16. A life taken

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Si bloccò per l'ennesima volta.
Un ragazzo — probabilmente della sua età — le finì addosso, rischiando quasi di farla cadere.

«Ma che problemi hai?» borbottò quello, superandola con una spallata.

Lei non lo notò nemmeno. Era troppo impegnata a cercare di metabolizzare le parole che Grace le aveva appena detto.

L'amica, non vedendola reagire, mosse qualche passo verso di lei.
«Mi hai sentito?» chiese, titubante, con il tono di voce di chi non ha intenzione di ripetere quel che ha appena detto.
«Sì» rispose Lydia, ferma e decisa.

Aveva così tante domande da farle, così tante risposte da ottenere.
Le voci si erano appena attenuate, ma erano state subito rimpiazzate dal frastuono dei suoi pensieri, così assordanti da impedirle qualsiasi movimento.

La castana, mordendosi un labbro, si avvicinò ancora e afferrò delicatamente il polso della banshee. Questa, in quell'istante, sentì un brivido — una sensazione nuova, mai provata — attraversarle tutto il corpo.

Come se Grace avesse premuto un interruttore, si girò di scatto, ritrovandosi a qualche centimetro dalla faccia dell'altra che, presa alla sprovvista, sobbalzò.

«Che cosa significa anche tu?» domandò innanzitutto, fissando i suoi occhi in quelli nocciola dell'altra.
Non c'era traccia di paura nella sua voce, soltanto sgomento. Questo piccolo dettaglio bastò a Grace per capire che la sua amica sapeva già tutto del mondo soprannaturale; forse anche più di lei.

Faceva una fatica enorme a parlare, con quegli accecanti fari verdi puntati su di lei, indagatori.
Optò quindi per una dimostrazione visiva, sicuramente più semplice: fece brillare gli occhi, che non diventarono del solito giallo-oro che contraddistingue i Beta; no, e nemmeno rossi.

Diventarono blu. Un freddo, metallico e vuoto azzurro ghiaccio che fece accapponare la pelle a Lydia.

«Quando è successo?» balbettò, con una punta di timore nella voce. Grace, notando la sua reazione, fece tornare i suoi occhi del solito colore.
«Qualche mese prima di venire qui» rispose, sospirando.

«Chi era?» insistette l'amica, riferendosi all'innocente a cui la ragazza aveva strappato la vita.
«Un agente di polizia» disse. «Aveva quasi ventun'anni. Lo conoscevo dal primo anno di liceo: io ero una matricola e lui all'ultimo anno. Non andavo troppo bene in matematica e fisica — le materie che gli piacevano di più — e così hanno deciso che avrebbe dovuto farmi da tutor.»

«Era bravissimo, un vero genio. Riusciva a rendere semplici anche le teorie più complicate, non so come facesse. Gli piaceva, suppongo.»

Si asciugò una lacrima che le stava scivolando sulla guancia. «Era sempre stato gentilissimo con me, fin troppo. Ricordo che quando dovevamo studiare portava sempre il gelato a casa mia — fragola e menta, i miei gusti preferiti — e mia zia lo adorava. Pensava che un giorno ci saremmo messi insieme. Ma, in realtà, questo non sarebbe mai successo: sembrava più che io fossi la sorella minore bisognosa di protezione e lui il fratello maggiore amato da tutti.»

«Siamo rimasti in contatto anche una volta finito il liceo — per lui, almeno. Ci vedevamo spesso, almeno una volta alla settimana. E, ovviamente, eravamo insieme anche quando mi sono trasformata.»

«C'era la luna piena e stavamo passeggiando nel bosco. Io non sapevo di essere un lupo mannaro e, quando ho sentito un dolore lancinante alla testa e il tremendo desiderio di uccidere, sono scappata via. Lui, chiaramente, mi ha seguito.»

Haunted | Teen Wolf - StydiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora