CAPITOLO 9

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CAPITOLO NOVE
Correva, cavolo se correva. 130/140.... Tutto rigorosamente sulla corsia di sorpasso. Lo ammetto, non ero tranquilla, anche se per tutto il tempo avevo riso e scherzato con lui. Era impossibile essere tristi con lui accanto. La sua personalità brillava e illuminava tutto l'abitacolo della macchina, la sua risata travolgente lo riempivo di un suono melodioso. A volte mandava anche indietro la testa per ridere. Guarda la strada scemo, pensavo. A pochi chilometri da Roma accesi la radio e lui cominciò a fare il verso di tutti i cantanti che mandavano. Ad un certo punto misero....
"Aspetta questa mi piace"disse, alzando il volume. E cominciò a cantarla, stavolta seriamente. E solo per me. E come accadeva sempre con quella canzone, cominciai a piangere in silenzio, sicura che guardando la strada non se ne sarebbe accorto. Ma mi sbagliavo.
"Ancora?! Basta dai!"
"Lo so, scusa, ma questa canzone mi ha sempre fatto questo effetto, e poi negli ultimi giorni mi fa pensare ad una persona..."


Si era lasciata andare di nuovo. La canzone era solo una scusa, secondo me. E con la frase che aveva aggiunto dopo mi aveva tolto ogni dubbio.
"Chi è? Guarda che sono geloso eh!"
"Senza motivo. Perché non c'è mai stato niente e mai ci sarà. È un mio amico che conosco da cinque anni ormai, e dopo tanto mi sono resa conto che per me non era più solo un amico. Sono arrivata ad esserne innamorata veramente. Ma lui non mi ha mai visto in quel senso. Ora sono mesi che non ci vediamo, e mi manca da morire. Ormai si sarà dimenticato di me. Devo imparare a considerarlo un capitolo chiuso."
Disse quest'ultima frase con molta forza, quasi per autoconvincersi.
"E questo idiota, perché solo così posso chiamare uno che non si accorge di una ragazza carina come te, ha un nome?"
"Stefano..."
Mi stava già sulle palle, e conoscevo solo il suo nome. Era una reazione involontaria, che non capivo. Forse era dovuto al mio istinto di proteggerla. Mi dava fastidio perché lei stava male per lui. "Eccoci qua, siamo arrivati." Scesi dalla macchina e andai ad aprirle la portiera.
"Ma che cavaliere" disse sorridendo. La portai nell'appartamento che avevamo come appoggio a Roma, e dove ci aspettavano tutti gli altri. Avevo abitato in quella città per molto tempo e su di me aveva un fascino particolare. Ogni volta che tornavo, anche solo per un concerto, era un'emozione indescrivibile. Amavo Milano, ma Roma era Roma. Per questo cercavo spesso delle scuse per passarci qualche giorno e quella casa serviva proprio a questo. Li avevo già avvertiti che sarei venuto in compagnia. Fortunatamente la accolsero tutti con dei sorrisi e senza concentrare tutti insieme la loro attenzione su di lei. Sapevo che le avrebbe creato un grande imbarazzo, ma vedevo che invece si era trovata subito a suo agio. In fondo eravamo una banda di matti, era facile andarci d'accordo. Soprattutto con Marta, avevano da subito creato un feeling particolare. Proprio lei disse :"Volete qualcosa?"
"Se me fai un caffè non me dispiacerebbe"
"Posso aiutarti Marta?" Si propose Alessia. E sparirono tutte e due in cucina.


Quando il buio si avvicina pensa a me. - Marco Mengoni -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora