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Me ne stavo lì sdraiato, a fissare il soffitto della mia camera. Fitte alle gambe e dolori ai muscoli accompagnavano ogni mio movimento.

Quello di ieri sera era stato il miglior sesso della mia vita. E l'avevo fatto con Harry Styles. E poi ci eravamo addormentati insieme.

Aggrottai la fronte e, dopo aver girato la testa sul cuscino, osservai il vuoto accanto a me. Non mi piaceva l'idea di includere romanticherie del genere nel nostro accordo, ma dal momento che comportavano dei vantaggi, avrei messo da parte il mio disagio e affrontato la situazione.

Soprattutto considerato che Harry, andandosene senza svegliarmi, aveva fatto la cosa giusta. Quello sì che era un comportamento da amici di letto e niente più.

Poteva funzionare. Potevo farcela.

Il rumore di un armadietto della cucina che si chiudeva mi trascinò fuor dal letto. Il battito del mio cuore cominciò ad accelerare.

Che Niall fosse a casa? Ma poi i miei occhi andarono a posarsi in fondo al letto. La camicia del riccio. L'aveva raccolta da terra. Controllai la sveglia: le otto. Merda. Non se n'era ancora andato.

Che diavolo ci faceva qui? Non doveva andare al lavoro?

La rabbia prese a scorrermi nelle vene e sentii le mie guance avvampare mentre balzavo in piedi e dissotterravo una canotta e i pantaloncini del pigiama. Uscendo dalla stanza per andare a fronteggiarlo, mi ravvivai i capelli con la mano.

Davanti alla porta della cucina mi immobilizzai e sentii l'ormai fin troppo familiare fitta di desiderio.

Harry stava versando del latte dentro due tazze già riempite di caffè, ed era davvero sexy. Si era rimesso i pantaloni del completo, ma, ovviamente, era a torso nudo. I muscoli delle sue spalle larghe seguivano i suoi movimenti, e non potei non pensare a quanto fosse stato meraviglioso sentirli sotto le mie mani.

«Due di zucchero, giusto?» domandò prima di sbirciarmi da sopra la spalla. Il sorrisino che aveva sulle labbra mi colpì come un pugno al petto. Era intimo. Affettuoso.

Provai un dolore tremendo.

La mia espressione si indurì. «Cosa ci fai ancora qui?»

«Preparo il caffè.» Si strinse nelle spalle, aggiunse lo zucchero e cominciò a mescolare.

«Non devi lavorare?»

«Ho una riunione tra qualche ora. Ho tutto il tempo di prendermi un caffè.»

Sorrise di nuovo, attraversando la cucina per porgermi il mio. Non appena la mia mano si strinse intorno alla tazza calda, la bocca di Harry si posò sulla mia. Avido del suo sapore, ricambiai il bacio. Un bacio breve, ma dolce.

Quando si ritrasse, lo guardai imbronciato. Il riccio sospirò e bevve un sorso di caffè prima di domandare: «E adesso cosa c'è?».

«Sei ancora qui.»

Girai sui tacchi e mi diressi in soggiorno, dove mi rannicchiai nell'angolo del divano con i piedi sotto il sedere. Harry si lasciò cadere sulla poltrona e dovetti sforzarmi di non mangiarmelo con gli occhi. Il mio sguardo si fece ancora più torvo.

«E sei senza camicia.»

Incurvò un angolo della bocca come se sapesse esattamente cosa scatenava dentro di me la vista del suo corpo seminudo.

«Al mattino mi ci vuole un caffè per riuscire a mettermi in moto, e dal momento che lo stavo preparando per me ho pensato di prepararne uno anche per te.»

«Sono sicuro che non ti ci voglia un caffè per riuscire a chiamare un taxi.»

«E poi dobbiamo parlare» aggiunse.

Sei bellissimo, staseraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora