Scott's point of view
«È impossibile» disse Derek, categorico, camminando su e giù per la stanza senza staccare lo sguardo dal pavimento. «Assolutamente impossibile» ripeté.
Lara lo guardò, inarcando un sopracciglio. «E perché mai?»
Il più vecchio tra noi si fermò di colpo, puntando i suoi occhi scuri in quelli verdi della ragazza di fronte a lui. «Stiles era insopportabile» alzò un dito. «Non lo nego. Parlava troppo, era sempre sarcastico e ironico nei momenti sbagliati e non prendeva mai nulla seriamente» disse. «Ma di certo» si avvicinò alla ragazza, «di certo non era uno che cede così facilmente.»
La bionda sospirò senza sapere esattamente cosa dire, passandosi una mano tra i capelli lisci.
«Voi non potete capire» affermò. «Essere posseduto da un nogitsune è una delle sensazioni peggiori che un essere umano possa provare. Hai qualcuno dentro la tua testa, e non sei tu. Qualcuno che condiziona i tuoi pensieri, che ti fa fare cose orribili, che ti porta a ferire e a uccidere le persone che ami» spiegò, la voce sempre più flebile. Poi si accasciò sul tavolo. «Alla lunga, anche la persona più forte sulla faccia della terra impazzisce. E a quel punto l'unica soluzione — l'unica maniera per salvare i tuoi amici, in questo caso — ti sembra arrenderti. Pensi che, così facendo, quel mostro li lascerà in pace. E quindi cedi.»Mi trattenni dal chiederle come facesse a conoscere tutti quei dettagli, o perché sembrasse una vicenda così personale, per lei.
«Qual è la soluzione, allora, mh?» intervenne Isaac, ancora seduto sul divano.
«Non basterà trovare qualcosa a cui Stiles teneva» sussurrai, capendo dove Lara volesse andare a parare. Tutti si concentrarono su di me, in attesa. «Dovremo usare a nostro vantaggio la cosa che per lui era la più importante.»Lara allargò le braccia, guardando il soffitto. «Grazie a Dio qualcuno c'è arrivato!» esclamò, contenta, ritornando alla sua maschera di indifferenza. Poi il suo sguardo scivolò su di me, distaccato. «Molto spesso si tratta di una persona, se può aiutarvi nella vostra ricerca.»
«E deve essere per forza uno di noi» continuai, «perché altrimenti non si sarebbe sacrificato.»
La bionda batté le mani. «Ho capito perché sei l'Alpha!» urlò, sorridendo. «Ora» disse, squadrandoci lentamente, «andatevene.»Kira strabuzzò gli occhi. «Come?» chiese, incredula.
Lara si strinse nelle spalle con fare ovvio. «Vi ho aiutato e ho risposto a tutte le vostre domande. Ora potete arrangiarvi.»«Ma c'è ancora molto da fare! Dobbiamo capire su cosa concentrarci, elaborare un piano...»
«Dovete fare queste cose, io ormai non c'entro più» puntualizzò. «Vi ho detto tutto quel che sapevo. Adesso tocca a voi.»«Ci scarichi così, da un momento all'altro?» esplose Isaac, alzandosi in piedi e avvicinandosi velocemente a lei.
«Non ho mai detto che avrei lasciato qui tutte le mie cose e sarei partita con voi per salvare una persona di cui non mi interessa neanche» rispose, alzando appena il tono della voce e stringendo con forza i pugni. «Non sono un lupo mannaro: la vita di branco non fa per me.»Le nocche erano bianche e stava tremando, ma stava cercando con ogni fibra del suo corpo di non innervosirsi a sua volta. Non ne capii il motivo.
Mi guardai intorno. Notai che Kira — come me — stava fissando le sue mani, concentrata. Nel suo sguardo c'era qualcosa di nuovo, una strana luce che non riuscii a decifrare.
«Sai, quando ti abbiamo chiesto aiuto speravamo che collaborassi un po' di più!» urlò ancora il riccio, facendo brillare gli occhi.
«Isaac» lo richiamai, deciso, «Calmati» dissi. Derek lo fermò per le spalle e lo portò fuori dalla stanza, mentre continuava a lanciare occhiatacce alla bionda con cui stava litigando.«Grazie per l'aiuto» dissi, senza guardarla veramente e con un tono poco convinto e leggermente sarcastico. Lei mosse appena la testa, senza proferire parola.
Guardai quindi Kira e, all'unisono, ci voltammo e andammo via.***
«Pensate davvero che possiamo fidarci di lei?» chiese Isaac per la millesima volta, mentre camminavamo senza meta per le strade deserte di Brooklyn. Era tardi, forse quasi l'alba. Quanto tempo era passato da quando eravamo arrivati a New York? Giorni? Settimane?
Sbuffai. «È la nostra migliore opzione» risposi, eludendo la domanda. Lui mi si parò davanti e tutti quanti si fermarono.
«Ragiona, Scott» disse, afferrandomi per le spalle. «Perché ci ha mandato via così in fretta, eh? E perché non ci ha mai detto nulla su di lei? Sta sicuramente nascondendo qualcosa.»
Mi passai una mano tra i capelli. Si stava comportando esattamente come Stiles. «Pensi che ci abbia mentito?»
Il biondo annuì convinto. «Probabilmente voleva solo che ci levassimo dai piedi in fretta.»Derek fece un passo in avanti. «Potresti anche avere ragione» gli concesse, con un tono poco convinto. «Ma il suo discorso non faceva una piega.»
Isaac allargò le braccia, esasperato. «E invece sì, Derek!» esclamò. «Per quel che ne sappiamo noi, il nogitsune è scomparso e Stiles — anche se non sono poi così convinto che una parte di lui sia dentro a quell'essere — non ha certamente preso il sopravvento, perché altrimenti sarebbe venuto a cercarci» affermò, posando lo sguardo su ognuno di noi. «O sbaglio?»«Ti dimentichi di una cosa» gli fece notare Kira, a voce bassa. «Di una persona che non è qui con noi.»
Isaac spalancò la bocca e boccheggiò appena, barcollando, mentre un silenzio irreale scendeva tra noi. Poi scosse la testa.
«No» disse, guardandomi. «Non è successo nulla a Lydia. Ha detto che vi avrebbe chiamato.»Abbassai lo sguardo a terra, colpevole. In realtà Lydia non aveva più chiamato e il telefono era staccato da giorni, ma avevo scelto di non dirlo a nessuno: non volevo si preoccupassero.
«Scott?» mi chiamò Isaac, scosso, notando la preoccupazione sul mio viso. «Scott, cosa è successo?»
Alzai la testa e incontrai i suoi occhi. Poi mi voltai verso Kira, che stava scuotendo lentamente il capo, e Derek, in attesa di una mia qualsiasi risposta.
«Non mi ha più chiamato» confessai a fatica, con un groppo in gola.Isaac barcollò ancora, andando a finire contro Derek, che lo afferrò per una spalla. Kira venne velocemente al mio fianco, chiedendomi freneticamente spiegazioni, ma la sua voce arrivava alle mie orecchie in un sussurro, ovattata.
Quando finalmente ritornai alla realtà, la guardai negli occhi.
È in pericolo, stavo per sussurrare, sotto lo sguardo attento degli altri, ma un rumore mi interruppe: il sibilo di una freccia; la prima. Poi una seconda, una terza e una quarta. Infine un urlo di dolore.Mi guardai intorno. Isaac era a qualche metro da me, steso a terra, con quattro frecce nella schiena.
Fu l'ultima cosa che vidi prima di essere colpito al petto.
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Haunted | Teen Wolf - Stydia
Fanfiction❝My thoughts were destroying me. I tried not to think. But the silence, oh god the silence, that was a killer too.❞ Uno. Un cuore che batte sempre più forte. Due. Passi incerti sulla moquette. Tre. Dita che picchiettano su un mobile. Quattro. Un...