Capitolo XXIX

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NdA:

Ciao a tutti!

Queste note avrebbero dovuto essere il momento in cui vi ringraziavo ancora una volta per il supporto che mi state dando leggendo questa storia. Il vostro preziosissimo contributo ha permesso ad "Accordo d'Amore" di rimanere #193 in Romance per quasi due settimane (*in seguito a quando ho scritto questo intro siamo saliti a #146), che per me è un traguardo incredibile.

Sfortunatamente la mia felicità è stata offuscata due weekend fa weekend dalla scomparsa di uno dei miei migliori amici.

Le scorse settimane ho cercato di scrivere ma ero troppo scossa e anche questa settimana in realtà non mi sento al meglio. Ho pensato di non pubblicare neanche oggi, perché sono abbastanza sicura che non scriverei quello che avrei scritto se la situazione fosse stata diversa, ma non voglio lasciarvi in questo momento. E forse, un po' egoisticamente, non voglio nemmeno stare da sola io.

Quindi eccovi il capitolo! Spero che vi piaccia.












Era lì.
Uscito direttamente dalla sua immaginazione, più bello forse di come lo ricordava.
Il tuxedo elegante gli stava una meraviglia, e incoronato dalla luce di quel raro pomeriggio di sole inglese, era da fare scogliere le ginocchia.
Daisy si ghiacciò all'istante, incapace di muoversi, o anche solo di distogliere lo sguardo da lui.

Luke era lì.
Stava davvero davanti a lei, tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.

"Cosa ci fai qui?" gli chiese asettica cercando di contenere il tremore nella propria voce.
"Mi avevi chiesto di essere il tuo più uno." disse l'uomo cercando di convincerla ad accettare il suo aiuto ad alzarsi.
"Quello era prima che rompessimo." gli ricordo la donna pulendosi della polvere immaginaria dall'abito "Anzi. Non abbiamo nemmeno rotto. Non siamo mai stati davvero insieme." sibilò aggressiva cercando di non farsi sentire.
"Senti Daisy, io..." cercò di spiegarsi Luke prendendole la mano.
"Daisy!" la rimprovero una delle altre damigelle. "Ci stanno aspettando tutti!"
"Solo un minuto." prese tempo, lanciando uni sguardo di scuse a Sarah "Dì quello che devi dire Luke." gli impose con durezza.

Sentì le ginocchia ammollirsi mentre guardava Luke inspirare profondamente spostando continuamente gli occhi da lei, alla chiesa, al cielo, al sagrato. E poi di nuovo su di lei.

Lo osservò stupita mente si grattava la nuca cominciando a camminare avanti e indietro come se tutto ad un tratto tutta la fiducia in se stesso che lo aveva sempre contraddistinto si fosse volatilizzata nell'aria tiepida.

"Entro sta sera Luke."

Era turbata. Confusa nel vedere l'uomo d'acciaio, l'avvocato invincibile che le aveva sempre tenuto testa in quello stato di insicurezza in cui mai si sarebbe immaginata di vederlo cadere.

"Senti Daisy..." Luke si fermò un'ultima volta prendendole le mani tra le sue e piantando i suoi occhi grigi in quelli di lei.

"Non so cosa sia successo la sera del Galà, non so cosa ti sia venuto in mente. Ma so che sono stato uno stupido a permetterti di andartene in quel modo, che sono stato ancora più stupido a fare l'orgoglioso decidendo di non farmi vivo. Perché la verità è che le cose che tu mi hai detto... alcune sono giuste."

Luke prese di nuovo il respiro.

"Avevi ragione quando hai detto che quello che noi... avevamo, era cominciato come un gioco e che abbiamo cercato di ingannare tutti. Ma avevi ancora più ragione quando hai detto che abbiamo soprattutto cercato di ingannare noi stessi. Abbiamo continuato a fingere che quello che stavamo facendo fosse solo un gioco, ma Daisy... non è così."

Daisy cercò di tirarsi indietro, ma priva della convinzione necessaria anche solo a sfilare le mani dalla presa salda ma gentile di Luke.

"Che cosa intendi?"

"Quello che intendo..." le rispose l'uomo avvicinandosi ancora di più a lei "E' che credo di essere innamorato di te."

Daisy percepì i propri occhi allargarsi a dismisura, in un'espressione di stupore che probabilmente non le aveva mai sfiorato il viso.

"Come?"

Luke le prese finalmente il viso tra le mani, accarezzandole lievemente la guancia con il pollice guardandola con uno sguardo che mai Daisy avrebbe sperato di vedere comparire sul suo volto. Così follemente attento, e premuroso e gentile. Così fragile e coraggioso allo stesso tempo, esattamente come lei aveva sempre immaginato l'amore.

"Sono innamorato di te Daisy St.Claire. Non so quando è successo, e non so come. Ma so il perché. E' perché sei costantemente attenta, perché ti importa di tutto quello che fai con una passione che davvero di rado ho riscontrato in altri! Perché sei onesta, credi nella giustizia, nel tuo lavoro e ti batti per questo. Perché sei bellissima e sensibile e sincera. E hai tirato fuori dei lati di me che non vedevo da troppo tempo, e mi hai fatto scoprire cose di me stesso che non che non credevo possibili."

Luke non aveva smesso un attimo di sorriderle, e quel sorriso le sembrava splendesse di luce propria, catalizzando l'attenzione sul volto appassionato di lui.

"E quello che abbiamo fatto, era tutto vero! Le gite, i pranzi, arredare la casa al mare. Credi che ti avrei lasciato appendere quadri in casa mia se non avessi in qualche modo... sperato che tu rimanessi, anche senza bisogno che io dicessi niente?"

"Cosa mi stai chiedendo?" bisbigliò Daisy, avvicinandosi involontariamente ed appoggiando la testa al petto di lui, mentre le braccia dell'uomo correvamo a circondarle la vita per stringertela più vicina.

"Torna con me Daisy. Torna a casa con me. A casa nostra."

Daisy non poté fare altro che alzare la testa, piantando gli occhi lucidi di lacrime in quelli scintillanti di lui prima lasciare che l'uomo si appropriasse con una sorriso delle sue labbra.

E in quel bacio, nell'essere di nuovo tra le braccia di Luke, Daisy si rese conto che non c'era al mondo, nessun altro posto dove avrebbe voluto essere.

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