CAPITOLO 6

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    CAPITOLO SEI
Non ero riuscita a trattenere le lacrime. Giuro, ci avevo provato, e di solito ci riuscivo. Ma non quel giorno. Marco allora mi abbracciò. Quel contatto fisico inaspettato mi fece irrigidire, ma alla fine mi abbandonai nel suo abbraccio e quelle che prima erano solo lacrime si trasformarono in singhiozzi. Mi fidavo di lui, e non vidi il motivo per cui non avrei dovuto spiegarglielo. Il tutto appoggiata sul suo petto e inzuppandogli la felpa.
"Non sto piangendo perché non ho mai avuto un fidanzato, come potrebbe sembrare. Cioè, anche quello mi fa male, ma non è il motivo vero. È che mi sento inadeguata. Capisco perché nessuno mi si sia avvicinato mai, anche io penso che se fossi un ragazzo non mi prenderei neanche in considerazione. Diciamolo su. Fisicamente faccio schifo. Se potessi cambierei tutto. E poi non brillo per simpatia, né ho una vita così interessante... Insomma non vedo il motivo per cui qualcuno dovrebbe interessarsi a me. Ed è questo che mi fa star male. So che non dovrei pensare queste cose, ma non ci riesco, non..." A questo punto i singhiozzi presero il sopravvento. Mi sentii stringere ancora più forte, avrei voluto scomparire tra quelle braccia, diventare una cosa sola con lui, anche solo per non dover incrociare quello sguardo che sentivo fisso su di me.


Non mi sarei mai aspettato di sentire certe cose. Da una ragazza di 18 anni poi, che mi era sembrata così solare fino a pochi minuti prima, che rideva per ogni scemenza che dicevo. Non era giusto. Quando non riuscì neanche più a parlare, sapevo che era il momento di dire qualcosa, ma il problema era cosa.
"Non devi dire così, neanche per scherzo. Non è giusto, soprattutto perché non è vero. Ok, ti conosco da pochissimo, ma qualcosa di te l'ho capita. Che sei sensibile, timida, hai un forte senso materno e hai un comportamento molto maturo e responsabile, almeno da quello che ho visto. E poi sei simpatica! Veramente, sto bene con te. Forse è questo che non ha fatto avvicinare nessuno. I ragazzi della tua età vogliono divertirsi senza legarsi troppo, e con te forse non ci riuscirebbero. E sono davvero stupidi. E poi non è vero che fai schifo... anzi io ti trovo carina, davvero non lo dico per la situazione, lo pensavo anche prima. La cosa che ho notato subito sono stati gli occhi...."
Mentre parlavo, sentivo la sua schiena che sussultava sempre meno, evidentemente era passato il momento peggiore. Si sciolse dal mio abbraccio, aveva la faccia rossa, gli occhi gonfi.
"Davvero pensi tutto questo?"
"Sì, davvero"
Accennò appena un sorriso.
"Grazie"
"Di cosa?"
"Per esserci. Sempre. E oggi più che mai"
Mi ringraziava per nulla. In fondo non avevo fatto nulla. La guardai meglio. sembrava una bambina spaventata, che non chiedeva altro che affetto. Io ne avevo tanto da darne, e forse avevo trovato qualcuno a cui avrebbe fatto bene. E volevo iniziare da subito.
"Per prima cosa basta piagne, manco tu cugino piagne così. Seconda cosa.... Non trovi anche tu che quella nuvola assomigli a un pesce?" e dicendo così, feci l'imitazione del pesce sottacqua e mi sdraiai sull'erba, invitandola a fare lo stesso. Mentre si sdraiava con la testa appoggiata sul mio petto a guardare il cielo, finalmente un primo timido sorriso si affacciò su quel volto. Sarebbe stato il primo di una lunga serie.

Quando il buio si avvicina pensa a me. - Marco Mengoni -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora