Capitolo III

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Dopo il colloquio non era più riuscita a lavorare e aveva deciso che un'avvocato che non riusciva a concentrarsi era un'avvocato inutile. In più poteva anche prendersi una piccola pausa una volta ogni tanto. Diede appuntamento a Sarah in un piccolo caffè poco lontano dal loro appartamento.
Le pareti rosse e i mobili di ciliegio riuscivano a farla sentire rilassata anche nei momenti peggiori, le bastava sedersi sul divanetto appoggiato alla vetrina che dava sulla strada con un buon thè perché anche la peggiore delle giornate le scivolasse via dalla sua pelle.

"Quindi l'avvocato della controparte è uno stronzo sessista che ti ha accusato di non aver saputo fare il tuo lavoro." Ok, forse non era stata una cosa proprio saggia chiamare Sarah e raccontarle tutto.

"Esatto."

"Ma è anche un figo della miseria e questo ti mette in agitazione!"

"Assolutamente no!"

"No cosa? Mi sembrava che tu avessi ammesso entrambe le cose..."

"Si! Cioè no! Io..." Daisy sospirò profondamente passandosi una mano tra i capelli "Oggi non è la mia giornata." affermò semplicemente.

Non riusciva a capire perché non fosse in grado di focalizzarsi, di risolvere l'enigma che Luke Northman rappresentava per lei. Non si spiegava come fosse possibile che fosse riuscito a farle perdere il controllo, a farle dimenticare che si trovava nel bel mezzo di un ufficio. Per un attimo le era sembrato di essere sola. Sola con lui. Tutto il mondo era scomparso senza che se ne rendesse conto.

Nella sua visuale entrò la mano di Sarah e si accorse che era successo di nuovo. Persino pensare a lui la estraniava dal mondo! Incredibile!

"Ti squilla il telefono." le fece candidamente notare l'amica.

-Madre-

Pensò di non rispondere, perché proprio non aveva voglia di gestire sua madre in quel momento, ma il telefono che continuava a suonare l'innervosiva ancora di più del pensiero di dover ascoltare la voce della genitrice, così si costrinse a premere sullo schermo e ad avvicinare il cellulare all'orecchio.

"Ciao mamma. No, non sto lavorando. No mamma, non ho lasciato il lavoro. No mamma, non voglio conoscere nessuno!"

Accidenti! Lo sapeva che non avrebbe dovuto rispondere! L'idea che la madre, sentendo che non stava lavorando, avesse pensato che aveva deciso di diventare come lei la mandava in bestia! E poi avrebbe dovuto sentirselo nelle ossa che voleva spedirla all'ennesimo appuntamento al buio!

"Questa volta sarà perfetto, tesoro!" cinguettò la donna dall'altro lato della linea "E' un ragazzo bellissimo! Di un'antica famiglia scozzese! Ed è un avvocato proprio come te!"

"A maggior ragione non voglio conoscerlo!" replicò Daisy "Ho già fatto il mio sfortunato incontro ravvicinato con un'idiota questa mattina!"

"Non sentirò ragioni Daisy Arabelle St.Claire! Ho già detto che saresti andata!"

Daisy si limitò a sospirare. Non aveva davvero la forza di combattere anche sia madre in quel momento.

"Ok."

"Perfetto! Al Britannia alle 20.00! Puntuale e vestiti carina!"

"Si mamma." e chiuse la telefonata.

Sarah la guardò sospetta "Rimango sempre sorpresa di come la telefonata inizi sempre con -No, mamma!- e finisca inevitabilmente con -si, mamma!-! Davvero! E' stupefacente!" rise mentre comunicavano a raccogliere le loro cose.

"Sta zitta per favore!"

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