Non so come mai, ma alla brava dottoressa non raccontai nulla di tutto ciò. Serbavo gelosamente quella parte di me, e me la tenevo stretta mentre cercavo di capire cosa ne avrei fatto di preciso.
Non avevo ancora nessun piano, ma non lasciai che la cosa mi impedisse di godermi il tempo che trascorrevo con Harry. E di questo sono grato, poiché in quel momento non immaginavo minimamente che, appena qualche settimana dopo il matrimonio, all'inizio di Dicembre, tutto sarebbe cambiato.Mentre Niall lavorava al tavolo della cucina, io e Harry ci stavamo rilassando nella penombra del soggiorno, le luci dell'albero di Natale che brillavano accanto alla finestra. Niall, da fanatico del Natale qual era, aveva insistito affinché il primo di Dicembre facessimo l'albero.
Era un gelido Mercoledì sera e stavamo guardando A Bittersweet Life, un film coreano incentrato su una storia di vendetta.
Io ero attentissimo, ma la mente di Harry sembrava essere altrove.
«Ti va di andare al mercatino tedesco Sabato?»
C'ero già stato pochi giorni prima con Niall, ma adoravo quel posto e poi sarei stato con Harry, per cui sì, mi andava. Sotto Natale, Edimburgo era magica, anche per un non credente come me.
Tutti gli alberi dei giardini di Princes Street erano ricoperti di luci bianche. Nella zona ovest, accanto alla Royal Scottish Academy, c'era un mercatino tedesco con profumini fantastici, idee regalo originali e strani salumi, mentre nella zona est, accanto al monumento a Scott, si trovava un lunapark con un'enorme ruota panoramica che illuminava il cielo notturno.
Non c'era nulla di più bello che passeggiare su quella strada al crepuscolo di una fredda giornata d'inverno.
«Certo.» risposi sorridendogli. Io ero sdraiato sul divano, mentre Harry se ne stava seduto all'estremità. Annuì.
«Pensavo che a Febbraio potremmo prenderci una pausa dal lavoro. Un weekend lungo, magari. Ho uno chalet all'Hunters Quay che dà proprio sull'Holy Loch. È molto carino. Tranquillo. Per non parlare dello straordinario ristorante indiano che c'è a Dunoon, sulla riva opposta del lago.»
Sembrava un'idea fantastica, soprattutto considerato che vivevo in Scozia da più di quattro anni e non ero mai andato oltre St Andrews.
«Perché no? E dove si trova di preciso questo posto?»
«Ad Argyll.»
«Ah.» Non mi risultava che fosse nelle Highlands. «Ma Argyll non è a ovest?»
Come se mi avesse letto nel pensiero, Braden ghignò. «È nelle Highlands occidentali. È spettacolare, credimi.»
«Mi è bastato sentirti nominare il Loch per convincermi.» rispos accentuando il "ch" proprio come lui. «Dimmi solo quando e io ci sarò.»
A quelle parole, lo sguardo di Harry si fece affettuoso e divertito al tempo stesso.
«Sesso e vacanze.»
«Eh?»
«Sto facendo un elenco delle cose che ti rendono una persona piacevole.» Spingendogli la gamba con un piede, lo canzonai: «E non hai altro che sesso e vacanze?».
«La lunghezza dell'elenco non dipende certo da me.»
«Stai forse dicendo che sono una persona poco piacevole?»
Inarcò un sopracciglio.
«Lou, ma quanto credi che sia stupido? Pensi sul serio che risponda ad una domanda simile? Stanotte voglio dormire con te.»
Spinsi più forte.
«Bada a come parli o potresti ritrovarti a dormire un sonno eterno.»
Harry gettò la testa indietro e rise. Fingendomi corrucciato, tornai a guardare il film.
«Ti va bene che tra le lenzuola ci sai fare.»
«Ma senti questo.» disse afferrandomi un piede. «Io penso che ci siano altre ragioni per cui ti piace stare con me.» Lo guardai di sottecchi.
«Ecco, in questo momento, per quanto mi stia sforzando, non me ne viene in mente nemmeno una.»
Harry, dopo averlo strattonato, agitò le dita in direzione del mio piede.
«Rimangiati quello che hai detto o il tuo piede è spacciato.»
Oh, accidenti, no! Mi strinsi la pancia.
«Harry, no.»
Sordo alla mia richiesta, cominciò a farmi il solletico, stringendo la presa mentre io ridevo come un pazzo ed agitavo le gambe nel tentativo di liberarmi.
Non aveva la minima intenzione di fermarsi. Era spietato!
«Harry.» ansimai isterico, cercando di allontanarlo con le braccia, ma senza smettere di dimenarmi, visto che lui non dava tregua ai miei piedi.
Ridevo sempre di più, mi facevano male le costole e ad un certo punto... Orrore.
Mi sfuggì una puzzetta.
Una di quelle colossali, a dire il vero.
Harry lasciò andare immediatamente i miei piedi e la sua risata sonora e tonante riempì la stanza, divenendo ancor più fragorosa quando - visto che mi aveva mollato di colpo i piedi mentre io ero intento a scalciare - persi l'equilibrio e caddi per terra con un tonfo tutt'altro che dignitoso.
Mentre Harry crollava contro il divano spanciandosi dalle risate sia per la puzzetta che per il mio volo, in preda alla vergogna, presi un cuscino e, da sdraiato per terra dov'ero, glielo buttai addosso.
Ovviamente la cosa lo fece soltanto ridere ancora di più.
Era proprio un idiota. Non sapevo se sentirmi umiliato per essermi lasciato andare in quel modo davanti a lui - insomma, non sono certo cose che si fanno in compagnia - o se lasciarmi contagiare dalla sua risata.
«Harry.» mugolai. «Piantala. Non è divertente» proseguii sbuffando mentre le mie labbra si schiudevano in un'espressione a metà tra un sorriso e una smorfia.
«Ah, piccolo.» Cercò di prendere fiato e, dopo essersi asciugato una lacrima dall'angolo dell'occhio, mi guardò sogghignando. «È stato divertente eccome.» Tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.
Io la respinsi con un ceffone. «Sei proprio un immaturo.»
«Ehi, non sono io quello che ha appena fatto una puzzetta.»
Oddio, era terribile. Gemetti, sdraiandomi sulla schiena e coprendomi gli occhi con le mani.
«Louis.» Il tono della sua voce era divertito mentre mi posava le dita sul ginocchio. «Piccolo, perché sei così imbarazzato? Era solo una puzzetta. Fatta con un tempismo perfetto, potrei aggiungere.»
Mandai giù l'umiliazione.
«Ti prego, chiudi il becco.» Ridacchiò di nuovo, al che io, furente, sbarrai gli occhi. «Ti stai divertendo!»
«Ecco... Sì.» rise con un luccichio nello sguardo. «Non ti ho mai visto imbarazzato prima d'ora. Anche quando ti ho sorpreso a girare nudo per casa, hai fatto il duro e ti sei comportato come se non te ne importasse nulla. Il fatto che tu ti senta umiliato per una puzzetta è davvero adorabile.»
«Io non sono adorabile!»
«Per me sì.»
«Io sono freddo e padrone di me stesso.» ribattei. «Le persone fredde e padrone di se stesse non si lasciano sfuggire puzzette. E tu, nello specifico, non dovresti sapere che ne faccio.»
Harry storse la bocca.
«Mi spiace dovertelo dire, piccolo, ma sapevo già che ne facevi. Sai, fa parte della natura umana.»
Scossi il capo con aria spavaldo.
«Dovremmo chiudere qui la nostra storia. Ormai non c'è più nessun segreto tra noi.»
Harry riprese a ridere a crepapelle e si chinò per sollevarmi prendendomi per i fianchi. Stavo giusto lasciando che mi aiutasse ad alzarmi quando dalla cucina giunsero prima un frastuono e poi un tonfo.
Io ed Harry ci guardammo di colpo negli occhi e le nostre risate svanirono.
«Niall?» gridò Harry in tono interrogativo. Silenzio.
«Niall!»
Ancora nulla.
Il mio sguardo preoccupato incontrò quello di Harry. Balzai in piedi. Harry aveva già lasciato la presa e si era precipitato di là.
«Niall!» lo sentii urlare. La paura che udii nella sua voce mi fece accelerare il passo.
La vista che mi si presentò una volta arrivato in cucina mi sconvolse.
Restai paralizzato ad osservare Harry inginocchiato per terra con le mani sospese sopra il corpo di Niall, che si contorceva in preda alle convulsioni, le palpebre che sbattevano veloci e la bocca aperta.
«Niall?» Harry si voltò di scatto verso di me, pallido in viso. «Chiama soccorsi. Credo che abbia una crisi.»
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Sei bellissimo, stasera
Fiksi PenggemarSono trascorsi quattro anni da quando Louis Tomlinson, giovane americano, si è lasciato alle spalle un tragico passato per cominciare una nuova vita a Edimburgo, seppellendo il suo dolore, ignorando i suoi demoni, cercando insomma di dimenticare la...