CAPITOLO 32

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CAPITOLO TRENTADUE

#Marco

Finalmente tornavo a Roma. Avevo finito tutti gli impegni, non il lavoro. Infatti già ci eravamo messi al lavoro per il nuovo disco. Ma non avevo date fisse da rispettare, potevo gestirmela meglio. Ora volevo solo stare qualche giorno con lei. Non volle che andassi a prenderla a scuola, anzi mi rispose stranita al telefono. Sapevo che non ce l'aveva con me, glielo avevo chiesto almeno cento volte, e mi aveva risposto sempre di no. Avrei chiesto cosa avesse non appena l'avessi tenuta tra le braccia. Invece quando entrò dentro casa era la solita, dolce Alessia che m aveva fatto innamorare. E con lei aveva portato la gioia e la luce. Ma come avevo fatto a stare senza di lei? Non mi riferivo solo a quegli ultimi giorni. Mi gettò le braccia al collo e inizialmente non cercò neanche le mie labbra per un bacio. A mi bastava anche solo stringerla. Ispirai a fondo il profumo che tanto mi era mancato, e le passai una mano tra i capelli corti, anche se erano cresciuti molto da quando l'avevo conosciuta. Un altro segno del tempo che passava. Dopo quella che mi sembrò un'eternità si staccò leggermente da me e cercò le mie labbra. Un calore si diffuse partendo da li. Mi prese una voglia matta di fare l'amore con lei di nuovo. Non dovevo più aspettare, ormai il ghiaccio si era rotto. Con la bocca scesi e seguendo il profilo del suo mento arrivai a baciarla sul collo. Sarei sceso ancora di più se lei non mi avesse scansato.

"No dai Marco no..." Non capivo proprio il motivo di questa distanza.

"Piccola che hai? Già al telefono mi sembravi strana..."

"Mi fa malissimo la pancia" disse stringendosi il ventre con entrambe le braccia.

"Che hai? Magari ti posso date qualcosa..."

"Il ciclo"

"Ah..." Ecco perché mi aveva scansato "È l'unica cosa per cui non ho nulla..."

"Come? Non hai nulla per i dolori mestruali?"

"Eh no sai com'è.... Ho un ritardo di un paio di mesi..."

"Auguri allora? Maschio o femmina?"

"Non voglio saperlo finché non nasce.." Scoppiò a ridere piegandosi in avanti, poi però ebbe una fitta e le mancò il respiro per un attimo.

"Dai guarda il lato positivo... Non sei incinta..."

"Quasi quasi preferirei guarda..."

"Non mi tentare Ale, sai come la penso"

Per un attimo ebbi un flash, lei che teneva un bimbo infagottato e io che la abbracciavo mentre dava un bacio in fronte al piccolo. Cercai di eliminare subito quell'immagine.

"Ma ti fa così male?" Fece di si con la testa.

"Vieni qui" Mi sdraiai sul divano e la feci sdraiare su di me.

#Alessia

Quelli erano i giorni in cui rimpiangevo di essere nata donna e maledicevo i miei genitori. Mi dispiaceva poi di non poter stare con Marco come volevo. Avevo aspettato tanto ma quella mattina le mie ovaie avevano deciso che non potevo e di farmele arrivare. In anticipo. Marco mi fece sdraiare su di lui, e poggiò le mani sulla mia schiena all'altezza dei reni. Il calore che proveniva dalle sue mani sciolse il dolore, un po' almeno. Era incredibile l'effetto che quelle dita avevano sul mio corpo, anche se in quelle condizioni. Nascosi il viso sul suo collo, e cominciai a baciarlo li. "Ah... Grazie dei fiori, mi sono piaciuti un sacco..."

"Mi fa piacere"

Sussurravamo, eravamo vicinissimi e non c'erano rumori. Non c'era bisogno di alzare la voce, avrebbe rotto l'armonia del momento.

"Tu invece che mi racconti? Come è andata?"

"Credevo che avrei perso la mano" Mi venne da ridere. Quanto era scemo... In realtà sapevo che gli piaceva tantissimo fare queste cose con i fan. E non ero gelosa, perché poi tornava da me. Paradossalmente era molto più geloso lui. Per molto tempo non parlammo, rimanemmo solo così, abbracciati e sotto una coperta presa in un secondo momenti perché faceva freddo, a coccolarci. "Sai? Ho parlato con mia madre..."

"Che ti ha detto?"

"Che vuole conoscerti presto"

"Chissà che le hai raccontato..."

"Perché?"

"Avrai esagerato come al solito"

"Ho detto solo la verità"

"Sono contenta..." Aveva parlato di me con la madre. La consideravo una cosa importantissima. Mi spaventava il giudizio della madre. Magari voleva che il figlio si sistemasse, data l'età, invece di perdere tempo con una ragazzina di diciotto anni. Ma già che mi voleva conoscere...

"Ale posso dirti una cosa?" Il suo cuore aveva accelerato il battito, lo sentivo sotto il mio orecchio. "Devo preoccuparmi?"

"No no tranquilla.... È che ho pensato molto ultimamente"

"Cosa strana eh?"

"Già.... Ma ho capito una cosa..."

"Spara, mi stai facendo preoccupare veramente ora.."

Trasse un respiro profondo e poi mi sussurrò all'orecchio

"Ti amo"

Quando il buio si avvicina pensa a me. - Marco Mengoni -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora