Non andai al picnic di Harry... Cioè, ci andai, ma non ci andai.
Allibito dal suo essersi ritrasformato nell'Harry ultra sexy di quella prima corsa in taxi che non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso, non sapevo proprio come interpretare il suo comportamento.
Ero confuso sì, e me la stavo anche facendo sotto alla grande.
Così optai per una soluzione da vero codardo e convinsi Zayn ad aiutarmi a svignarmela - mentendogli tra l'altro sul perché -, senza dare a nessuno l'impressione di volermela svignare...
Sabato arrivò in fretta, una giornata sorprendentemente calda, e i Meadows, un grande parco dall'altra parte di Edimburgo, nei pressi dell'università, era affollato di gente che si crogiolava al sole o faceva sport.
Harry era riuscito a trovare un posticino all'ombra.
Josh, Taylor, Ed ed Harry erano già lì quando Niall e io arrivammo, le risa, le grida dei bambini e l'abbaiare dei cani, creavano un allegro sottofondo musicale. Era una giornata perfetta e al parco l'atmosfera era carica di contentezza.
Per un attimo pensai che mi sarebbe piaciuto restare.
«Ehm...» osservai guardando le due ceste portate da Harry. Il contenuto era talmente elaborato che non mi sarei stupito se le avesse rubate da Harrods. «E questo tu lo chiameresti picnic?»
Quando li avevamo raggiunti, Harry si era alzato e aveva attirato Niall al suo fianco per abbracciarlo, indicando con aria fiera le ceste posate su una bellissima coperta di ciniglia.
Ora la sua espressione era confusa.
«Sì» rispose accigliato. «Perché, tu come lo chiameresti?»
«Un ristorante a cinque stelle su erba.»
Le sue labbra si incresparono in un sorrisetto divertito e ironico. «Ho fatto preparare tutto al ristorante.»
«Quale ristorante? Quello a cinque stelle?»
«Credo si stia facendo beffe di te e di tutti i tuoi soldi, Harry» disse Niall con un grande sorriso. «È un tantino troppo.»
Lui rispose con un lamento contrariato. «Dannazione, è un picnic! Sedetevi. Mangiate. Chiudete il becco.»
Niall ridacchiò e si lasciò cadere vicino a Josh, che gli mise un braccio intorno alle spalle e la strinse a sé.
«Sono contento di vederti, Nì.»
«Sì, anch'io.» Niall gli sorrise, ma si scostò leggermente.
Inarcai un sopracciglio. Che cosa stava succedendo?
«Be'?»
Alzai lo sguardo verso Harry e vidi che mi stava porgendo la mano, l'ardore tutt'altro che celato negli occhi.
Zayn mi salvò con un tempismo perfetto.
Il mio telefono squillò e, con un'espressione di scuse, lo tirai fuori dalla tasca.
«Ehi, Zay.»
Mi voltai e mi allontanai di qualche passo, per non rischiare che gli altri lo sentissero all'altro capo del telefono.
«Ho un'emergenza» disse in tono piatto. «Abbandona il picnic.»
«Oh, no. Stai scherzando?» risposi, stando al gioco con la vocina materna di chi vuole confortare qualcuno. «Stai bene?»
«Porca miseria, Lou, ti credevo capace di mentire» borbottò Zayn. «Stai parlando come un'alieno che ha giusto sentito parlare del concetto umano di preoccupazione, ma che non sa come metterlo in pratica.»
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Sei bellissimo, stasera
FanfictionSono trascorsi quattro anni da quando Louis Tomlinson, giovane americano, si è lasciato alle spalle un tragico passato per cominciare una nuova vita a Edimburgo, seppellendo il suo dolore, ignorando i suoi demoni, cercando insomma di dimenticare la...