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Nel giro di pochi giorni, mi ritrovai ad avere un via vai di gente che mi lasciò stordita. Ormai la mia casa era diventata il luogo delle prove della band. La cosa mi emozionava e preoccupava al tempo stesso.

Vidi Van, John, Alex e Garrett che portavano gli strumenti in casa e li montavano, questa volta con l'aggiunta della nuova batteria che John si vantava di aver comprato a buon mercato.

Garrett mi aveva baciato davanti agli altri del gruppo e mi aveva sussurrato all'orecchio che sarebbe andato a comprare qualcosa da offrire agli ospiti. Avevo sorriso guardandolo uscire dalla porta.

Van mi si era affiancato con un'espressione curiosa e una smorfia divertita che non prometteva bene. «Allora...» esordì, grattandosi assente il mento. «Tu e Garrett...»

«Stiamo insieme, sì, Van» gli risposi scocciata, sollevando gli occhi. La sua curiosità mi dava fastidio.

«Ed é una cosa seria?» domandò tranquillante Alex.

«Sì, comunque voi non avete da lavorare?!» Cambiai subito il discorso perché non avevo voglia di parlare della mia vita sentimentale con gli amici del mio ragazzo. Van ed Alex si scambiarono un'occhiata d'intesa e dopo aver sospirato, tornarono al lavoro mentre io mi avviavo in bagno per prepararmi.

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Ritornai in salotto giusto in tempo per vedere Garrett chiudere la porta dietro di sé con un sacco di sacchetti di plastica e un'espressione soddisfatta e radiosa sul viso.

Lo aiutai con le buste e lui mi scoccò un'occhiata, ringraziandomi silenziosamente.

Mettemmo a posto le patatine, le bevande ed i salatini che aveva accuratamente scelto.

Nel giro di pochi minuti ci trovammo seduti sugli sgabelli, con davanti due bacinelle colme di patatine, due vassoi con salatini e bicchieri di carta. Mentre gli altri della band stavano comodamente e pigramente parlando, accomodati sui divani con una serie di birre che gli avevo lasciato sul tavolino.

La mano calda di Garrett si appoggiò dolcemente sulla mia coscia nuda. Sobbalzai, lanciandogli un'occhiata interrogativa, senza riuscire nel mio intento di restare seria.

«Sei così bella, Alyssa» mormorò, assaporandomi con gli occhi verdi che scintillavano, maliziosi.

Un sorriso assai lascivo mi si disegnò sulle labbra. Stava facendo scivolare lo sguardo sul mio vestito attillato e blu cobalto con spacco profondo sulla gamba e senza spalline.

«Ti piace?» chiesi troppo su di giri, mentre mi alzavo e facevo un giro completo su me stessa.

Quando ritornai a sedermi sullo sgabello, il suo viso si era incupito. I suoi occhi guardavano oltre la mia spalla ed erano intrisi di terrore. Pura paura, una cosa che mi fece gelare il sangue.

Si alzò di scatto e, senza neanche darmi una spiegazione, si diresse verso la porta, il corpo in tensione e la mascella serrata.

Lo seguii ma prima che potessi raggiungerlo davanti alla porta spalancata, Alex mi prese per un braccio e mi trattenne. Cercai di divincolarmi, senza capire il perché non volesse che mi affiancassi a Garrett, quando quest'ultimo pronunciò le parole che mi fecero gelare di colpo.

«Papà, cosa diavolo ci fai qui?»

Alex mi tirò a sé, portandomi lontano dagli altri del gruppo che, ora, stavano guardando ammutoliti e confusi quella scena.

Continuai a guardare la schiena di Garrett, rigida. Era come se la vista del padre gli avesse riaperto cicatrici che aveva chiuso ormai da tempo e non potevo sopportare che lui rivivesse quegli orribili momenti.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora