Capitolo VII

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Quel venerdì, mentre guardava le campagne del Devon scorrere fuori dal finestrino della Camaro d'epoca di Luke, Daisy si sentiva schiacciata dalla stanchezza.

Aveva passato la mattinata in ufficio, dove la sua squadra sembrava non essere più in grado di farne una giusta. Le avevano proposto la strategia con Luke almeno dieci volte e non erano comunque riusciti a trovare un valido approccio che la soddisfacesse a sufficienza.

Si vergognava ad ammettere che si era sentita quasi sollevata quando Eva l'aveva chiamata per avvertirla che l'uomo la stava aspettando fuori dall'edificio per partire.

Ma non aveva tenuto conto del tempo che avrebbero dovuto trascorrere insieme in macchina per arrivare fino alla tenuta degli Hashford, e dell'impegno che le sarebbe costato non passare quello stesso ammontare di tempo a fissare estasiata la postura elegante, la mascella marcata ma rilassata, le mani sicure dell'uomo sul volante.

Senza possibilità di fuga, rinchiusa com'era nell'abitacolo dell'automobile, non poteva fare a meno che sentirsi avvolta e assuefatta dal profumo di colonia di lui, colpita da quelle che sembravano lente e placide ondate di calore emanate dal corpo dell'uomo accanto a lei.

Non importava quando prima di allora avesse odiato Henriette Hashford! In quel momento le avrebbe venduto l'anima pur di arrivare in fretta alla villa per non dover passare un'altro minuto in balia di quella sensazione di attesa snervante.

"Vuoi fermarti?" le chiese Luke tutto d'un tratto.

"No, voglio solo arrivare!" gli rispose sospirando e cercando di stendere il più possibile le gambe, mossa che non fece altro che alzare di qualche centimetro in più l'orlo del vestito bianco che aveva deciso di indossare per l'occasione.

Fu solo con la visuale periferica che riuscì a intercettare lo sguardo di Luke fisso sulla pelle bianca delle cosce lasciata in mostra e finse disinteresse nel vederlo stringere più forte le mani sul volante.

Sentiva crearsi attorno a loro una tensione che non avvertiva da tempo con nessun alto.

Si era negata a quel tipo di cose talmente lungo che non ricordava nemmeno come ci si sentiva ad essere attratti da...

O cielo! Aveva appena pensato di essere attratta da Luke Northman!

Male! Pensò tra se e se. Male, male!

In nessuna versione di nessun universo logico poteva permettersi di provare anche sono il minimo straccio di sentimento nei confronti di quell'uomo.

"Ma questo non è un universo logico!" le ricordò il suo cervello con la voce di Sarah, che quella frase l'aveva già pronunciata dal vivo moltissime volte!

E a quel pensiero il suo bisogno di fuggire, di allontanarsi da lui divenne più impellente che mai, tanto che rischiò di mandare a monte tutto il piano quando, arrivata alla tenuta di campagna dove si teneva il ricevimento, si catapultò fuori dall'auto con eccessiva velocità.

Henriette la aspettava in cima al vialetto con il sorriso più falso che Daisy avesse mai visto sfoggiare a qualcuno, sorriso che si allargò ancora di più quando la vide scende con il fiatone dalla macchina.

Proprio quando pensava di aver appena mandato a puttane il piano, Like le avvolse la vita con un braccio e il suo profumo, così vicino, le mozzò il respiro.

"Ben arrivati!" cinguettò Henriette tirandosi dietro il futuro marito per andargli in contro.

"Non credo che voi vi conosciate." continuò poi "Lui è Philipe Monteverde, il mio fidanzato." asserì fissando il ragazzo al suo fianco "Philipe, loro sono Luke Northman e Daisy St.Claire, due amici di famiglia. Grazie mille per essere venuti! Ci fa moltissimo piacere avervi qui!"

Daisy, ancora sostenuta dal braccio di Luke, si prese un minuto per osservare la coppia.

Henriette era ancora più bionda del solito, stretta in un abitino da cocktail color salmone che faceva a pugni con l'abbronzatura eccessiva, mentre il povero Philipe, o almeno così aveva deciso di definirlo, se ne stava imbalsamato al suo fianco in un completo blu che non sarebbe stato niente di male se non fosse che gli cadeva sul corpo magro con la stessa verve che avrebbe avuto un sacco di iuta.

"Grazie a te per averci invitati. Siamo stati entrambi molto felici per te quando abbiamo avuto la buona notizia!" rispose Luke, evitandole di dover parlare. Daisy sapeva che anche con tutto l'impegno del mondo non sarebbe mai riuscita a sembrare altrettanto sincera pronunciando simili scemenze.

Luke le lasciò la vita e le strinse la mano "Ora se non ti dispiace vorremmo salire in camera a cambiarci, il viaggio è stato molto lungo e temo che Daisy abbia sofferto un pochino il mal d'auto." continuò salvandola dall'imbarazzo.

La giovane donna continuò a guardarlo mentre si destreggiava in convenevoli con la padrona di casa e non riuscì a non stupirsi della facilità con cui le parole uscivano dalla bocca di Luke, incantando le orecchie di Henriette e dell'infelice fidanzato.

Quando si girò a guardarla, accompagnandola all'interno della grande villa, i suoi occhi sembravano brillare di sincera preoccupazione.

"Non c'è dubbio" si disse Daisy "che sappia fingere piuttosto bene."

"Sicuramente meglio di quanto non sappia fare tu." le suggerì di nuovo un lieve bisbiglio nel suo orecchio.

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