Capitolo 38

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'Simone..' Sussultai, appoggiando una mano sulla mia anca dolorante.
'Sei così insopportabile' disse, avvicinandosi a me. 'Non so come Nicole possa averti come migliore amica'
'Sempre meglio che avere un fidanzato come te'
'Non ti conviene provocarmi' gridò.
'Vattene'
'Quel bel gruppetto non c'è, quindi nessuno può difenderti'
Bel gruppetto?
'Non parlare così di loro' dissi, cercando di riprendermi dalla botta.
'Sennò che cosa succede? Li chiami?'
'Mi hai appena distrutto il telefono' gli feci notare. 'Cosa ti ha portato ad essere così? Una volta eravamo quasi inseparabili..'
'C'è che sono cambiato, e ho capito che sei la persona più inutile che potessi mai conoscere. Nessuno ti vuole, non lo hai ancora capito?'
'E invece si' gli ricordai, pensando a tutti e quattro i ragazzi.
Rise.
'Ah, loro? Salvatore ha tradito la tua fiducia, Stefano ti ha fatto soffrire in passato, Sascha ti ha fatto soffrire ancora di più e forse Giuseppe è l'unico di cui ti puoi fidare'
Ma come faceva a sapere tutto questo?
'Controlli la mia vita?'
'Oh, no. Non mi importa così tanto di te, solo che ho voglia di farti fuori'
'Smettila'
'Perché dovrei?'
Ormai si trovava a pochi centimetri da me.
'L'hai voluto tu' dissi e gli tirai un calcio sul ginocchio.
Lanciò un grido di dolore, mentre io salii il più veloce possibile nella mia camera.
Appena entrai, chiusi la porta a chiave.
Dopo qualche secondo sentii dei passi pesanti.
'Uscirai da lì, prima o poi' gridò picchiando con la mano sulla porta.
'Lasciami in pace, Simone' gridai per farmi sentire.
Pensavo che si fosse arreso, invece sentii un giramento di chiavi provenire dell'altra parte della porta.
Dove la aveva trovata?
Cercai di tenere chiusa la porta con il mio corpo, ma non ci riuscii per molto tempo.
Non avevo più forza, così mi spostai dalla porta, e cercai di allontanarmi da lui.
'Dove vuoi andare?' Disse, con un sorriso tetro.
Cosa dovevo fare per cacciarlo?
Dovevo uscire da quella casa, ma temevo che Simone potesse provocare danni.
Decisi di sorpassarlo per andare di sotto.
Lui ovviamente mi seguì, mentre io avevo preso un coltello in mano.
'Cosa vuoi fare con quello?' Disse ridendo.
'Adesso ti calmi, tu non vuoi veramente uccidermi'
'Sì che voglio, sennò perché ti sarei venuto addosso con l'auto?'
'Perché non sai cosa stai facendo'
'Sì che lo so'
Posai il coltello sul tavolo, perché sentii una fitta all'anca, e avevo bisogno di appoggiarmi a qualcosa. Ma non trovai nulla, così mi sedetti sul pavimento.
Simone prese il coltello e si mise davanti a me.
'Grazie dell'arma' sorrise, osservandola.
'Simone, non farlo' sospirai.
Non volevo morire cosi, con un pazzoide che, una volta, era il mio migliore amico.
Ma, specialmente, non volevo abbandonare gli altri ragazzi, specialmente Sascha.
Ormai erano di nuovo un gruppo, e vederli felici rendeva felice anche me.
Ma avrebbero affrontato la cosa insieme, e questo mi rassicurava.
Chiusi gli occhi per non vedere il colpo.
Ma vidi l'ombra di Simone allontanarsi.
'Che cazzo stai facendo?' Gridò una voce.
Giuseppe.
Aprii gli occhi e vidi mio fratello tenere tra le sue braccia un Simone alquanto stupito.
'Lasciami, Giuseppe!' Gridò il pazzo.
'Forse questo è meglio che te lo prenda' disse Salvatore, togliendogli il coltello di mano.
'Portatelo fuori' disse Stefano, tenendo aperta la porta.
Così lo presero con forza e lo trascinarono fuori dalla porta.
Chiusero subito la porta a chiave, affannati.
Ero ancora a terra, sotto shock.
'Ehi' sentii una mano accarezzarmi una guancia.
Sascha.
'Ehi' sospirai, ancora dolente.
Lui mi prese tra le sue braccia e mi baciò sulla fronte.
Mi fece sdraiare sul divano.
'Ti avevo detto di chiamarmi per qualsiasi problema' disse mio fratello, abbracciandomi d'impulso.
'Beh.. Ha distrutto il mio cellulare' dissi, puntando l'oggetto.
'Almeno Sascha è istintivo' disse Stefano.
Sascha si mise seduto accanto a me.
'Di solito, mi rispondi sempre ai messaggi. Te ne ho inviati un po' ma non rispondevi, così l'ho fatto notare agli altri ed eccoci qui'
Sospirai.
Erano riusciti a salvarmi, nonostante pensassi che fosse la fine.
'È stato lui a investirmi' li informai.
Rimasero scioccati, tranne Sascha.
Lo guardai.
'Ne sapevi qualcosa?' Chiesi, tra la curiosità e la rabbia.
'No, ma si poteva dedurre che ti avrebbe fatto qualcosa da come si comportava con te, ed io stupido che non me ne sono reso conto' disse, passandosi una mano tra i capelli.
'Che ti ha fatto?' Chiesero in coro.
Risi.
'Come siete sincronizzati' dissi, e anche loro cominciarono a ridere. 'Comunque, apparte avermi quasi completamente distrutto l'anca, non mi ha fatto nient'altro'
'Lo uccido' disse Salvatore.
'Ma taci che hai paura della tua stessa ombra' disse ridendo Stefano, facendo ridere tutti, mentre Salvatore fece il finto offeso.
'Senti chi parla' disse in difesa.
'Mi dispiace di avervi rovinato il pomeriggio' dissi, cercando di alzarmi dal divano, aiutata da Giuseppe e Sascha.
'Ma che dici?' Disse mio cugino.
'Pensa a te stessa' disse Stefano.
'Non hai rovinato nulla' disse mio fratello.
'Casomai l'hai migliorato' disse Sascha.
Sapevano sempre come farmi stare bene.
'Tacete' dissi sorridendo.
'Dove vuoi andare?' Chiese Giuseppe.
'Voglio mettermi quella pomata che mi ha dato la dottoressa. Non sopporto questo dolore'
'Va bene' disse mentre mi diressi verso il bagno.
Aprii un mobile e trovai subito la pomata, notando che ce ne era una simile, tra le altre.
Probabilmente, apparteneva ai miei genitori.
Mi spalmai la pomata sull'anca con movimenti circolatori.
Dopo, uscii dal bagno e andai dagli altri.
'Ragazzi, grazie di tutto, davvero. Ma forse è meglio se andate a farvi un giro, non preoccupatevi per me' dissi, riferendomi a tutti, non vedendo Sascha tra loro.
'La vuoi smettere?' Disse quest'ultimo, abbracciandomi da dietro.
Sobbalzai leggermente.
'Sofia, noi restiamo qui, non solo per te, ma anche perché vogliamo stare qui' mi sorrise Giuseppe.
'Vado in camera' sorrisi e mi girai verso Sascha.
Lui mi abbracciò, tenendomi leggermente stretta tra le sue braccia.
Gli stampai un bacio sulle labbra e andai nel luogo desiderato.
Volevo lasciarli un po' da soli.
Più tempo passavano insieme, meglio era.
Aprii la porta e trovai fogli per terra, il letto disfatto..
Che disastro.
Sospirai e in poco tempo sistemai tutta quella confusione.
Alla fine, mi distesi sul letto.
Cosa avevo fatto per avere l'affetto di quei ragazzi?
Non ne avevo la minima idea, sapevo soltanto che erano le poche persone di cui mi fidavo.
In particolare Sascha.
E pensare che mesi fa lo odiavo, ed in quel momento stavamo affrontando una relazione.
Pensavo che sarebbe stato un altro anno noioso, con lui che mi evitava, e nessuno affianco a me, se non Nicole e Giuseppe.
Mi chiedevo come potesse cambiare umore così facilmente, prima era scorbutico, ficcanaso e insopportabile.
Nonostante varie difficoltà, eravamo ancora lì, insieme.
Pensai queste cose con gli occhi chiusi, per rilassarmi con questi pensieri.
Dopo poco sentii la porta aprirsi lentamente.
Decisi di tenerli ancora chiusi, per far credere che stavo dormendo, ma era un travaglio.
Ero curiosa di scoprire chi era entrato nella stanza.
Questa figura si sdraiò accanto a me.
Lo riconobbi dal suo profumo.
Ohw, Sascha.
Prese le mie labbra tra le sue, mordicchiandole dolcemente.
Probabilmente aveva capito che stavo dormendo.
'Sei poco credibile' mi sussurrò all'orecchio, ridacchiando.
Aprii gli occhi.
'Ma come fai?' Gli sorrisi.
'Si vede che stavi pensando a me e non riuscivi a riposarti'
'Ah, modesto il ragazzo'
'Sempre'
Mi cinse tra le sue braccia e poggiai la testa sul suo petto.
Sentivo il suo battito cardiaco andare molto veloce, come se stesse per esplodere.
'Sofia' disse.
'Dimmi'
'Potrai mai perdonarmi per tutte le cazzate che ho fatto?'
Alzai la testa per incrociare il suo sguardo.
'Quando la smetterai di chiedere scusa?'
'Non ti hanno insegnato a rispondere alla prima domanda che ti ponevano?'
Sorrisi.
'Tu me ne stai ponendo un'altra' gli feci notare.
Scosse la testa divertito.
'Se proprio te lo vuoi sentir dire, se non ti amassi ti caccerei a calci nel culo fuori da casa'
'Che crudeltà' disse, cercando di sembrare spaventato.
Gli mordicchiai il labbro come aveva fatto lui poco prima e poggiai nuovamente la testa sul suo petto.
'E comunque, credo che non la smetterò mai di chiederti scusa'
'E comunque si, me lo hanno insegnato'
Lui cominciò ad accarezzarmi i capelli.
'Ti amo, piccola' disse, prima che chiusi gli occhi.
Ancora non sapevo che soprannome dargli, anche se mi sembrava d'obbligo.
'Ti amo, Anima'
Prima di addormentarmi, sentii un leggero risolino da parte sua.

Quando aprii gli occhi, Sascha non era più accanto a me.
Guardai il telefono e vidi che erano le 20.30, così scesi al piano di sotto per vedere dove fossero finiti gli altri.
Trovai un biglietto sul tavolo.
'Siamo andati a prendere delle pizze, ci metteremo poco. -Mates'
Adoravo il modo in cui avevano scelto di firmare.
Finalmente Sascha non era più così stronzo da non avere amici.
Ora poteva contare su dei fratelli.
L'anca si era un po' ripresa.
Decisi di andare in camera e mettermi un pigiama tra quelli che avevo.
Presi il telefono e un libro e andai a sedermi sul divano.
Amavo leggere, era un'attività molto rilassante.
'BUH!' Gridò una persona, facendomi sobbalzare.
Come mi riduceva quel ragazzo.
'Sascha! Mi hai spaventato!' dissi, con una mano appoggiata sul petto.
Mi alzai dal divano e andai verso di lui.
'Sei uno stronzo!' Dissi, dandogli dei piccoli colpetti sulla spalla.
Intanto, il mio cuore batteva all'impazzata.
'Lo so' disse sorridendo e stringendomi tra le sue braccia.
Appoggiai la testa sul suo petto.
Mi dovevo calmare.
A momenti il cuore mi usciva dal petto.
'Perché non sei andato con gli altri?' Chiesi.
'Perché qualcuno doveva restare qui con te, allora ho fatto questo sacrificio'
'Sacrificio, eh?' Dissi, togliendomi dalla sua presa e incrociando le braccia.
'Un sacrificio positivo' precisò.
Ci sedemmo sul divano.
'E se domani non tornassimo a scuola?' Mi chiese.
'Sascha, il diploma..' Ricordai più a me che a lui.
Il diploma, accidenti.
'Oh cazzo, hai ragione. D'altronde, è per quello che continuo a frequentare quella dannata scuola'
'Hai soltanto ripetuto un po' di anni'
'Almeno sono serviti a qualcosa'
'E a cosa?'
