CAPITOLO TRENTUNO
Quel giorno mi svegliai felice e triste insieme. E non ci voleva un genio per capirne il perché. Quel giorno io e Marco facevamo un mese insieme. Ma lui non c'era. Era ancora impegnato per lavoro, sarebbe tornato a Roma solo due giorni dopo. Era il mio primo mese col mio primo fidanzato, e non potevo festeggiarlo. Non che avessi voluto fare chissà cosa, ma semplicemente stare insieme a lui. Certo, questa cosa non pesava solo a me, anche a lui dispiaceva e si sentiva in colpa. Ma questo non mi era d'aiuto, non mi riportava il mio Marco. La sera prima eravamo rimasti svegli fino a tardi, a parlare al telefono, aspettando che scoccasse la mezzanotte, per farci gli auguri e poi darci la buonanotte. Io ero distrutta e il giorno dopo avevo scuola.
Proprio a scuola Greta mi chiese, vedendomi particolarmente giù di morale :"Oi ma va tutto bene? È successo qualcosa con Marco? Lo sapevo, non dovevo fidarmi, ora mi sente!"
"No no tranquilla, con Marco è tutto apposto, anzi oggi è un mese che stiamo insieme..."
"Auguri allora!"
Vide che non mi faceva stare meglio. "Allora che hai?"
"Niente"
"Ah ok capito... Non se lo è ricordato... Dai magari sta ancora dormendo e appena si sveglia ti farà gli aug..."
"Non c'entra nulla, se lo è ricordato. Il problema è che non è qui" non la lasciai neanche finire la frase.
"Aaahh ecco cosa c'era... Dai lo sai che vorrebbe esserci, ma col lavoro non può..."
"Ma non è giusto"
"Tra quanto torna?"
"Dopodomani"
"Dai dai l'attesa è quasi finita"
"Che palle però"
La prof si accorse della nostra chiacchierata e ci richiamò al silenzio.
"Oggi sono in grado di rispondere male..."
"Calma calma Ale... Fai finta di seguire almeno"
Dopo neanche dieci minuti la professoressa dovette interrompersi di nuovo nella sua lunghissima e pallosissima spiegazione perché avevano bussato alla porta. Inizialmente non alzai neanche la testa, perché pensavo che fosse la bidella che passava con il solito foglio delle presenze.
"Buongiorno professoressa, scusi l'interruzione... C'è qualcuno qui che si chiama Alessia?"
Alzai la testa dal quaderno dove anziché prendere appunti avevo scritto all'infinito il nome di Marco e mi rivolsi alla bidella "Sono io... Cosa è successo?"
"Aspetta un secondo" uscì fuori e quando tornò aveva tra le mani in mazzo di rose. Non era vero... "Questi li ha portati un fattorino per te, non so chi li mandi, ma c'è un biglietto"
Mentre mi avvicinavo per prenderle mi sentivo lo sguardo di tutta la classe addosso e sapevo che in quel momento tutto si stavano chiedendo chi me li avesse mandati. Io ovviamente lo sapevo, o almeno lo speravo. Immagina se è Stefano che torna alla carica, pensai. Fortunatamente però erano di Marco. Non ebbi neanche bisogno di leggere il suo nome, perché riconobbi subito la sua scrittura elegante.
"Sono una persona orribile, il nostro primo mese e io non sono li con te. Queste sono per cominciare a farmi perdonare. Secondo me un po' ci rappresentano... I fiori sono bellissimi, come quello che ci unisce, le spine sono le difficoltà che dobbiamo affrontare. L'unica differenza è che i fiori appassiranno, mentre quello che provo per te è destinato a durare per moltissimo tempo. Il resto dopodomani... Mi manchi piccola, sei la cosa più bella che ho, Marco."
Mi salirono subito le lacrime agli occhi. Non volevo scoppiare a piangere in mezzo alla classe. Non me lo aspettavo proprio. Anche se era lontano si era preoccupato di farmi avere almeno dei fiori. Dodici bellissime rose rosse. Affondai il naso tra queste e chiusi gli occhi per ricacciarle indietro. "Se questo teatrino è finito, io vorrei riprendere a seguire!"
La solita acida della classe. Mi sedetti e per il resto dell'ora giocherellai con un petalo di una rosa. Era morbido come le labbra di Marco, e mi prese un bisogno disperato di un suo bacio, destinato a rimanere insoddisfatto. A ricreazione mi si avvicinarono in gruppo, la troia acida di prima e le sue leccapiedi.
"Vediamo un po' chi manda questi bei fiori" E prima che io potessi fermarla prese il biglietto e lo lesse ad alta voce.
"Così la sfigata si è trovata il ragazzo... Chissà come sarà? Sicuro sfigato almeno quanto lei..."
Si misero tutte a ridere. Un tempo ci sarei stata male, ora ero solo incazzata per quello che aveva detto di Marco.
"Si è uno sfigato, è il mio sfigato. Problemi?" Riprendendomi il biglietto.
"Ah no no, contenti voi..." E se ne andarono, in gruppo come erano arrivate. Mi lasciarono completamente indifferente, stavo proprio come prima. Non mi importava più del giudizio degli altri, solo quello di Marco poteva farmi cambiare umore.
"Scusami ma perché non gli hai detto chi te li manda?" Chiese Greta.
"Perché a loro non devo dimostrare proprio nulla, lasciale pensare quello che vogliono..."
"Certo che Marco è stato proprio dolce..."
"Il mio amore..."
E portai il biglietto alla bocca, baciando dove la sua mano era passata per tracciare quelle parole. Ora volevo solo prepararmi per quando sarebbe tornato.
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Quando il buio si avvicina pensa a me. - Marco Mengoni -
FanfictionAlessia è una ragazza timida, insicura, che non ha mai provato niente nella sua vita se non solitudine. L'unica sua salvezza è la musica, l'unica sua via di fuga, l'unica passione che ha. Una coincidenza imprevista e un po' anormale le capiterà nel...