Capitolo 3

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Greta

11 Gennaio
h 19
Sotto la doccia puoi piangere tranquillamente perché nessuno sente i tuoi singhiozzi. Nella mia famiglia, se piangi vieni considerato un pappa-molle... ma come potevo sfogare la mia tristezza e rabbia se non con il pianto?

Il 6 sono ritornata a scuola, scoprendo che i Monaghan sarebbero rientrati la settimana dopo e portando una bozza di tesina secondo me niente male.
I miei stupidi prof hanno letto il titolo provvisorio ("La moda degli anni Venti") del mio progetto, poi il primo punto della scaletta e hanno storto il naso...il primo che ha bocciato la mia idea è stato il carissimo prof di scienze: "Secondo me è decente come idea, ma come farai a collegare questo con la mia materia?"
WTF?! Che cazzo m'importa collegare le materie al tema della tesina? I prof-dinosauri non hanno specificato di realizzare una cosa simile!
Con tutta la calma che potevo racimolare in quel momento dissi:
-Non pensavo che si dovesse collegare il tema alle materie!-
-Scusa Greta, secondo te su cosa si baserà l'esame orale di maturità? Sempre ammesso che uno ci arrivi, ovviamente...-
Avrei voluto tanto prendere a botte quell'idiota, ma sarei stata sospesa, così mi limitai ad annuire e a dare ragione a ogni sua singola parola.
Anche gli altri professori si mostrarono poco interessati all'argomento (esclusa la prof di storia).
Questo è stato il mio primo giorno.

Due giorni fa le cose non sono andate meglio, anzi...
Avevamo una verifica di vocaboli latini (aka "abbiamo dovuto passare le nostre vacanze di Natale a imparare a memoria più di 700 vocaboli in lingua latina" e nella verifica ce ne avrebbe chiesti solo 15...) e grazie alla mia buona memoria ero arrivata preparata.

L'insegnante ha distribuito la "verifica": un foglietto con 15 parole risalenti all'età di Cicerone e uno spazio in fondo alla pagina dove scrivere la traduzione. Ho guardato la verifica con un gran sorriso, perché avevo già individuato la traduzione di 5 vocaboli; ho ritirato il mio pacchetto di fazzoletti nello zaino e ho preso la penna per scrivere...ma  ho sentito l'insegnante sibilare il mio nome...dal tono della sua voce sembrava aver notato qualcosa di orribile e un brivido mi ha percorso la schiena e le braccia:

-Greta! Restituisci immediatamente il compito!-
Io ho guardato smarrita tutta la classe:
-Perché, scusi?-
-Greta, non mi fare arrabbiare! Ho visto che tenevi il cellulare in mano quando avevo già distribuito le verifiche. Volevi fare la furba, ma non ci sei riuscita. Sono nata prima io di te e so riconoscere chi mi prende per stupida! Perciò dammi la verifica, o verrò a prenderla io stessa!-

Il suo mini monologo mi ha  spaventata tantissimo, ma l'orgoglio non è riuscito a farmi stare zitta:
-Non era il cellulare, ma un pacchetto di fazzoletti! Giuro che ho studiato a memoria ogni singolo vocabolo. Il mio cellulare è qui...-
Ma la prof non mi ha fatto finire di parlare, perché era già arrivata al mio banco per ritirare la verifica: sotto ai miei occhi ha scritto un "3" con la penna rossa vicino al mio nome, poi mi ha guardato: era strana, perché l'intonazione della voce non andava d'accordo con il suo sguardo, che sembrava dire "Mi dispiace, non me lo aspettavo da te!".
Così per mezz'ora sono rimasta con le braccia conserte sul banco e lo sguardo nel vuoto, mentre il resto della classe, che non aveva osato difendermi, faceva la verifica.
Quando è suonata la campanella, tutti sono usciti  dall'aula, come se volessero evitare ogni genere di conversazione o confronto con me.
Io mi sono alzata lentamente dalla sedia... avevo voglia di urlare e di piangere... ma non potevo permettermelo a scuola, così mi sono rannicchiata per terra e ho cominciato a pensare, non alla vendetta nei confronti della professoressa, ma a come avrei potuto recuperare quel voto.
Ero così tanto immersa nei miei pensieri, che non mi sono accorta della presenza di Andrea (quello che mi piaceva anni fa e che è nella mia classe):
-Greta hai degli occhi rossi da paura!-
Le parole sono arrivate al mio orecchio, ma il cervello non è riuscito a elaborarle...Ci sono voluti alcuni tentativi prima che riuscissi a replicare. Colui che avevo di fronte non era certo la persona che mi aspettavo proprio in quel momento, ma mi ha fatto molto piacere vedere qualcuno preoccupato per me. Mi ha detto che gli dispiaceva "un casino" per quello che era successo, poi che non aveva preso le mie parti per paura delle ripercussioni sui suoi risultati in greco e latino... gli ho detto che anche io non avrei avuto il coraggio di difendere un altro per la stessa paura e questo mi ha fatto riflettere molto.
In questa scuola, soprattutto nella mia classe, gli insegnanti si aspettano il massimo da ciascuno di noi: se uno fa un errore, è perduto. In più questi luridi esseri tendono a mettere uno studente in competizione contro l'altro e questo porta all'implosione del rapporto amichevole che in teoria si dovrebbe creare in una classe liceale...
Io e Andrea abbiamo parlato per tutti i dieci minuti dell'intervallo: vedevo in lui la stessa grinta e simpatia che mi avevano fatto prendere una cotta per questo strambo ragazzo 3 anni fa...Andrea non era cambiato, io sì, ma in quel momento ci siamo sintonizzati sulla stessa stazione radio ed è stato così che ho trovato un amico con cui sfogarmi e ridere.

Quando sono tornata a casa, i miei genitori erano in soggiorno e il mio pranzo, ormai freddo e scotto, giaceva sulla tavola della cucina.
-Mamma, papà...è successa una cosa molto strana e brutta-
Mio padre mi ha guardato con disappunto, poi ha spostato lo sguardo sul giornale aperto che aveva davanti:
-Che cosa è successo nel tuo Fantastico Paese delle Meraviglie?-
-La professoressa di latino mi ha confiscato il compito...pensava stessi copiando dal cellulare!-
-Ed era così?-

Non potevo crederci...mio papà pensava davvero che avessi copiato??

-Certo che no! Quello che ha visto non era un cellulare...stavo mettendo un pacchetto di fazzoletti nello zaino.-
-Cosa ti ho sempre detto? Se la prof ha deciso di ritirarti il compito, avrà avuto le sue buone ragioni. Non devi mai contraddire i tuoi insegnanti!-
-Vado a farmi una doccia!-

E sono scappata, letteralmente, in bagno.
Ho pianto per tutta la durata della doccia. Solo allora ho capito che avevo bisogno della mia nemesi per tirarmi su.

Annalise, (strano a dirsi) ho bisogno di te.

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