Non avevo idea di dove abitasse Harry e mi stupii di scendere dal taxi davanti all'università, sul marciapiede che conduceva al Meadows. In un edificio moderno, sopra a un bar e ad un supermercatino, si sviluppava un complesso di appartamenti di lusso.
Salimmo in ascensore fino in cima a palazzo ed Harry mi condusse nel suo attico a due piani.
Avrei dovuto immaginarlo.
Era a dir poco strepitoso, ma era evidente che ci abitava un uomo. Pavimenti in legno massiccio dappertutto, un immenso divano ad angolo in pelle scamosciata color cioccolato, un camino a parete bordato in vetro nero e, nell'angolo, un enorme televisore a schermo panoramico. Un muro separava il soggiorno dalla cucina con isola abbinata che, pur essendo indubbiamente superattrezzata, aveva fredde rifiniture d'acciaio e sembrava non essere mai stata utilizzata. In fondo all'appartamento una scala portava a quelle che immaginai essere le camere da letto.
Era tutto quel vetro a rendere la casa così strabiliante.
Dalle finestre che, su tre lati, salivano dal pavimento fino al soffitto, si poteva ammirare la città e, attraverso una portafinestra, si passava dal soggiorno a un grandissimo terrazzo.
Più tardi avrei scoperto che, al piano di sopra, sul lato opposto dell'edificio, nella camera da letto principale si aprivano altri finestroni altissimi e un secondo terrazzo, che facevano sì che l'attico avesse una panoramica a trecentosessanta gradi sulla città.
Di sera Edimburgo era spettacolare. Mia madre non le aveva mai reso giustizia quando aveva provato a descrivermela.
Sentii una fitta di nostalgia squarciarmi il petto mentre me ne stavo in mezzo al soggiorno di Harry a fissare il mondo là fuori, domandandomi quante volte lui facesse altrettanto.
«Non hai ancora detto una parola. Stai bene?»
Mi voltai, sapendo che in lui avrei trovato sollievo, almeno per un po'.
«Che ne dici di un po' di sesso per dimenticare?»
Harry sorrise languidamente, perplesso, scatenando un nuovo guizzo di desiderio nel mio stomaco.
«Per dimenticare?»
«Sì, quella brutta storia. Quello che ti ha fatto tua moglie. Quello che ti ha fatto il tuo amico. Tutte quelle stronze senza cuore che volevano qualcosa da te.»
La sua espressione cambiò all'istante, divenendo dura, impenetrabile. Fece un passo verso di me.
«Stai dicendo che tu non vuoi nulla da me?»
«Voglio questo. Voglio il nostro accordo. Voglio che tu...» trattenni il respiro, sentendo che stavo perdendo il controllo. «Mi scopi fino a farmi dimenticare tutto.»
«Dimenticare cosa, Louis?»
Possibile che non capisse? La mia maschera era davvero così insondabile?
Mi strinsi nelle spalle.
«Tutto il vuoto.» Mi scrutò per un momento senza dire nulla.
Poi mi attirò bruscamente tra le sue braccia, le mani strette intorno alla mia nuca mentre la sua bocca si univa alla mia.
Fu un bacio disperato. Di chi dei due fosse la disperazione, questo non lo sapevo. Sapevo soltanto che non ero mai stato baciato con tanta passione, con tanto ardore.
Non c'era spazio per la tenerezza: stavamo cercando di perderci l'uno dentro l'altro.
Harry si allontanò da me e, con il petto che faceva su e giù a un ritmo frenetico, tentò di riprendere fiato.
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Sei bellissimo, stasera
FanfictionSono trascorsi quattro anni da quando Louis Tomlinson, giovane americano, si è lasciato alle spalle un tragico passato per cominciare una nuova vita a Edimburgo, seppellendo il suo dolore, ignorando i suoi demoni, cercando insomma di dimenticare la...