CAPITOLO TRENTAQUATTRO
#ALESSIA Rimase a Roma pochi giorni, perché comunque a Milano aveva da fare, e anche io. In mezzo alla settimana non potevo dedicarmi a lui come avrei voluto, per il troppo studio. Quindi avevamo preso l'abitudine di vederci nei fine settimana. Lui scendeva a Roma e passavamo insieme tutto il tempo possibile. Vivevo la settimana con l'unico obiettivo del weekend. Non si ripeterono più spassionate dichiarazioni d'amore come quella volta. Non ci servivano. Ce lo dimostravamo ogni giorno nelle piccole cose. Anche quando ci vedevamo con gli altri. Avevamo infatti ripreso ad uscire con il resto della band, dopo un periodo di volontario isolamento. Dovevo ancora mantenere la promessa fatta a Greta di farglieli conoscere, tra le altre cose.
L'appoggiare la sua mano sulla mia, il giocherellare con qualche ciocca dei mie capelli mentre parlava, l'attirarmi a sé in modo impercettibile, per sentire il contatto dei nostri corpi, per far aderire i nostri fianchi, il sussurrarmi ogni tanto qualcosa all'orecchio, l'avvicinarsi per darmi anche un semplice bacio a stampo o sulla guancia, il far scorrere le dita sula schiena....
Piano piano quando si rivolgeva a me, non mi chiamava più Ale o piccola, ma tutti questo nomignoli furono sostituiti da "Amore". La prima volta che lo fece mi prese totalmente alla sprovvista. Dovetti chiedergli di ripeterlo, perché avevo paura di non aver capito bene. Detto da quelle labbra perfette, morbide, carnose, che tanto mi piaceva mordicchiare o seguirne il profilo sfiorandole con le dita, era la parola più dolce del mondo. Avrei potuto chiedergli di ripeterlo all'infinito, ogni volta provavo un intimo piacere, perché quello era il nome che solo lui mi dava e dava solo a me. Comunque non ne abusava, lo usava solo quando eravamo da soli, nell'intimità del suo appartamento. Anche io, un po' perché non lo volevo far diventare banale e un po' perché il suo nome, Marco, mi faceva impazzire, mi piaceva il suono che aveva.
E facevamo enormi passi avanti anche in un altro campo, in quello dell'intimità più fisica. Avevamo scoperto una complicità speciale, in cui nessuno dei due doveva chiedere. Io ero curiosa di conoscere tutti i segreti e i meccanismi di quella macchina perfetta che era il corpo umano. E quello di Marco era perfetto in tutti i sensi. E mi scoprivo sempre più disinibita. Ormai non mi vergognavo più di quello che volevo e che provavo. Spesso quando eravamo soli e ci ritrovavamo dopo una settimana di lontananza, la prima cosa che facevamo era proprio quello. Spinti da un istinto quasi animale, ci strappavamo i vestiti di dosso e finivamo in camera, dove Marco nel frattempo aveva provveduto a sostituire il suo vecchio letto singolo con uno matrimoniale ben più comodo. Non necessariamente li però. Poi quando tutto era finito, ci mettevamo a parlare, ci raccontavamo la propria settimana passata, organizzavamo quello che c'era da fare. Spesso dormivamo anche. Non ci rivestivamo neanche, al massimo io mi mettevo la maglia o la camicia che si era appena tolto. L'unica cosa che non toglievo veramente mai era il ciondolo che mi aveva regalato. Ci dormivo anche. Aveva ragione lui, mi aiutava a sentirlo un po' più vicino quando non c'era.
Anche in quel momento, sotto la coperta insieme a lui, era l'unica cosa che avevo addosso.
"Ma non la togli mai?"
"Mai mai"
Cominciò a giocarci, passandosela tra le dita. Poi la lasciò giù e baciò dove ricadde. Automaticamente mandai indietro gli occhi, era più forte di me, non riuscivo a controllare le reazioni del mio corpo quando lui mi sfiorava. Poi un pensiero mi fulminò.
#MARCO
Quanto mi piacevano quei momenti dopo che avevamo fatto l'amore. In quel momento i nostri corpi erano rilassati, cercavamo solo coccole. Mi faceva veramente piacere che tenesse tanto a quella collanina la mia piccola. Ad un certo punto però si irrigidì e sbarrò gli occhi.
"Amore che c'è?" Adoravo chiamarla così.
"Mi sono ricordata una cosa serissima"
"Adesso? Proprio in questo momento?"
"Si perché è collegata" Si mise a cavalcioni su di me e cercò di avere un'espressione seria. Io stavo cercando disperatamente di non ridere.
"Mamma mi ha prenotato la visita dal ginecologo"
E io che pensavo chissà cosa... "Una tragedia..." La prendevo palesemente in giro.
"Marco è una cosa seria!"
"L'unica cosa che mi importa é che sia una donna a visitarti perché sono geloso..."
"Marco, ragiona... Mia madre non sa nulla di Amsterdam..."
È vero... "Questo potrebbe essere un problema..."
"Ci devi parlare"
"Io!?"
"E chi se no!"
"Ale non posso andare li e dirle, scusi signora ma è da un mese che tutti i weekend regolarmente mi trombo sua figlia... Dai Ale, siamo seri!"
"Mi ucciderà..."
"Nha.... In fondo lo immagina no?"
"Si ma... "
"Ma niente" la zittii con un bacio "non ti preoccupare, è normale, magari ti ci porta apposta perché immagina... Però magari tu parlale almeno di Amsterdam..."
"Perché? Che è successo a Amsterdam?" Aveva un'espressione furbetta in faccia.
"Davvero non te lo ricordi?"
"No... Perché non mi rinfreschi la memoria?"
Secondo round. La ributtai sul letto ma proprio in quel momento mi ricordai io di qualcosa. "Aspetta anche io devo dirti qualcosa..."
"Proprio adesso?" Disse facendomi il verso di quello che avevo detto poco prima.
"Si se no me scordo, la conosci la mia memoria..."
"Dimmi allora..."
"Ti va di passare le vacanze di natale con me a Milano? E magari o all'andata o al ritorno ci fermiamo a Ronciglione e così conosci miei..."
"Mi piacerebbe tantissimo... E sono davvero contenta che vuoi portarmi dai tuoi... È importante" "Perché tu lo sei per me... A mamma ho fatto conoscere solo le persone più importanti e che amavo veramente... E io ti amo da impazzire"
"Anche io ti amo..." E mi diede un bacio leggerissimo, con le labbra appena socchiuse.
"Però magari ai miei glielo chiedo dopo che hanno metabolizzato la cosa di Amsterdam...."
"A proposito... Non ti stavo per ricordare qualcosa"
"Si, ho proprio un vuoto di memoria... Devi aiutarmi per forza!"
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Quando il buio si avvicina pensa a me. - Marco Mengoni -
FanfictionAlessia è una ragazza timida, insicura, che non ha mai provato niente nella sua vita se non solitudine. L'unica sua salvezza è la musica, l'unica sua via di fuga, l'unica passione che ha. Una coincidenza imprevista e un po' anormale le capiterà nel...