Jessica

57 4 0
                                    

Andai fuori all'aria aperta, e mi guardai intorno. Andando  in giro  guardai queste nuove perone che avevo attorno.

Tutto nuovo, gente nuova con nuovi volti e con nuove storie da raccontare.

Incrociai gli sguardi di tutti cercando di capire la loro storia. Forse anche loro cercavano di capire la mia, ma cosa c'era da capire?

Sono una persona che cambia paese da un giorno all'altro, solo per riconciliarsi con un padre che neanche troverà.

Sono una persona che è scappata dalla persona che amava, dai suoi amici e dalla sua vita. Forse sì, sto scappando dalla mia vita.

Decisi di ritornare a casa, era tardi e la fame si fece sentire.

All'improvviso la vibrazione del mio cellulare si sentì dalla tasca, l'aprì e risposi subito senza leggere neanche di chi si trattasse.

Sentì la sua voce e una sensazione di sollievo si propagò per tutto il mio corpo.

Il cielo cominciò ad oscurarsi e dopo neanche qualche minuto le nuvole cominciarono a diventare grigie e cupe, come il mio umore, e inizò a piovere, non capivo però se stesse piovendo fuori o dentro il mio cuore.

Corsi a ripararmi e parlai con Logan.
Senza neanche accorgermene stavo riprendendo a sorridere.

Accennammo un "ciao" entrambi e lui continuò.
"Sai, Emma sente la tua mancanza" disse ridendo.

Raccontai tutto, della lettera, del vero motivo per il quale sono qui, tutto. Rimase ad ascoltarmi in silenzio.

Tutte le persone che avevo intorno all'improvviso scomparvero e andarono a ripararsi. Eccetto un uomo, dallo sguardo confuso e gli occhi spenti che vagava nella pioggia con un ombrello tra le mani.

Si avvicinò e mi guardò per un po'.

Rimase come sorpreso e dopo qualche secondo pronunciò sbalordito il mio nome ed io rimasi altrettanto sorpresa.

"Jessica sei tu?" Disse con un filo di voce rimasto.

"Sì sono io, tu chi...?"

"Sono tuo padre."

L'aria mi si mozze nei polmoni e dopo essermi ripresa lo guardai meglio. Aveva gli occhi ancora verdi come ricordavo, i capelli castani e la barba un po'  cresciuta.

"Non ci posso credere, sei veramente tu?"

Venne ad abbracciarmi, la pioggia continuò a cadere e noi rimasimo lì fermi ad assaporare ogni attimo.

Andammo a casa e nel tragitto raccontai mezza storia della mia vita, l'altra metà nella quale lui non era presente.

Forse non era una buona idea portarlo a casa da mia madre, ma in quel momento non mi importava più di tanto.

Una volta entrati mia madre, seguita dal suo compagno, rimasero a bocca aperta non potevano credere ai loro occhi.

Un Perfetto SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora