Capitolo 11

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31 Ottobre
h 16

Oggi è Halloween e io alla quarta ora sono andata dalla psicologa (in realtà è stata la Preside a costringermi)... comunque è andata bene.
Non ho detto nulla di che.
Sono entrata nella biblioteca (esatto, biblioteca...non abbiamo nemmeno un ufficio o cose simili per fare le sedute. In pratica: niente privacy) e la prof/psicologa era già lì ad aspettarmi con un gran sorriso:
-Buongiorno Greta!!-
Io volevo sotterrarmi per l'imbarazzo, ma d'altronde ho notato che oltre a lei non c'era nessuno in quella stanza stracolma di libri.
-Buongiorno professoressa! Possiamo fare quello che dobbiamo fare in fretta, per favore?-
Volevo assolutamente andarmene perché non sono mai andata da una psicologa e, parlando sinceramente, non so come comportarmi con la razza degli strizzacervelli. Dalle voci che ho sentito in giro gli psicologi e co. non vedono l'ora di spremerti come un limone e si aspettano una bella sommetta a fine seduta: sono, in una parola, subdoli.

-Vedrai che la prima seduta sarà tranquilla. Ti farò delle domande generali sulla tua vita e...-
-Quelle me le ha già fatte la mia vera... psicologa!-
Dovevo tenere in piedi la storia che mi ero inventata.
-La Preside mi ha informato delle tue sedute, ma io vorrei comunque fare una prova. Siediti.-
L'ha detto quasi come un ordine, con un tono imperatorio: si capiva proprio che era anche una professoressa.
-Va bene...-
Mi sono avvicinata alla sedia e ho guardato impassibile la prof/psicologa: -Da dove cominciamo?-
- Raccontami l'estate più bella che hai passato negli ultimi anni!-
-Davvero? Vuole incominciare così le sedute?-

La professoressa mi ha guardato, questa volta sorridendo.
La mia estate più bella? D'accordo.

La mia estate più bella non è incominciata a giugno, ma ad aprile, 4 anni fa...
Mi ricordo che erano le vacanze di Pasqua: avevo tutto il tempo che volevo. Una sera ero andata al cinema a vedere un film ricco di azione e il giorno dopo, come una vera adulta (anche se avevo solo 15 maledetti anni), mi ero recata dalla dottoressa...
I miei dicevano sempre che, quando facevamo le passeggiate, non camminavo in modo diritto, ma andavo a scontrarmi con chi avevo vicino ahah proprio come un'ubriaca: pensavamo tutti a un problema alle orecchie, qualcosa di semplice, per questo ero andata dalla dottoressa...
Ma io, come ho detto, sono speciale.

Non era un problema alle orecchie, la dottoressa le aveva controllate due volte per "essere sicuri".
Il suo sguardo era un po' preoccupato... ma all'epoca non me ne curai.
"Senti, ti faccio un foglio urgente per il pronto soccorso...non agitarti... sai come sono fatti quei posti...entri di mattina ed esci di sera esausto..."

Io non ero mai andata al pronto soccorso prima di allora...perciò non ero agitata, ma super eccitata.

Era pomeriggio quando io e mio padre ci presentammo al Pronto soccorso dell'ospedale pediatrico più vicino (rientravo ancora nella media dell'età per quell'ospedale).
Ci avevano fatto aspettare un'oretta e mezza...forse due, poi finalmente dalla bocca del dottore uscirono il mio nome e cognome.

Entrati nello studio e spiegato il problema, il dottore, insieme a due infermiere, mi fece fare quei famosi esercizi che la polizia fa fare agli ubriachi...

Io sembravo una super ubriaca al confronto.
Il dottore mi guardò preoccupato (ed eravamo a due) e, una volta usciti dal suo studio mi disse: "Ora, chiuda gli occhi e cammini diritto qui in corridoio".
Io pensai che fosse un esercito idiota, ma se era il dottore a parlare, bisognava eseguire: chiusi gli occhi e cominciai a camminare, mentre percepivo gli occhi dei dottori e delle infermiere che mi guardavano.
Un attimo dopo andai a sbattere...contro una barella.
Quando riaprii gli occhi capii che avevo camminato storto tanto da finire contro la parete del corridoio...

"Ti prenoto una TAC alla testa d'emergenza"
Era stato il dottore a parlare e io ero felicissima e solo un po' confusa, perché non avevo mai fatto qualcosa di simile e mi sentivo tanto in una puntata di Dottor House.

Qualche ora dopo aver fatto la TAC, arrivarono i risultati.
Erano le 19.15 ed ero sfinita.
Il dottore richiamò me e mio padre nel suo studio.
Una volta entrati ci disse "La TAC presenta un'anomalia.
Dovrai fare una risonanza magnetica per capire se va tutto bene."

La mia giornata al pronto soccorso si concluse così:
una TAC con qualcosa di anomalo e lo sguardo spavento del dottore.

-...Vuoi dei fazzoletti, Greta?-
Era la psicologa del liceo a parlare.
Solo allora mi sono accorta che quello che avevo raccontato non era uscito dalla mia bocca, ma era riemerso dalla mia memoria per restare chiuso nel mio cervello.

Stavo piangendo...
In modo sommesso, come se lo volessi nascondere.

-No! Mi lasci stare...devo andare-
Mi sono alzata dalla sedia e sono corsa via...
Come qualcuno che ha levato la maschera davanti alla persona sbagliata.
Come qualcuno con una grande sofferenza.

Come qualcuno che non assomiglia affatto a Greta.

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