'A conoscerti, anche se ci conoscevamo già in passato'
'E poi abbiamo cominciato ad odiarci'
'No, piccola' si avvicinò di più a me. 'Non era odio, solo che dovevo starti lontano, per quella cosa che volevo fare tempo fa'
'Ah sì, per vendicarti di Stefano' mi ricordai. 'Eppure, mi avete abbandonato entrambi, sia te che lui'
'Ma quello è passato. Ora siamo qui, entrambi, con te. E poi, con il tempo, ho imparato ad amarti. E pensare che dicevo che non mi sarei mai innamorato, che non sarei mai stato il tipo da relazione, invece sono qui, ad affrontare questa lunga storia assieme a te, e non potevo scegliere ragazza migliore' disse, accarezzandomi i capelli.
'Sapevo che saresti tornato quello di una volta, prima o poi' dissi, accarezzandogli una fossetta che gli si era formata sul suo viso, grazie al suo sorriso.
'Grazie di esserci sempre, piccola'
'Grazie a te che mi sopporti'
'Beh, è faticoso, ma si, ci riesco' disse, strappandomi un sorriso.
Sentimmo la porta aprirsi ed un fantastico odore di pizza espandersi per tutta la casa.
'Abbiamo interrotto qualcosa?' Chiese Stefano, poggiando le pizze sul tavolo.
Sorridemmo.
'Sto morendo di fame' dissi.
'A chi lo dici' disse Giuseppe.
Ci sedemmo a tavola, notando però la mancanza di una sedia, perché eravamo in troppi.
Sascha mi prese la mano e mi fece sedere sulle sue gambe.
'Lascia stare, starò in piedi' gli dissi, cercando di togliermi dalla sua presa, ma non riuscendoci.
'Tu stai qui' mi disse, immergendo i suoi occhi nei miei.
'Ma sono pesante'
'Non è una buona scusa' disse, sorridendo.
Mi arresi e rimasi lì, mangiando la pizza seduta sulle sue gambe.

Tra pizza, risate e chiacchiere si fecero le 22.
Stefano e Salvatore tornarono a casa loro, mentre Sascha era indeciso se rimanere con me o no.
'Ma se dovesse ritornare quel coglione? E se poi ti fa più male di quello che ti ha fatto?' Mi chiese per la cinquantesima volta nella stessa sera.
'C'è Giuseppe con me, e poi sono sicura che non tornerà' gli rispondevo sempre.
'Sascha, dai, vai a casa' lo incitò Giuseppe.
Decise di arrendersi e lo accompagnai fino alla porta.
'Non sai quanto sono felice che tu sia tornata' disse, accarezzandomi una guancia. 'È stato straziante vederti in quel fottuto letto e non poterti aiutare..'
'Sh' lo interruppi, appoggiando l'indice sulle sue labbra. 'Non pensarci più. Non sai quanto tu mi sia mancato. Non potermi muovere, non poterti abbracciare..'
Lui in quell'istante mi abbracciò subito.
'Si, direi di smetterla di parlare di questo' sorrise.
'A domani' dissi, e subito dopo mi diede uno dei suoi baci indimenticabili, mordicchiando leggermente le mie labbra, cosa che adoravo.
Che pervy.
Ehm..no.
'A domani' disse, staccandosi da me e andando verso la sua macchina.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi fiondai tra le braccia di mio fratello.
Avevo bisogno di un abbraccio fraterno.
Lui mi strinse tra le sue braccia, ma era una cosa totalmente diversa da Sascha.
L'abbraccio fraterno era inconfondibile da tutti gli altri.
'Finalmente posso riabbracciarti' disse sospirando.
'Mi è mancato tutto questo' ammisi.
'E ora?'
'E ora ho soltanto bisogno del diploma'
'Sai che ci sono sempre'
'Grazie, avrò bisogno di te'
'Sempre presente'
Lo strinsi più forte, per fargli capire quanto ero in debito con lui.
'Che dici, ci guardiamo un film?'
'Ma domani ho scuola' gli ricordai.
'Poi ti concentrerai sullo studio. Intanto, un film con tuo fratello' disse, facendomi sedere sul divano.
Ne scelse uno, non badai tanto al titolo, perché dopo 10 minuti circa mi addormentai tra le sue braccia.
E ora? Come avrei affrontato questi mesi scolastici?

Him. ||Sascha Burci||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora