«Quindi l'uomo del mistero se n'è andato?»
Nel sentire quella voce, mi venne un colpo e sobbalzai, spargendo sul ripiano della cucina il caffè istantaneo che avevo appena preso col cucchiaino.
Fulminai Harry con un'occhiataccia.
«Ma tu non lavori e non bussi mai?»
Abbandonato contro la porta della cucina, mi osservava mentre preparavo il mio caffè del mattino.
«Posso averne uno anch'io?» domandò con un cenno in direzione del bollitore.
«Come lo prendi?»
«Con un po' di latte. E due zollette di zucchero.»
«Mi sarei aspettato che dicessi nero.»
«Se c'è qualcosa di nero qui, quello è il tuo umore.»
Feci una smorfia. «Lo vuoi o no questo caffè?»
«Ma come siamo cordiali di prima mattina» brontolò.
«E quando mai non sarei cordiale io?»
Buttai due zollette di zucchero nella sua tazza con fare ostile.
La risata di Harry mi colpì dritto allo stomaco. «Giusto.»
Mentre l'acqua si scaldava, mi voltai appoggiandomi contro il ripiano, con le braccia incrociate sul petto.
Ero ben consapevole di non portare solo i boxer, anzi, credevo di non essere mai stato più consapevole del mio corpo di quanto lo fossi quando c'era Harry nei paraggi. Ad essere sincero, avevo smesso di preoccuparmi del mio aspetto fisico ed altre scemenze del genere quando i miei genitori e Beth erano morti.
Indossavo quel che mi piaceva, ero così com'ero, e non me ne importava niente di quello che i ragazzi avrebbero potuto pensare.
In qualche modo la cosa sembrava giocare a mio favore.
Ma lì, di fronte ad Harry, mi resi conto di non essere più tanto sicuro al riguardo. Ero curioso di sapere cosa pensasse di me. Non ero uno stangone come quei strafighi che sicuramente orbitavano intorno al suo mondo. Anzi, a dirla tutta ero proprio un nano...
Le mie gambe erano snelle e la vita stretta, sì, ma quanto a fianchi e sedere ero ben messo. Avevo dei bei capelli di un colore indefinito, tra il biondo e il castano, ma il mio punto di forza erano probabilmente i miei occhi, o almeno questo era quello che gli altri mi dicevano.
Avevo gli occhi di mio padre. Erano azzurri con venature color piombo, non grandi e dolci quanto quelli di Holly e di Niall, bensì a mandorla, con un taglio felino, perfetti per scoccar occhiatacce.
No. Non ero bello, né grazioso né tantomeno sexy. Non pensavo nemmeno di essere brutto, ma prima di allora, non mi era mai passato per la testa di preoccuparmi di essere straordinario.
Harry però faceva sì che me ne preoccupassi... Il che, in un certo senso, mi dava sui nervi.
«Sul serio, non lavori?»
Si scostò dalla porta e venne verso di me a passo lento e disinvolto.
Indossava l'ennesimo abito a tre pezzi. Per un altro della sua statura e con le spalle larghe quanto le sue, sarebbero forse parsi più appropriati un paio di jeans e una camicia di flanella, soprattutto con quei lunghi capelli arruffati e quella barba ispida, ma insomma, quel completo gli stava proprio da dio.
Mentre si avvicinava, la mia mente iniziò a vagare nel regno della fantasia: Harry che mi baciava sollevandomi per farmi sedere sul ripiano della cucina, mi apriva le gambe, si spingeva contro di me, mi infilava la lingua in bocca, mi metteva una mano sulla nuca mentre mi faceva scivolare l'altra tra le cosce...

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Sei bellissimo, stasera
FanfictionSono trascorsi quattro anni da quando Louis Tomlinson, giovane americano, si è lasciato alle spalle un tragico passato per cominciare una nuova vita a Edimburgo, seppellendo il suo dolore, ignorando i suoi demoni, cercando insomma di dimenticare la...