Capitolo XVI

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Note:

Buonsalve a tutti!

Per rimediare al fatto che la scorsa settimana ho pubblicato in ritardo, questa volta pubblico un giorno prima!

Colgo quindi l'occasione per darvi qualche informazione:

- Per capire a pieno la scena che leggerete tra poco è fondamentale sentire la canzone del video "Com'è bella la città" di Giorgio Gaber. E se possibile cercatevi anche il video di Ballando con le Stelle "Valzer Viennese di Zendaya e Val Chmerkovskiy" perché i movimenti sono estremamente belli.

- Ho deciso di modificare il giorno di pubblicazione dal Venerdì a Giovedì, perché pubblicare di venerdì è un terno al lotto, non sai mai se il server funzionerà come deve.

Ciò detto... cominciamo!!







La serata fu molto meno drammatica di quanto avesse temuto.

Dopo i primi venti minuti in cui sua madre si era accollata a loro, tempestando Luke di domande su come si erano conosciuti e su come fosse riuscito a farla capitolare, erano stati salvati dal tintinnio del flute del padre di Henriette, che richiamava l'attenzione all'annuncio del fidanzamento.

Poi era stato tutto un vortice di congratulazioni. 
Alla ragazza, al fidanzato, alla famiglia di lei e quella di lui, finché non erano riusciti a terminare la cerimoniosa pantomima e a raggiungere Kat dal lato opposto della sala, sapendo che la signora St.Claire non avrebbe mai corso il rischio di dover parlare con la loro amica.

"Credo di essermi ricreduta su Henriette." Affermò a bassa voce Daisy a Luke "Sotto tutti quegli strati di tinta bionda e autoabbronzante è davvero una brava ragazza e sono contenta per lei."

"Credevo disapprovassi le relazioni di quelli come noi." le fece notare l'uomo.

"Di solito è così... ma loro mi sembrano abbastanza felici. E sono talmente ricchi entrambi che difficilmente uno dei due potrebbe trarre vantaggio da qualcosa in questo matrimonio."

Un briciolo di tristezza si insinuò nella sua voce, sfuggendo al suo autocontrollo.

Tutto quello non faceva che ricordarle che tempo prima lei non era stata altrettanto fortunata, o altrettanto sveglia.

Non sapeva se Luke avesse davvero avvertito quella sorta di dolore in lei, ma gli fu immensamente grata quando sentì la sua mano forte stringere la sua tra le pieghe del vestito e non si sottrasse allo sguardo carico di comprensione che le stava riservando.

"Mi concedi l'onore di questo ballo?" le chiese senza lasciarle la mano mentre le note di una canzone italiana degli anni '70 cominciavano a librarsi nell'aria.

Lasciò che la trasportasse insieme alle coppie pronte per ballare.

Daisy non ballava balli da sala da quando aveva iniziato l'università, ma mentre Luke la guidava attraverso un valzer viennese veloce, sembrava non importare.

La presa sicura a metà della sua schiena e i movimenti del corpo dell'uomo a contatto con il suo erano in grado di condurla alla perfezione in un incredibile intreccio di rotazioni e piroette lievi e aggraziate.

Il più leggero movimento era in grado di spingerla a lasciare la sua mano e a riprenderla dopo ogni figura come se avessero provato per anni.
 E pian piano che la musica si faceva più veloce il loro piroettare diventava sempre più frenetico senza però mai scomporsi.
Daisy non sentiva più la terra sotto i piedi, non vedeva più la stanza, le altre coppie, non sentiva nemmeno più la musica.

Lasciava che fosse semplicemente Luke a guidarla, senza mai guardalo negli occhi come prevedeva il protocollo di quel ballo e dimentica di tutto quello che fino ad un minuto prima li aveva circondati.

Non ricordava l'ultima volta che aveva permesso a se stessa di affidarsi a qualcuno in quel modo, che aveva accettato di non essere lei ad avere il totale controllo della situazione.

Il suo cervello avrebbe forse evidenziato che si trattava solo di un ballo, che era normale lasciarsi portare.

Ma il suo cervello era spento, per la prima volta in tutta una vita.

C'era solo Luke, il calore del suo corpo più vicino al suo ad oggi passo, la tensione dei muscoli delle spalle di lui sotto la sua mano e le piroette.

Sempre più rapide con il salire della musica, che la riportavano ogni volta un po' più stretta al petto dell'uomo.

Un costante crescendo, frenetico, confuso e allo stesso tempo perfetto.

E quando la musica raggiunse il suo climax e l'orchestra smise di suonare tutto d'un tratto, si ritrovò a respirare affannata, stretta su di lui, persa nell'argento dei suoi occhi quasi del tutto oscurato dalle pupille dilatate.

Un secondo dopo, in una sala gremita di persone, lo stava baciando.

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