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Ero al computer con la musica che mi rimbombava nelle orecchie, mentre digitavo le ultime parole dello slogan pubblicitario che avrebbe accompagnato la band per la durata del tour mondiale.

Garrett, dopo la colazione, si era allegramente avviato verso la Virgin EMI Records UK assieme agli altri della band e Amanda. Non ero affatto gelosa. Bensì, vedevo le cose come stavano. Amanda aveva dimostrato svariate volte di essere una manager molto efficiente.

Guardai la scritta sul portatile, sotto a una delle tante foto che Alex mi aveva spedito per il brand pubblicitario. Mi aveva allegato anche, per e-mail, il racconto in cui spiegava dove si trovassero nel momento dello scatto. Una bevuta in uno dei tanti pub di Edimburgo, dove avevano trascorso un weekend per distrarre Garrett dal pensiero degli anni passati con suo padre.

La foto li ritraeva con abiti casual, dietro un cielo limpido e soleggiato. Erano tutti e quattro abbracciati, come se fossero una grande famiglia e i visi spensierati e luminosi.

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Avevo terminato il banner, quando suonò il campanello.

Abbandonai la mia camera con la fronte aggrottata. Diedi una rapida occhiata all'orologio appeso in sala e una profonda ruga solcò la mia fronte.

Chi poteva essere alle undici di mattina?

Aprii la porta, sbattendo le palpebre, allibita.

Davanti a me torreggiava un uomo sui quarant'anni, la fronte alta da cui partivano capelli brizzolati, degli occhi verdi e stanchi, un naso sottile e una bocca stretta in una linea severa.

Lo guardai e non potei non alzare un sopracciglio. Era sicuramente un uomo d'affari, abbastanza ricco come dimostrava il suo completo nero giacca e pantaloni, mentre su una camicia bianca penzolava con un nodo allentato una cravatta dello stesso colore dei suoi occhi.

Solo in quel momento, riguardandoli per più istanti, sempre più confusa, mi accorsi che assomigliavano agli occhi di Garrett. L'unica differenza era che quelli del mio coinquilino non avevano quel un velo di tristezza e follia.

L'uomo fece tintinnare qualcosa nella sua mano.

Si scolò l'ultimo sorso di Jack Daniels e lasciò cadere la bottiglia di liquore per terra che si ruppe con un rumore secco e spaventoso.

Trasalii. La verità ora mi era apparsa chiara: quello davanti alla mia porta non era un semplice uomo d'affari di mezza età.

Era il padre di Garrett.

L'uomo che lo aveva fatto soffrire.

L'uomo che lo aveva picchiato.

L'uomo che aveva respinto.

Sbattei le palpebre, nella speranza di prendere tempo mentre Mr. Hayward barcollava leggermente sulla soglia, evitando i cocci della bottiglia del liquore appena consumato.

Cosa potevo fare con un uomo pericolosamente aggressivo che era sbronzo davanti casa mia?

"Pensa, Alyssa, pensa!" Mi urlò nel panico la mia vocina. Come al solito, i suoi interventi, non facevano che peggiorare il mio stato d'animo ed all'improvviso rendendomi conto che non sapevo assolutamente come comportarmi, il mio stomaco si strinse e il cuore mi balzò in gola.

Con un ultimo barcollio, Mr. Hayward mi rivolse un sorriso spento ed appoggiò violentemente la mano sulla porta, facendomi sobbalzare.

Trattenni un gemito di paura, mordicchiandomi l'interno della guancia, mentre lo osservavo il più freddamente possibile. Non volevo che percepisse il mio disagio nel rivolgergli lo sguardo.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora