Ventiquattresima sezione.

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Il caldo vento californiano scompigliava i suoi morbidi riccioli, mentre guardava attentamente la strada attraverso gli occhiali da sole.
Era stato davvero fortunato ad avere in prestito da Janette una così bella macchina, una Mini Cooper decappottabile blu scuro e sperava che quella macchina lo stesse portando verso l'occasione della sua vita. In quel momento non contava quanto il suo cuore potesse essere spezzato, nè per colpa di chi; doveva solo concentrarsi sull'afferrare una penna al fine di poter firmare il tanto agoniato contratto discografico.
La leggera ansia che si era presentata quella stessa mattina appena sveglio, in quel momento era pari a un macigno insormontabile posto all'altezza dello stomaco ed era certo che il grado di sudorazione non stesse salendo per il calore del sole.
Le goccioline calde bagnavano la sua fronte, mentre aspettava che il semaforo diventasse verde.
Mise un braccio al di fuori del finestrino e si voltò a guardare chi era il suo compagno di fila.
Rimase molto sorpreso di trovare il ciuffo biondo di Andy ad aspettarlo, fin troppo sorpreso. Tutto ciò era impossibile.

Infatti, non appena sbattè le palpebre ed ebbe modo di scuotere la testa, si rese conto che si trattava sempre di un ciuffo biondo e di una pelle candida, di due occhi azzurri cristallini. Ma tutti questi dettagli non appertenevano al greco, bensì a un ragazzo americano che non conosceva ma che aveva delle sembianze famigliari, non solo per le similitudini con Andy.
Si ritrovò a fissarlo, mentre ancora il semaforo segnava il rosso.
Si trovava anche lui su una decappottabile, però di un rosso fuoco e di una casa automobilistica sconosciuta. E, come Michael, aveva l'abitudine di tenere il braccio fuori dal finestrino.
Lo aveva già visto, in fono non era la prima volta che andava in America dai suoi parenti, era stato anche a New York, poteva averlo visto ovunque.
Eppure, quel ragazzo con dei jeans a fantasia militare e la camicia viola, con quegli occhiali da sole neri e i capelli tirati all'insù, aveva davvero un aria troppo famigliare, lo aveva sicuramente già conosciuto.
Proprio in quel momento, il ragazzo si voltò verso di lui, sentendosi probabilmente osservato e fece spuntare un largo sorriso sul suo volto.
???: "Michael? Sei tu?"
M: "Ehm sì...mi chiamo Michael, tu come fai a conoscere il mio nome?"
Il biondo fece un'espressione abbastanza sorpresa.
I suoi capelli non erano dello stesso colore di Andreas, erano leggermente più scuri e si avvicinavano molto al castano mentre quelli del suo amico andavano verso le sfumature del rossiccio.
???: "Ma come? Non ti ricordi di me? Sono Kurt, Kurt Holmes"
M: "Kurt? Quel Kurt? Il ragazzino con cui giocavo da piccolo quando venivo in vacanza qui?"
K: "Esatto, sono proprio io -ridacchiò- Ne è passato di tempo eh? Che ne dici di parlarne davanti a qualcosa di fresco?"
M: "Guarda, accetterei davvero molto volentieri, ma ho un impegno urgente: devo incontrare una persona"
K: "A che ora? Se posso chiedere..."
M: "10.30"
Kurt lanciò un'occhiata all'orologio della macchina e si lasciò sfuggire una risatina.
K: "Michael, sai che sono appena le 9.10? Dove devi arrivare? In Ohio? Perché in quel caso sei parecchio in ritardo..."
Anche Mika si unì alla risata cristallina di Kurt, i quali avevano due voci abbastanza acute che stavano molto bene abbinate, chissà se il suo amico di infanzia sapesse cantare...
M: "No, in realtà sono molto in anticipo, quindi credo di avere un po di tempo per prendere qualcosa con te"
K: "Oh, fantastico! Seguimi, ti porto in un bar fantastico"
E così mise in moto la sua auto; il semaforo era diventato verde da un'ora e per fortuna non c'erano macchine dietro di loro, era una stradina secondaria e l'ora in cui tutti vanno a lavorare era passata.
Mise anche Mika in moto e iniziò a seguire Kurt, il quale aveva un bel sorrisino stampato sul volto.

Era davvero un bel ragazzo, cresciuto molto bene.
Non lo aveva riconosciuto proprio perché era molto diverso da come lo ricordava: da piccolo aveva un sacco di brufoli e teneva i capelli intrappolati nel gel, con la riga di lato. Però gli occhi erano quelli. Così chiari da potercisi specchiare. Così profondi da poterci annegare. Così sinceri da disarmarti. Così penetranti da poterti leggere l'anima. Forse Andy non era davvero tutto ciò di cui aveva bisogno. Forse...

#SpazioCrazyKiwi
Mh, forse riceverò le botte per questo capitolo ahahahahah
Vi sto distruggendo l'ideologia Mikandy, scusatemi :")
Perdonatemi il ritardo, ma ieri ero in gita e non ho potuto pubblicare per l'assenza di wifi.
Comunque, se il capitolo vi è piaciuto, lasciatemi una stellina o un commento, accetto anche le critiche, soprattutto quelle costruttive. Al prossimo capitolo koaline.

-On the bus. //Mikandy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora