CAPITOLO 5

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CAPITOLO CINQUE
A tavola si mise seduto vicino a me. L'attimo di tensione di poco prima era sparito, e durante tutto il pranzo chiacchierammo di tutto e di niente, come fanno due persone che si conoscono da molto tempo. Anche quando diceva qualcosa di serio, con quella faccia mi faceva ridere. L'attenzione di tutta la tavola era rivolta su di noi, ma non mi importava. Stavo scoprendo un nuovo lato di quella persona che già sapevo essere meravigliosa. E mi piaceva ancora di più di quello che già conoscevo. La sua sensibilità era ancora più grande di quello che avevo potuto vedere in altre occasioni, non si vergognava a raccontarmi cose sue, sia i momenti belli "che quest'anno sono stati veramente tanti", sia quelli brutti. Dietro a quel sorriso c'era una grande tristezza e dolore. Quel ragazzo amato da così tante persone aveva una paura terrificante di rimanere da solo. Avrei voluto dirgli che io ci sarei sempre stata, perché ora conoscevo anche Marco, e non più solo Marco Mengoni, e che volevo bene anche a quella parte di lui. Ma davanti ai miei mi vergognavo. Quando finimmo di mangiare, aiutai, per poter rimanere sola con lei, mia zia a sparecchiare.
"Non me devi di niente? Come ci è arrivato lui qui?"
"Eeeeehhh... Lunga storia..." rideva.
"E allora comincia a raccontare"
"Ma niente, un giorno Marta è venuta nel mio ufficio.... All'inizio non l'avevo riconosciuta, poi parlando è venuto fuori chi era, quella sera ci siamo viste a cena e c'era anche lui, gli ho parlato di te e si è incuriosito... Tutto qui, te l'ho un po' riassunta..."
"Te non me la racconti mica giusta, però vabbè, facciamo finta che ci credo"
Tornai in salotto e c'era Marco che prendeva una sigaretta "Mi fai compagnia mentre fumo fuori?"
A me il fumo dava fastidio, ma non me lo sarei fatto ripetere due volte. Mi divertii a vedere come si impegnava a fare gli anelli. In mezza giornata avevo riso più di tutta la settimana passata.


Non so perché mi misi a farle quelle confidenze davanti a tutti. Forse perché mi ispirava fiducia, perché sapevo che poteva capirmi, non so. Però lo feci. E mi sentii meglio. Non la seguii quando andò dietro alla zia con la scusa di sparecchiare, sapevo che le avrebbe fatto l'interrogatorio. Quando tornò le chiesi di uscire. Dopo aver finito la sigaretta mi buttai sul prato e le feci cenno di sedersi vicino a me. "Mica mordo! Tanto ora i piccoli vanno a dormire, è inutile che rientriamo, è pure una bella giornata. E poi non pensare di scappare alle domande personali!"
Fece una risatina nervosa, ma comunque si mise davanti a me.
"Allora... Vediamo un po'.... Una ragazza così carina avrà sicuramente il ragazzo... Giusto?" Era carina veramente, non una di quelle che ti giri per strada e pensi che figa, ma se la stavi a guardare bene non era male, anzi, solo non era un tipo di bellezza convenzionale. E poi on potevo non fissare quegli occhi. Fece segno di no con la testa, stavolta non mi guardava in faccia come prima. "Allora ti sei lasciata da poco?"
"No"
"Da tanto?"
"Nemmeno"
"Non capisco"
"Non ho mai avuto un fidanzato...." Guardava dall'altra parte, piangeva, evidentemente questa cosa la faceva stare male. Forse la rendeva insicura, me lo aveva detto prima che non viveva un periodo felice. Forse c'era altro dietro che ancora non mi aveva detto. Istintivamente la abbracciai "Puoi dirmi tutto, sfogati, ti ascolto... Ci sono qua io oggi, non ti preoccupare"

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Quando il buio si avvicina pensa a me. - Marco Mengoni -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora