

«Sono qui per vedere come stai...» Alzai gli occhi al cielo e lui continuò ignorando sfacciatamente il mio cattivo umore. «Cassie mi ha detto che ieri non ti sei presentata al turno e dopo la situazione con Garrett... Beh, pensavo che avessi bisogno di un amico.»

Che gentile, davvero, ma non era né il momento né il caso. E Cassie doveva decisamente imparare a tenere la bocca chiusa se non erano affari suoi.

Mi morsi il labbro, ricordando di non aver detto al mio migliore amico che avevo praticamente baciato l'uomo da cui avevo intenzione di stare lontana.

«Sì, è vero... Ma si è risolto tutto» mi affrettai a dire, agitando la mano in aria.

Mi torturai il labbro, abbassando lo sguardo. Improvvisamente mi sentivo a disagio. Non era una cosa semplice da dire ed avrebbe richiesto delle spiegazioni che al momento non avevo. Era successo e basta.

Lo feci entrare e chiusi lentamente la porta per non svegliare Garrett. Ci mancava anche quello. Le divergenze che avevano non avrebbero giovato.

Finn si accomodò sul divano e io mi sedetti di fianco, lo sguardo ancora basso e il cuore in gola.

Finn, all'improvviso, mi prese la mano e l'unì alla sua strappandomi un gridolino abbastanza acuto da far svegliare il mio coinquilino.

Accidenti!

Lo fulminai con lo sguardo e Finn aggrottò la fronte facendo correre le dita sul mio mento. Incontrai i suoi occhi guardinghi.

«Cosa c'è Alyssa, parlami.» Il suo tono era insolitamente profondo e la cosa mi fece rabbrividire.

Le sue dita si alzarono si abbassarono sul collo per poi tracciare una linea sulla scapola.

«Ehm...» riuscii goffamente a dire, tirando qualche occhiata di troppo nella direzione della mia camera.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora