Jessica

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"Ti piace?" Chiese lui sorridendomi.
"Sì, è fantastica"
"Hai visto il balcone con la vista mare?"
"Sì"
In realtà era tutto fantastico... Ero così contente da non riuscire ad esprimere la felicità in parole e a volte questo veniva scambiato per malumore, ma non era così.
"Ehi, che succede?"
"Niente, perché me lo chiedi?"
"Sei silenziosa da quando ci siamo messi in auto e da parte tua è un comportamento abbastanza strano..."
"Cosa vorresti dire con questo, che parlo tanto?" Dissi io, catapultandomi sopra di lui, tanto, in fin dei conti, eravamo semplicemente sposati...
"Sì e anche tanto"
"Oh bene"
"Non devi smettere"
"Di fare?"
"Di parlare, adoro la tua voce"
"Che romantico, il matrimonio ti ha fatto bene, direi"
"Mm..."
"Che c'è? Hai fame?" Chiesi guardandolo negli occhi
"No"
"Io sì e parecchio, abbiamo fatto solo due fermate"
"Nelle quali hai riempito le tasche di snack e cose varie"
"Dai, andiamo a mangiare! Sono sicura che qui il cibo sarà buonissimo"
"Va bene, andiamo S.Smith"
"Sai, suona bene"
"Lo so" disse lui prendendomi per mano.
Entrammo in ascensore dalla quale uscirono un gruppo di turisti con le valige in mano, che ci sorrisero.
L'ascensore era grande e lussuosa, l'ascensore più bella che abbia mai visto.
La mia felicità mi portava a concentrarmi e descrivere anche le cose più banali... quando mai in vita mia ho prestato attenzione ad un ascensore?
Quando arrivammo nel ristorante dell'albergo non feci altro che girarmi in torno ad osservare la stanza. Era stupenda, il lampadario di cristallo posto al centro della grande stanza, illuminava la sala con una forte luce. Le tovaglie bianche pendevano dai tavoli e cadevano dolcemente nel pavimento di ceramica, il quale era perfettamente pulito e lucidato. Dovevo ammettere che mandare Logan in agenzia di viaggi da solo per prenotare la luna di miele era stata un'ottima idea, aveva buon gusto il mio ragazzo, o meglio, mio marito ricordai a me stessa.
Guardai l'abbigliamento elegante delle persone e poi diedi uno sguardo veloce ai miei pantaloncini e le mie scarpe comode da viaggio, sporche e consumate. Stranamente però, non me ne importava nulla, avevo in quel momento di meglio a cui pensare.
"Ceniamo e poi torniamo in stanza, devo fare una doccia"
"Già" disse ridendo.
Poi si avvicinò e mi sussurrò qualcosa all'orecchio.
"Hai fatto bene a riposare in aereo, perché stasera non andremo a dormire tanto presto"
Mi girai di scatto verso di lui e ricambiai il sorriso, diventando tutta rossa in viso.
Capivo cosa intendeva...
Forse erano i suoi piani per tutto il mese a venire.
Era una persona difficile da capire a volte, ma al contempo semplice. E quello fu uno dei momenti nei quali non serviva granché per capirlo.

Un Perfetto SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora