Capitolo 5

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30 Settembre
h 16
Finalmente sono tornata nel mio regno: mi sono scontrata con la gallina di turno.
Allora... un po' di "dietro alle quinte": colei che si definisce "una delle mie più care amiche", e che si chiama Ginevra (nome fuori dal comune, devo dire), mi ha detto che questa tipa ha come immagine di copertina di Facebook la Regina Bianca del film "Alice in Wonderland" e con annesso commento 'I'm a queen'.
Solo perché sa tre parole in inglese vuole essere migliore di me?

Comunque, quando mi sono presentata a scuola, tutti mi hanno accolto con lo stesso calore di tutti i giorni. La cosa, devo dire, mi ha un po' stupito: mentre entravo pensavo "Niente sarà più come prima", invece il clima non era cambiato!

Le lezioni sono andate avanti come una tortura cinese e io non vedevo l'ora di conoscere la mia nemesi.
Non appena è suonata la campanella, io sono scattata fuori dall'aula e, in mezzo alla folla di studenti che scendeva le scale per andare in cortile a fumare di nascosto, sono riuscita a identificarla: parlava con due ragazze e rideva continuamente gettando la testa all'indietro e facendo vedere il suo smagliante sorriso.
Che stupida novellina.

I miei seguaci avevano detto che aveva i capelli rossi e che era brutta perché "le lentiggini le coprivano la faccia e a malapena le si vedevano gli occhi".
In realtà le lentiggini non erano così tante (anche se ero lontana, riuscivo a vederla benissimo in faccia), aveva un bel colorito sulle guance, al contrario di molte studentesse mal nutrite del liceo.

Certo che le persone sanno proprio essere cattive: criticano ed esagerano in negativo la bellezza di una ragazza senza neanche averla conosciuta.

Questo mondo continua a piacermi sempre meno.

Comunque... la tipa si stava avviando in cortile con le sue amiche e io le stavo dietro, seguita, ovviamente, dai miei sudditi.

Sta per cominciare lo scontro.

La ragazza mi aveva già notata, ma ha aspettato che mi avvicinassi per sfoggiare il suo sorriso che doveva sembrare maligno:
-Ehi, tu devi essere Greta, vero?-
E ha ridacchiato.
-Sì! Tu sei quella che si dà tante arie, mi hanno riferito.-
-Ahah sono solo Annalise, arrivo da Seattle. Sono in Italia da cinque anni, anche se la lingua ormai la studio da anni, e amo da morire questa scuola. Sono tutti così gentili con me!-
-La scuola aveva bisogno di adulare qualcuno mentre io non c'ero e ha scelto l'ultima arrivata. Che cliché. Stai tranquilla, nessuno ti darà più fastidio da oggi in poi.
Io sono tornata.- E i miei seguaci hanno  cominciato ad applaudire e a ridere in faccia alla gallina.

-Ah! Okay, dovrò abituarmi a una vita diversa, allora!-
Il suo sorriso era più dolce.
-Bene, abbiamo chiarito.-

Quando mi sono voltata per tornare dentro, non mi è sfuggito un commentino della cara Annalise:
-Che puttanella!-
L'aveva detto alle sue amichette, ma io l'avevo sentito comunque.

Aveva pronunciato l'insulto sbagliato.

A quel punto ho guardato i miei compagni d'avventura con fierezza, proprio come fa il supereroe contro il villain rompipalle di turno.
Mi sono voltata di nuovo dalla parte di Annalise e lentamente mi sono avvicinata con un sorriso dolce come il miele: di fronte a lei, il mio sorriso è mutato e la mia espressione è diventata così maligna che ho notato la paura saettare nei suoi occhi. In quel momento avevo studiato ogni mossa, ma per gli altri è stato tutto inaspettato.
-Davvero sono una puttanella?-

E le ho tirato con la mia mano sinistra i suoi lunghi capelli rossi sciolti, così da stordirla, proprio come quando si suona una campana.
Lei ovviamente ha cacciato un  urlo pazzesco, ma io avevo ancora un colpo in canna.
Non appena ha alzato la testa, le ho tirato uno schiaffo con la mano destra, non tanto forte, giusto come avvertimento.

-Chi è la puttanella, adesso, eh? CHI È?-

Annalise stava ormai piangendo e i miei seguaci continuavano a lanciare urla e boati, ma all'improvviso c'è stato un silenzio assoluto.
Era entrata in cortile lei.

La preside.

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