Capitolo IX

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Girovagò per la grande casa per quello che sembrava un tempo infinito prima di scorgere finalmente una porta finestra che dava sul un giardino.

Il prato brulicava di staff in livrea che si affaccendava per preparare il ricevimento del giorno seguente, ma a Daisy non importava. Mille sconosciuti sarebbero comunque stati meglio di un'unico uomo che pensava di conoscere anche troppo.

"Daisy!"

Nel sentire quella voce alle proprie spalle la ragazza trattene il respiro!

"Madre." rispose girandosi il più lentamente possibile.

"Oh tesoro!" cinguetto la donna abbracciandola "Perchè sei sempre così formale con me! Non sei felice di vedermi?"

Daisy si rese conto che sua madre si stava comportando in modo molto più strano del solito, con questi suoi modi di fare così gentili e affettuosi che non le dedicava da quando aveva scoperto che la figlia non aveva intenzione di sposarsi subito dopo la laurea.

E la ragione poteva essere una sola...

"Dov'è il giovane Northman? Mi avevi detto che sareste venuti assieme!"

Infatti.

Daisy esitò un'attimo, non sapendo come coprire il fatto che non sapeva dove Luke fosse dato che era scappata dalla loro stanza all'idea di dover dividere il letto con lui.

"Non dirmi che lo hai già fatto fuggire a gambe levate! Daisy! Pensavo che questa volta ci fossimo riuscite davvero!"

"Non l'ho fatto fuggire mamma!" rispose irritata "Ho sofferto il viaggio in macchina e quindi l'ho lasciato in camera a disfare i bagagli mentre cercavo un posto dove prendere un pochino d'aria!"

Sua madre sospirò e Daisy quasi si sorprese di quanto velocemente riuscisse a ristamparsi in faccia quel diabolico sorrisetto soddisfatto.

"Meraviglioso! Allora adesso vatti subito a vestire! Non vorrai fare tardi alla cena!" le disse facendo per andarsene.

"Aspetta!" la fermò giusto in tempo "Papà è qui?"

Gli occhi i sua madre si rabbuiarono ma il suo sorriso non cedette nemmeno per un secondo.

"No tesoro."

La ragazza la guardò andarsene via verso l'interno della grande casa e si chiese come facesse sua mamma a sopportare quel mondo assurdo nella quale vivevano.

Tutte quelle feste, quelle cene e quei diabolici thè del pomeriggio.

Daisy somigliava molto di più a suo padre, apprezzava il suo cercare di tenersi fuori da quelle folli pagliacciate.

Aveva capito da anni che i suoi vivevano ancora assieme solo per preservare le apparenze, e che in realtà avevano due vite diverse, e non lo aveva mai accusato di nulla da quando, a quindici anni, aveva scoperto che tradiva sua madre.

Come biasimarlo!

Sua madre probabilmente non faceva lo stesso solo perché non aveva niente da guadagnare da un'uomo più di quanto il padre di Daisy non avesse già accettato di garantirle.

Un nome prestigioso, un titolo nobiliare, una bella casa e tutto quello che i soldi potessero comprare.

Le era capitato i primi tempi di provare vagamente pena per lei, per la monotona apatia che permeava la sua esistenza, ma poi, quando la donna aveva cominciato a pretendere che anche lei si tramutasse in quel modo, il sentimento era del tutto scomparso.

Si lasciò trasportare dalle riflessioni su come il rapporto tra i suoi genitori avesse in qualche modo influenzato il suo modo di gestire i rapporti con gli uomini, mentre percorreva distratta i corridoi fino a ritrovarsi di nuovo davanti alla porta della sua stanza.

Della loro stanza, la corresse automaticamente il suo cervello.

L'idea di rientrare e doversi scusare con Luke non la entusiasmava affatto, ma l'ora di cena era alle porte e non poteva permettersi di scendere con lo stesso vestito che aveva indossato al suo arrivo davanti a quei noiosi snob che si sarebbero riuniti.

Preso un gran sospiro bussò decisa e abbassò la maniglia senza attendere risposta.

Se ne pentì immediatamente trovandosi faccia a faccia con l'immagine di Luke che si abbottonava i polsi della camicia elegante.

C'era mai stato al mondo qualcosa di più sensuale di un uomo in quella posizione? Daisy avrebbe potuto giurare di no. Assolutamente no.

Ma la sensazione di essere circondata da ormoni si spense in un secondo quando si accorse che lui si comportava come se lei non fosse nemmeno presente!

"Non avrei dovuto dirti quelle cose prima." affermò, evitando con cura di usare parole come scusa o mi dispiace.

"Henriette ha mandato a dire che la cena è tra venti minuti. Dovresti cominciare a prepararti." rispose lui quasi completamente atono prima di raccogliere la giacca dello smoking da una delle poltroncine e uscire.

Quindi era così che voleva giocarsela! Pensò arrabbiata dirigendosi verso la sua valigia che giaceva sul letto ancora intatta e tirandone fuori un vestito.

"Vuole la guerra? E guerra sia!"

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