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Scozia. Otto anni dopo

Era una bellissima giornata per trovare una nuova casa. Ed un nuovo coinquilino.

Uscii dal vecchio e umido pozzo delle scale del mio palazzo in stile georgiano e mi ritrovai in una Edimburgo meravigliosamente calda. Abbassai lo sguardo sulle mie adorate Vans bianche e verdi che avevo comprato qualche settimana fa. Da allora non aveva fatto altro che piovere ininterrottamente, e temevo che non sarei mai riuscito a indossarle.

Oggi, però, il sole faceva capolino al di sopra della torre d'angolo della chiesa evangelica di Bruntsfield, scacciando la mia malinconia e restituendomi un briciolo di speranza.

Pur essendo uno che a soli diciott'anni aveva infilato dentro una valigia una vita intera negli Stati Uniti per decollare verso la propria madrepatria, i cambiamenti non erano proprio il mio forte.

Non più, a ogni modo. Mi ero abituato al mio enorme appartamento perennemente infestato dai topi. Mi mancava il mio migliore amico Zayn con cui avevo vissuto sin dal primo anno all'Università di Edimburgo.

Ci eravamo conosciuti nello studentato e avevamo fatto subito amicizia. Eravamo entrambi molto riservati e stavamo bene insieme per il semplice fatto che nessuno dei due insisteva affinché l'altro parlasse del proprio passato.

Dal momento che in quel primo anno insieme si era creata tra noi una certa sintonia, per il secondo anno decidemmo di prenderci un appartamento (o una "casetta", come diceva Zayn).

Adesso che eravamo laureati, Zayn si era trasferito a Londra per cominciare il dottorato e io ero rimasto senza coinquilino. Come se non bastasse, avevo perso anche il mi secondo amico più caro, Liam, il ragazzo di Zayn. Era andato anche lui a Londra (una città che detestava, potrei aggiungere) per stare insieme all'amato. E la ciliegina sulla torta era che il mio padrone di casa stava divorziando e aveva bisogno di riavere il suo appartamento.

Avevo passato le ultime due settimane a rispondere ad annunci di ragazzi che cercavano un coinquilino.

Finora era stato un fiasco. Uno non voleva dividere la casa con un americano. Vi lascio immaginare la mia faccia sbigottita. Tre degli appartamenti erano semplicemente... orribili.

Sono abbastanza certo che uno dei ragazzi fosse uno spacciatore di crack, e la casa dell'ultima sembrava essere più utilizzata di un bordello.

Speravo davvero che il mio appuntamento di oggi con Niall Horan andasse per il verso giusto. Era la casa più costosa che avessi programmato di vedere e si trovava dal lato opposto rispetto al centro.

Ero sempre stato parsimonioso con i soldi della mia eredità, come se spenderne il meno possibile potesse in qualche modo smorzare il gusto amaro della mia "buona" fortuna, ma ormai ero sull'orlo della disperazione.

Se volevo diventare uno scrittore, mi servivano il giusto appartamento e il giusto coinquilino.

Vivere da solo era una possibilità, certo. Potevo permettermelo.

Tuttavia, la pura verità, era che non mi piaceva l'idea di starmene in assoluta solitudine. Nonostante la mia tendenza a tenere per me l'ottanta per cento di me stesso, mi piaceva essere circondato di persone. Quando mi parlavano di qualcosa che non capivo, potevo vedere quel qualcosa dal loro punto di vista, e ritenevo che la prospettiva sul mondo di ogni bravo scrittore non dovesse avere confini.

Nonostante non ne avessi bisogno, il Giovedì e il Venerdì sera lavoravo in un locale in George Street.

Il vecchio cliché era proprio vero: alle orecchie dei baristi giungono sempre le storie più interessanti.

Sei bellissimo, staseraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora