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Chiedo venia per l'immenso ritardo, spero mi perdonerete con questo capitolo lungo lungo...  Grazie beta :*


Avete presente quando nei documentari, il piccolo e grazioso suricato, gironzola sulle sue quattro piccole e graziose zampine da suricato per tornare nella sua tana? Dove lo aspettano la sua famiglia, i suoi intrighi ed i suo drammi da piccolo suricato? E all'improvviso, si vede l'enorme aquila buttarsi in picchiata verso di lui...?

Il piccolo e furbo suricato corre subito a nascondersi ed aspetta che l'enorme aquila se ne vada. Passa un po' di tempo, e il suricato conclude che l'aquila, stancatasi, debba essere andata a terrorizzare un altro piccolo e grazioso suricato. Così esce strisciando dal suo nascondiglio e, felice e contento, si rimette in cammino.

E non appena il piccolo suricato crede di essere arrivato sano e salvo, ecco l'enorme aquila avventarsi su di lui e afferrarlo con i suoi enormi artigli.

Ecco... io sapevo esattamente come si sentiva il piccolo suricato...

Harry non mi richiamò, né mi mandò messaggi o e-mail.

Nei giorni successivi feci in modo di tenermi occupato, lottando con il mio manoscritto, cancellando capitoli che avrebbero potuto essere scritti da una ragazzina della scuola media, pulendo casa da cima a fondo e sfruttando con Niall gli svaghi che il Festival di Edimburgo offriva.

Andammo al teatro Big Top, che si trovava al Meadows, a vedere uno spettacolo dei The Lady Boys of Bangkok, e, accidenti, c'erano alcuni ragazzi davvero notevoli.

Visitammo la mostra di Edvard Munch alla Scottish National Gallery of Modern Art, nella zona ovest della città, e comprammo a poco prezzo due biglietti per vedere un giovane comico emergente che si esibiva in una tetra stanzetta, dell'ormai datato edificio del circolo studentesco al campus universitario.

Trovarmi lì fece riaffiorare molti ricordi di quando io, Zayn e Liam in quel circolo eravamo quasi di casa. Cercai di godermi il festival con la sua folla, i turisti e il profumo di caffè, birra e cibo caldo che aleggiava ovunque.

I marciapiedi erano invasi dagli ambulanti che vendevano la loro merce: c'erano bigiotteria, poster, souvenir vari e volantini dappertutto.

Andai anche dalla psicologa e, in quella che si rivelò una seduta traumatizzante, parlai per la prima volta in assoluto di Dru...

Proprio così. Ma non volevo pensarci.

Quando arrivò Giovedì, ero riuscito a convincermi del fatto che Harry mi avesse soltanto preso in giro. Dopo tutto, se avesse fatto sul serio, mi avrebbe almeno mandato un messaggio per assicurarsi che non mi fossi dimenticato di lui, e invece no. Niente.

Nada.

Adesso, anziché il Giovedì e il Venerdì, lavoravo il Venerdì ed il Sabato, e dunque mi aspettava una serata tranquilla a casa.

Niall mi aveva detto che avrebbe dormito dalla madre, dal momento che aveva voglia di passare un po' di tempo con la sua famiglia, ma io, da brava oca, non avevo dato importanza alla cosa.

Ero impreparato, rilassato, convinto che Harry si fosse scordato di me. Sporsi così la mia stupida testa fuori dal mio stupido nascondiglio. E fu in quel preciso istante che Harry si avventò su di me come un'enorme aquila.

In tutta la casa regnava il silenzio, fatta eccezione per il soggiorno, dove me ne stavo rannicchiato su una poltrona a sorseggiare un bicchiere di vino guardando 300 di Zack Snyder.

Solo adesso mi rendo conto di quanto pessima fosse stata quell'idea.

La colpa di ciò che accadde poi, infatti, fu di tutti quei corpi muscolosi e del vino, che mi aveva illanguidito.

Sei bellissimo, staseraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora