26. Just a game to me

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La porta si chiuse con un cigolio. Premetti un interruttore accanto a me e una lampadina si accese, illuminando debolmente l'intera cantina.

«Chi c'è?» chiese una voce femminile, terrorizzata. «Chi c'è lì?» ripeté, urlando.

Scesi lentamente le scale, ridendo a bassa voce.
«Non gridare, tesoro» dissi, guardando di sfuggita la ragazza legata in un angolo della stanza. «Altrimenti mi farai passare la voglia di slegarti.»

«Chi diavolo sei?» ringhiò, cercando di riconoscermi nonostante fossi nascosto dall'oscurità.

Scesi gli ultimi scalini che mi separavano da lei, fermandomi giusto sotto alla luce.
«Stiles, nogitsune, void, mostro... mi chiamano in tanti modi» risposi, gesticolando distrattamente. Poi le arrivai di fronte e mi piegai sulle ginocchia, arrivando alla sua altezza.
«Ma tu, piccola Grace» afferrai il suo mento con due dita, «puoi chiamarmi come preferisci.»

Girò la testa verso destra, schifata, sfuggendo al mio tocco. Cercò quindi di mostrarmi i suoi occhi blu, ma capì presto di essere fin troppo debole per farlo.

Risi ancora. «Credevi che avrei rinchiuso un lupo mannaro in una cantina senza prima procurarmi una buona dose di strozzalupo?»

Lei si dimenò, gemendo per il dolore.
«Sei quel pazzo che perseguita Lydia, non è vero?»
Misi su un finto broncio, rimettendomi in piedi. «È questo che ti ha detto di me? Mi aspettavo qualche complimento in più.»

Grace si guardò intorno, probabilmente cercando una via di fuga. Poi riportò la sua attenzione su di me. «Perché sono qui?»

Allargai le braccia. «Finalmente una domanda intelligente!» esclamai. «La stavo aspettando da quando ti ho rinchiusa qui sotto.»
Il lupo ai miei piedi digrignò i denti. «Dimmi perché sono qui» ripeté, decisa.

Mi appoggiai contro al muro di cemento umido, sghignazzando.
«Mi pare ovvio» dichiarai, incrociando le braccia al petto. «Sei qui perché potresti risultarmi utile.»

Grace corrugò la fronte. «Utile
Annuii distrattamente. «Sì, utile» risposi, rimettendomi in piedi e cominciando a camminare lentamente avanti e indietro.

«Lydia ti vuole bene, e perciò non perderà tempo e verrà subito a cercarti, portando con sé tutti i suoi stupidi amichetti» spiegai. «Non dovrò neanche sforzarmi troppo, perché sarà lei a venire da me. E quando questo accadrà, potrò finalmente liberarmi di tutti gli... intralci

Grace rabbrividì, deglutendo rumorosamente. «Credevo che mi avessi rapita per quello che mi ha detto l'altro giorno.»
Mi fermai. «Prendilo come un pretesto» risposi, guardandola negli occhi. «E poi» continuai, muovendo qualche passo verso di lei, «era da tanto che volevo incontrarti, piccola Grace

Lei inarcò un sopracciglio, smettendo finalmente di dimenarsi.
«Che cosa?»
L'espressione di confusione, terrore e rabbia che si era creata improvvisamente sul suo viso era davvero impagabile. Le sorrisi ancora, facendola rabbrividire. Poi infilai le mani nelle tasche, riprendendo a muovermi.
«Voglio raccontarti una storia» dissi poi, dopo qualche istante di silenzio.

Lei, se possibile, parve ancora più perplessa. «Ma che diav-»
«E non voglio essere interrotto» aggiunsi, con voce rauca. Lei tacque.

Presi un respiro profondo. «Sai» iniziai, «Lydia non è la prima donna di cui mi sono innamorato» confessai.

«Ho mille anni, era ovvio che fosse già successo. E tutto questo» indicai teatralmente con le braccia quello che ci circondava, «io l'ho già vissuto una volta, circa quindici anni fa.»

Rimasi in silenzio per un istante. Grace mi guardava intensamente, pendendo dalle mie labbra.
Quindi ripresi: «Era bellissima, una visione. Capelli biondi come l'oro, occhi verde prato e un sorriso sempre dipinto sulle labbra. Era una banshee, come Lydia. Le assomigliava così tanto. Io la volevo ad ogni costo, avrei fatto ogni di tutto per lei. Ma lei, a quanto pare, non voleva me. Voleva stare con i suoi amici, con l'uomo che amava.»

«Però non potevo lasciarla andare. Perciò cercai di prenderla con la forza.»
Sorrisi compiaciuto, alzando la testa. «Li uccisi tutti. Dal primo all'ultimo.»

Grace rabbrividì. «Suo marito, i suoi genitori, i suoi amici. Eliminai ogni ostacolo. Ma, alla fine, lei preferì la morte a me

Tirai un pugno contro al muro, con rabbia.
«Si suicidò» ringhiai, senza guardare la ragazza. «Credeva di essere rimasta sola, ma si sbagliava.»

Grace mi guardò interrogativa. «Che significa?»
«Semplice» dissi. Piegai la testa da un lato e la guardai negli occhi, sorridendo ampiamente. «Non erano morti tutti.»

Lei si irrigidì, forse cominciando a capire qualcosa. Non me l'aspettavo così intelligente, la ragazza.

«Chi era ancora vivo?»
«Sua figlia» risposi immediatamente, senza perdere tempo. «Sono andato a cercarla subito dopo il massacro. Era a casa di sua zia, la sorella di suo padre. Avrà avuto sì e no tre anni, ma in un qualche modo mi affascinava.»

«Credevo che, forse, una volta adulta sarebbe stata simile alla madre. Perciò le ho risparmiate, sia lei che sua zia; qualcuno doveva pur occuparsi di lei, no?«

Lei abbassò lo sguardo sul pavimento, cominciando a fissarsi le scarpe sporche.
«Perché?» chiese soltanto, in un sussurro.

Mi avvicinai lentamente lei, inginocchiandomi di nuovo a un metro scarso di distanza.
«Pietà, forse?» risposi. «Non è certo da me, ma all'epoca ero così sentimentale.»

Avvicinai una mano al suo viso e le accarezzai una guancia. Lei cercò di ritrarsi, ma non ci riuscì.
«Oppure solo per gioco. Credevo sarebbe stato divertente veder crescere una bambina orfana e — per di più — figlia di un lupo mannaro e di una banshee! Chissà cosa sarebbe diventata, da grande.»

Risi istericamente. Lei inorridì.
«Decisi che, se fossero diventate un problema — o quando avrei smesso di divertirmi —, le avrei uccise entrambe.»

Abbassò nuovamente lo sguardo.
«Ma non è andata così» sussurrò, più a se stessa che a me, digrignando i denti.
Annuii. «Ma non è andata così» confermai.

Grace, allora, puntò i suoi occhi nei miei con fare di sfida.
Coraggiosa, la ragazza, pensai.
«E quindi dov'è, adesso, questa bambina?» domandò, quasi retoricamente: sapeva già la risposta.

Sorrisi, avvicinando le labbra al suo orecchio.
«Credo tu abbia capito, ormai» sussurrai. «Quella bambina sei tu, piccola Grace

Tremò. Una lacrima solitaria le solcò la guancia, ma — dopo un solo istante —, spinta da un moto di rabbia e di orgoglio, ricominciò a dimenarsi e a urlare.
«È inutile» ridacchiai, allontanandomi appena da lei. «Non può sentirti nessuno.»

«Ti ucciderò!» gridò, mentre i suoi occhi si tingevano debolmente di azzurro per la seconda volta. «Costi quel che costi, io ti ucciderò!»

Mi rimisi in piedi, incrociando nuovamente le braccia al petto e scuotendo la testa divertito. Era così esilarante.

«Oh, no, piccola Grace» dissi, cominciando a salire le scale. «Io ho ucciso i tuoi genitori.» Urlò di nuovo. «E, presto o tardi, quando non mi sarai più utile, potrò uccidere anche te e concludere quello che ho cominciato quindici anni fa.»

Mi chiusi la porta alle spalle. Un ultimo grido disperato - «Io ti ucciderò, lo giuro su Dio!» - squarciò l'aria.

Contaci, piccola Grace, pensai. Contaci.

Haunted | Teen Wolf - StydiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora