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Una settimana dopo...

«Cassie, mi sono laureata!» gridai trionfante mentre entravo in casa con il telefono tra la spalla e l'orecchio. Mi sedetti sul divano, inspirando a fondo.

«Davvero, Alyssa?» Cassie mi distrasse dai pensieri che mi circolavano nella mente. «Sono troppo felice per te! E' una notizia bellissima!»

«Lo so, ancora non ci credo.» Sospirai mettendomi una mano tra i capelli tutti ammassati. «Mi sembrava impossibile concentrarmi sulla tesi dopo tutto quello che è successo.»

Il mio umore spensierato fu spazzato via dal ricordo delle ultime settimane. Non erano state per nulla le più belle della mia vita se non per Garrett che, nonostante gli impegni con la band, mi era stato vicino. Soprattutto quando gli avevo detto chi fosse stato ad aggredirmi. La sua espressione prima completamente allibita e poi furibonda mi balenò nella mente. Lo avevo pregato di non fare nulla poiché si era alzato con rabbia dalla sedia dell'ospedale. Lui mi aveva assicurato, dopo un silenzio lacerante, che se fosse avvicinato ancora a me, lo avrebbe spedito in ospedale con più danni di quelli che mi aveva inflitto. Feci un leggero cenno e lui ispirò a fondo, gli occhi chiusi, poi sorridendomi, mi prese la mano. «Non voglio pensare a mio padre, ora» aveva sussurrato a denti stretti. «Voglio pensare solo a noi.»

«Lo hai detto a Finn?» domandò Cassie attirando la mia attenzione.

Storsi le labbra. «Sì.»

«E come l'ha presa?»

«Beh, diciamo che non ha detto nulla per qualche secondo abbondante e dopo mi ha rivolto un sorriso forzato, per poi abbracciarmi e sussurrami che è orgoglioso di me.»

Dall'altro capo sentii un sospiro di sollievo. «Almeno le cose non sono peggiorate...»

«Ci mancava solo quello.»

«E dai Alyssa» mi riprese Cassie, ridendo. «Non incominciamo col tuo pessimismo. Oggi è un giorno importante e dovresti fare festa, divertiti, ma sopratutto pensare positivo.»

«Mi stai chiedendo di raggiungere la Luna. Del resto non è la mia stessa vita una prova concreta che non esiste nessuna certezza?!»

«Ora, basta, Alyssa!» mi ammonì lei con tono fermo. «Non voglio più sentirti dire queste cose.» Fece una pausa. «Ora, visto che siamo in tema di felicità.» Roteai gli occhi, sapendo già dove voleva parare. «Parliamo di  me e Van.»

Cassie ed io continuammo a parlare. Mi raccontò per filo e per segno ogni uscita e ogni frase detta da lui. Con mia sorpresa, nonostante non lo conoscessi abbastanza per un giudizio definitivo, si rilevò saper essere romantico. Ero felice che la vita di Cassie fosse più spensierata e felice della mia. Ora con Garrett era tutto diverso, certo, ma non potevo nemmeno scordarmi degli eventi che mi avevano coinvolta queste settimane; dalla morte di Tessa all'aggressione.

«Mm... Tour mondiale... New York?... Seattle?»

La voce profonda e scioccata di Garrett fece capolino nella stanza. Lo osservai piegare la testa e sorridermi, poi chiudere la porta dietro di sé.

«Cassie, devo andare...» cominciai a balbettare, senza smettere di guadarlo. Lui si avvicinò e commentò all'altro capo del telefono: «Comunicherò al gruppo questa notizia, arrivederci Mr. Smith.» Chiuse bruscamente la comunicazione.

Cassie, che era ancora in linea, commentò civettuola. «Ah, capisco. Allora buon divertimento a te e al tuo fidanzato.» Rise ed interruppe la comunicazione, lasciandomi sola davanti a quegli occhi verdi così penetranti.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora