Da quel giorno restare accanto a Lydia fu sempre più complicato.
O meglio, ci riuscii comunque — altrimenti non potrei raccontarvi tutto questo — ma, a causa di quella ragazzina che le stava sempre accanto, facevo sempre più fatica a parlare con quella stupenda bionda fragola. Sembrava quasi avesse capito che restando in compagnia sarebbe riuscita ad evitarmi.Non che io fossi un timido, all'epoca, no di certo; semplicemente non potevo permettermi di mandare tutto all'aria, arrivato a quel punto. Quindi dovetti mantenere un profilo basso, intervenendo solo se strettamente necessario.
Passavano praticamente ogni istante insieme: Grace aveva cambiato parecchi corsi — nonostante quelli di Lydia fossero di livello avanzato — e adesso avevano quasi tutte le lezioni insieme, a pranzo mangiavano insieme, tornavano a casa insieme, studiavano insieme, cenavano insieme e ogni tanto dormivano anche insieme. Questo, però, fortunatamente non accadeva ogni giorno, e mi dava l'opportunità di fare visita a Lydia almeno durante la notte.
Mi aveva visto solo una volta; una sola.
Ero seduto su una sedia posizionata proprio di fronte al suo letto, a pochi metri dalla porta. Era circa mezzanotte e mezza. Le tende dell'unica finestra erano chiuse completamente e l'abat-jour sul suo comodino era spenta da una ventina di minuti. Sua madre dormiva da un pezzo e lei era rannicchiata nel letto, coperta dal lenzuolo rosa fin troppo leggero per la stagione.L'unico rumore nella stanza era il respiro tranquillo e rilassato della ragazza davanti ai miei occhi. Era un rumore che, ultimamente, sia io che lei avevamo sentito poco. La maggior parte delle volte era coperto dal battere frenetico del suo cuore e dai suoi stessi pensieri, così assordanti da sovrastare anche la voce di Grace, ogni tanto.
Ero convinto di essere nascosto dall'oscurità e che, quindi, lei non riuscisse a vedermi. Ma non fu così: qualcosa — che immediatamente non capii — mi tradì, e lei spalancò gli occhi.
«Che cosa ci fai qui?» sobbalzò, spaventata, accendendo la luce freneticamente e respirando con affanno.
La osservai mentre si guardava intorno spaventata, trattenendo in gola un urlo. «Come hai capito che ero qui?»
Lei cominciò a tremare. «Il... il tuo odore» balbettò, torturandosi le mani. «È lo... è lo stesso di Stiles.»Calò un silenzio irreale, interrotto da lei stessa qualche istante dopo. «Che cosa ci fai qui?» ripetè.
Io la guardai, ovvio. «Volevo vederti, Lydia» dissi. «In questi giorni non sei da sola nemmeno per un secondo.»«E perché, secondo te?» rispose, con un'arroganza inspiegabile. «Eh? Pensi che non sia tu il motivo per cui passo tutto il tempo con Grace?» sputò, passandosi una mano tra i capelli spettinati. «Anche se non le ho detto nulla ha capito che c'è qualcosa che non va.»
Mi irrigidii, addrizzando le spalle. «E non dovrai mai dirle nulla» le ricordai, con il tono più duro e fermo che riuscissi ad usare.
Lei deglutì rumorosamente, nervosa, e con questo gesto tutta la sua intraprendenza e la sua spavalderia sembrarono sparire, lavate via dalla paura. «Lo so» bisbigliò.Abbassò la testa e non ebbe più il coraggio di guardarmi negli occhi. Da un lato mi dispiacque, perché il non poter vedere le sue meravigliose iridi verdi mi sembrava una grandissima perdita; ma, dall'altro, fui felice del fatto che fosse ritornata la solita vecchia, pacata e terrorizzata Lydia: finché non si fosse ribellata, io non avrei dovuto farle del male.
«Perché non mi hai rapita e basta?» chiese poi, alzando appena il capo, senza però far incontrare i nostri sguardi; si fermò al mento. La voce era sottile, debole, tremolante, sul punto di spezzarsi. Gli occhi — per la milionesima volta — si stavano riempiendo di lacrime.
Sorrisi, alzandomi in piedi e osservando il modo in cui seguiva ogni mio singolo movimento.
«Oh, Lydia, non ce n'è bisogno» bisbigliai, arrivando finalmente al suo fianco e portando una ciocca di capelli rossi dietro all'orecchio.
Mi avvicinai al suo viso. «Sei mia in ogni caso.»***
«Quella maglietta era davvero orribile, Grace» dichiarò teatralmente Lydia, uscendo da scuola con un gran sorriso stampato sulle labbra. «Tremenda» aggiunse.
«Oh, andiamo» esclamò l'amica, seguendola nel parcheggio. «Non era così male.»La rossa si girò verso di lei, con una smorfia. «Mi stai prendendo in giro?»
Grace rise e Lydia la imitò. «Sembrava ci avessero versato del caffè sopra» disse. «Più volte.»
La castana accanto a lei sbuffò, spostandosi i capelli su una spalla. «Sei così critica» scherzò, alzando gli occhi al cielo.
«Non sono critica» puntualizzò la rossa, alzando l'indice della mano destra. «Sono sincera.»Grace rise per la millesima volta, abbassando la testa e cercando in tasca le chiavi della sua macchina. Quando le trovò, si girò verso l'altra. «Guidi tu?» chiese. «Io non ho voglia.»
Lydia sbuffò, annuendo. «Va bene.»
Grace, credendo la rossa molto più atletica del dovuto, le lanciò le chiavi. E infatti Lydia, nel vano tentativo di afferrare il mazzo al volo, inciampò in qualcosa dietro di lei e cadde rovinosamente a terra.«Ma che...» bisbigliò, rimettendosi a fatica in piedi e pulendosi la gonna grigia. Poi, guardandosi dietro, notò un ragazzo dall'aria familiare steso a terra, e capì di essere stata lei a farlo finire lì.
Era abbastanza alto, e non troppo muscoloso; la pelle era lievemente abbronzata, mentre le sue guance erano naturalmente rosate; gli occhi erano marroni, color cioccolato, dolci.
«Oh mio Dio, scusami» disse subito, aiutandolo ad alzarsi mentre Grace, a qualche metro da loro, rideva fin troppo rumorosamente. «È colpa della mia amica» sentenziò, lanciandole un'occhiataccia.
Il ragazzo si sistemò distrattamente la felpa. «Tranquilla, in realtà credo sia anche colpa mia» la rassicurò.
Lydia lo guardò interrogativa. «Stavo venendo qui per parlarti e mi sono incantato per qualche secondo.»Lydia arrossì senza neanche accorgersene, abbassando lo sguardo. La sua amica fece qualche passo verso di loro, salutando con un cenno il ragazzo.
«Ciao» ricambiò lui, sorridendo. Poi puntò di nuovo lo sguardo sulla rossa davanti a lui. «Dubito tu mi abbia mai notato, ma siamo nella stessa classe di chimica. Mi chiamo-»
«Thomas» lo interruppe. «Mi ricordo di te.»Lui sembrò molto più sollevato e, sentendosi estremamente fiducioso, si avvicinò di poco a lei.
Quanto avrei voluto prenderlo a pugni.«Grazie a Dio, o sarebbe stato tremendamente imbarazzante» rise, passandosi una mano tra i capelli scuri. «Cioè, è ancora imbarazzante, ma forse un po' meno. Non lo so. Mi sto confondendo da solo.»
Lydia ridacchiò sommessamente, lanciando un'occhiata alla ragazza affianco a lei che ricambiò con uno sguardo fin troppo eloquente. «Al diavolo» imprecò lui. «Lo dico e basta.»
La banshee riportò l'attenzione su di lui. Quei bellissimi occhi verdi puntati su quella faccia da schiaffi sembravano un paradosso. Dio, l'avrei ucciso.
«Ti andrebbe di uscire con me?» chiese, parlando fin troppo velocemente e prendendo un profondo respiro alla fine della frase. Lydia dischiuse appena la bocca, sorpresa: da quando era successo quel disastro nessun ragazzo l'aveva più considerata.
Boccheggiò per qualche istante, senza sapere esattamente cosa fare.
Quel ragazzo — almeno per lei — era carino e sembrava a posto, dopotutto, ma in quel momento aveva fin troppe cose per la testa. E, ovviamente, non aveva ancora dimenticato il suo caro Stiles.Era in silenzio da fin troppo tempo e il ragazzo — quel Thomas — stava cominciando ad agitarsi. Grace, quindi, le tirò una leggera gomitata e le mimò un Sì.
Lydia sembrò spaesata ancora per qualche istante ma poi, incontrando lo sguardo del moro, si convinse.
«Va bene» rispose, sorridendo. Lui la imitò immediatamente e la ringrazio più di un milione di volte.Ma, mentre lui stava ancora blaterando qualcosa di inutile, lei mi vide, nascosto in un angolo, e il sorriso sparì dalle sue labbra. Scossi la testa, fissandola. Lei sbiancò.
«Ti giuro che non te ne pentirai» disse infine Thomas, allontanandosi da loro e salendo sulla sua macchina nera.
Fu l'ultima volta che lo vide.
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Haunted | Teen Wolf - Stydia
Fanfiction❝My thoughts were destroying me. I tried not to think. But the silence, oh god the silence, that was a killer too.❞ Uno. Un cuore che batte sempre più forte. Due. Passi incerti sulla moquette. Tre. Dita che picchiettano su un mobile. Quattro. Un...