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«Sicuro che starai bene?»

Niall incrociò le braccia sul petto e sbuffò.

«Se me lo domandi un'altra volta, non prenderti nemmeno la briga di tornare.»

Lanciai un'occhiata a Harry, che scosse leggermente il capo.

«Non guardare me. Prima che tu venissi ad abitare qui, era la persona più mite del mondo.»

Vero.

Niall ridacchiò nel cogliere la mia espressione fintamente offesa e poi alzò le mani in aria.

«Dài, ragazzi. È passato un mese. Sto bene. Josh si è praticamente trasferito qui, e voi due avete un aereo da prendere.»

Harry baciò il fratello sulla guancia, prima di voltarsi per aprire la porta d'ingresso con la nostra valigia in mano.

In fin dei conti era stato un bene che avesse strappato il mio biglietto, dal momento che per accettare il mio invito a venire in Virginia, aveva dovuto cambiare i suoi programmi ed avevamo quindi posticipato le date del viaggio. E, poi, ad essere sinceri, volevamo essere sicuri che Niall fosse di nuovo in piedi prima di partire.

Dopo essere stato riempito di attenzioni materne per un mese intero da me, Josh, Harry e da quella che era davvero sua madre, probabilmente Niall era felice di liberarsi di noi.

Stava ancora cercando di recuperare le energie e spesso si sentiva esausto, ed era ancora molto scosso da quell'esperienza.

Gli consigliai di cominciare una terapia con la dottoressa Pritchard, e Niall aveva fissato il primo appuntamento di lì a qualche giorno.

Speravo che gli avrebbe dato una mano...

Mi domandai se la brava dottoressa avrebbe dato una mano anche a me. Ero un po' in ansia da separazione.

«Louis, il taxi vi sta aspettando.» disse Niall spingendomi verso la porta.

«Bene.» borbottai. «Ma se non badi a che non ti succeda niente mentre siamo via, ti uccido.»

«Ricevuto.»

«Di' a Josh che lo stesso vale per lui.»

«Lo metterò in guardia. Adesso volete andarvene ad affrontare questa cosa importantissima?»

Mi strinse forte a sé.

«Mi sarebbe piaciuto accompagnarti.»

Ricambiai l'abbraccio per poi staccarmi da lui.

«Andrà tutto bene. Ci sarà un uomo d'affari ultra autoritario a guardarmi le spalle.»

«Guarda che ti ho sentito.» gridò Harry dall'altra parte della porta.

Accidenti. Credevo fosse già in taxi.

«Sarà meglio che vada se non voglio rischiare di volare da solo.»

«Chiamami quando atterrate.»

«Sarà fatto.»

Ci salutammo, dopodiché lasciai che Harry mi spingesse dentro il taxi.

Era stato un lungo mese, in cui eravamo stati – e lo eravamo tuttora – preoccupati per Niall, ma le tonnellate di sesso che io e Harry facemmo per riconciliarci ci aiutarono non poco ad alleggerirci di tutto quel peso.

Concedetemi il gioco di parole.

Stavamo ancora cercando di riaggiustare le cose dopo il pasticcio della rottura, ma questo nuovo "noi" era eccitante.

Sei bellissimo, staseraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora