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Garrett mi teneva per mano mentre camminavamo verso il ristorante.

Era un edificio rossiccio, posto ad angolo tra due vie. L'insegna che si trovava sull'ingresso era luminosa.

JAMIE'S ITALIAN

Appena entrammo, rimasi a bocca aperta.

L'interno era caldo e accogliente oltre ad essere molto elegante. Aveva due piani, l'ultimo era raggiungibile solo da una scala a chioccola di marmo nero brillante.

Il piano terra era un agglomerato di tavoli messi obliquamente o al centro della sala larga e lunga. Alcuni tavoli erano ordinatamente di fronte al piccolo bar dove alcuni baristi si davano da fare per servire la marea di gente.

Garrett mi tirò dolcemente la mano per incitarmi a seguirlo. Mi ripresi, scuotendo la testa e mi lasciai guidare.

Ci fermammo davanti a un cameriere in una classica divisa bianca e nera con tanto di papillon coordinato.

Trattenni un sorriso mentre mi guardai in giro, adulante. Era davvero tutto così... Perfetto.

Il cameriere stava parlando al telefono che stava tenendo tra le spalla e l'orecchio mentre scriveva su un foglio bianco qualcosa.

Appena ci vide alzò l'indice a mo' di attesa e ci diede un rapido sguardo per poi ritornare a scrivere.

Rimasi a fissare per qualche attimo i grandi calendari in vetro che pendevano dal soffitto. Vecchio stile... Interessante.

«Ti piace?»

La voce dolce di Garrett mi distrasse. Gli sorrisi brevemente riportando la mia attenzione su di lui.

«Scherzi? É... Meraviglioso» Nella mia voce era percepibile l'ammirazione che avevo per chiunque avesse progettato il design.

Ero davvero su di giri e allo stesso tempo impaurita dal colloquio. Forse era per quello che il posto mi sembrava quasi il paradiso terrestre.

Garrett arricciò le labbra in un sorriso sghembo, sorpreso e divertito allo stesso tempo.

Strinse di più la sua mano.

Il contatto così stretto con la sua pelle mi fece rabbrividire involontariamente.

«Anche tu lo sei» sussurrò piano e con voce bassa così che potessi assaporare quelle parole.

«Cosa stai cercando di fare?» gli domandai, all'improvviso diffidente, la fronte aggrottata. «Mi stai lusingando?»

Garrett scoppiò in una risata controllata e lanciai un'occhiata al cameriere che per fortuna era ancora al telefono.

Riportai gli occhi su Garrett che mi stava osservando, la testa piegata di lato e un sorriso lascivo sulle labbra.

«Non credo proprio, studentessa» mormorò lui lasciando la mia mano. I suoi occhi verdi saettarono nei miei e il cuore mi martellò nel petto. «Per ottenere quello che voglio, ho altri modi più efficaci.»

Le sue dita corsero sulla mia schiena. Respirai a fondo, cercando di non incrociare i suoi occhi che mi stavano studiando.

Anche se non potevo vederlo percepii il suo sorriso ilare. La pelle sotto il suo tocco incominciò a formicolare e mi ritrovai a mordermi il labbro.

Le sue dita si stavano spostando più giu e si fermarono solo quando incontrarono di nuovo il vestito. Devo ammettere che non mi ero affatto accorta che la scollatura della schiena era troppo profonda.

Trattenni il respiro e gli sorrisi maliziosa.

«Capisco» commentai trattenendo le risate. «Mi domando quale ragazza resisterebbe...» Lo presi in giro benevolmente.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora