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Dopo le lezioni Finn mi raggiunse mentre mi incamminavo verso la macchina.

L'aria era fresca e profumata. Il sole stava lentamente sparendo sotto l'orizzonte lasciando il cielo in balia del giallo e del rosso che rendeva Londra ancora più magica.

Finn mi restò accanto. In silenzio.

Mi strinsi i libri nelle braccia e continuai a camminare, senza riuscire a dire nulla.

Dopo quello che gli avevo chiesto, mi vergognavo.

Mi fermai in mezzo al parcheggio. Guardai negli occhi Finn e aprii la bocca, facendomi coraggio per chiedergli come gli sia andata la giornata.

Lui, però, accennando un sorriso dolce, mi precedette.

«Come stai?»

La sua voce era stranamente dolce.

Alzai le spalle, appoggiando la schiena sulla portiera della mia macchina.

Lo guardai ansiosa.

Finn mi si avvicinò mettendomi in imbarazzo. Chissà perché la sua vicinanza improvvisa mi sembrava così strana...

Mi prese la vita e mi attirò a sé.

«Non dobbiamo fingere di essere fidanzati» balbettai con un sopracciglio alzato.

Finn mi ignorò spudoratamente. Fece scivolare una mano sulla mia schiena.

«Okay, questa cosa è andata fin troppo in là» commentai con voce bassa.

Gli misi le mani sul petto per scostarlo, ma lui, con la bocca stretta in una linea severa, mi afferrò il polso stringendomelo.

«È davvero tutto a posto?» Il suo tono tradiva irritazione.

Lo guardai con occhi sbarrati e la bocca schiusa. Nei suoi occhi cupi percepii severità.

«Credo di sì» sussurrai, rabbrividendo.

Il suo viso cambiò: da severo divenne preoccupato. La sua mano stringeva ancora il mio polso.

All'improvviso mi sentii fuori posto.

Mi morsi il labbro, pensando a una soluzione mentre i suoi occhi seguirono il movimento della mia bocca.

«Che è successo, Alyssa?» domandò lui, dopo un lungo silenzio, con tranquillità.

Rabbrividii, scrollando le spalle.

«Nulla» incominciai piano, sentendomi a disagio. Aggrottai la fronte e continuai. «Al lavoro mi sono fatta prendere dalle emozioni e non ho retto.»

Mi sentii incredibilmente stupida. Come avevo potuto, dopo una settimana di autocontrollo, crollare come niente?

Il suo viso si addolcì, ma i suoi occhi erano ancora stretti in una linea.

«Non ti devi preoccupare» sussurrò, facendo correre le dita che mi stringevano il polso, sul palmo. Rabbrividii involontariamente.

«Siamo essere umani, e dopo una perdita così importante, hai già retto abbastanza.»

Retto abbastanza? Non era questione di reggere o meno il dolore, era che...

Nonostante non volessi ammetterlo, avevo cercato di mostrarmi forte, ma l'unica cosa che avrei voluto fare era rintanarmi in un angolo e piangere a dirotto.

Finn mi alzò il mento e incrociai i suoi occhi che mi osservavano dolcemente.

Sospirai. Le sue dita erano ancora sulla mia schiena.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora