CAPITOLO 30

340 20 0
                                    


CAPITOLO TRENTA
#ALESSIA Dieci lunghissimi giorni. Per dieci dannatissimi giorni non era riuscito a scendere a Roma. La mia vita procedeva comunque tranquilla, se non fosse stato per l'irrilevante dettaglio che Marco mi mancava come l'aria nei polmoni. La mancanza aveva una forma sua, come un'ombra che mi seguiva sempre. Per fortuna avevo la sua camicia, che aveva sostituito il mio pigiama, e che con il suo profumo riusciva a farmi credere che fosse accanto a me. Anche se piano piano era sempre più debole. Mia madre non volle indagare sul motivo per cui io avessi quella camicia, preferì tralasciare, anche se la prima mattina che mi vide con quella addosso storse un po' il naso. Sicuramente immaginava cosa fosse successo, non che ci volesse un grande sforzo, ma forse preferiva non averne la certezza. Però non poté non notare che ero cambiata, che cominciavo a trattarmi meglio, ad avere più cura del mio aspetto, a vestirmi in modo più femminile. Forse era per questo che non mi aveva detto nulla, perché era contenta di vedere finalmente in atto quel cambiamento a cui per tanto tempo aveva cercato di spingermi. Senza successo. Per il resto nulla era cambiato. Certo a scuola qualcuno mi riconosceva, dovevano aver visto quel red carpet in televisione, ma più che girarsi non facevano. E poi la soluzione era facile, bastava rimanere in classe e non andare troppo in giro. In fondo non avevo alcun motivo che mi spingesse ad uscire durante i cambi d'ora e le ricreazioni. Quella a cui non potei nascondere nulla fu la mia amica Greta, che mi sottopose ad un interrogatorio degno di quelli dei telefilm americani.
"Ti ho visto quella sera, eri una strafiga!"
"Mo non s'allargamo..."
"No davvero quel vestito era bellissimo! Ma te lo sei tenuto?"
"No... Me lo hanno dato solo per quella sera..."
"Peccato... Volevo che te lo mettessi alla mia festa"
"E certo, tanto era un vestito da tutti i giorni no?"
"Vabbé non è quello che mi interessa... È successo qualcosa con Marco?"
Eccola là. "Perché? Che doveva succedere?" Cercai invano di fare la vaga.
"Tu lo sai"
"E se facessi finta di non saperlo?"
"Che avete combinato la notte?"
"Una sera siamo andati a ballare, l'altra tutti a nanna presto"
"Non ci credo neanche sotto tortura"
"Perché non dovresti?"
"Non è pensabile che due che stanno insieme, si ritrovano da soli a Amsterdam nello stesso albergo e non fanno nulla... Mettiamoci pure che lui è un gran figo..."
"Ok confesso... Forse c'è stato qualcosina..."
"Sai che non ti lascio andare finché non mi avrai raccontato tutti i dettagli"
"Tutti tutti?"
"Tutti tutti!"
Non avevo altra scelta e le raccontai tutto, tenendo però qualche dettaglio solo per me.
"Siete terribili... Da diabete pure per scopare... Finirò in coma prima o poi"
"Allora scusa, la prossima volta non ti dico niente così non ti avrò sulla coscienza almeno..."
Mi dava fastidio, era l'emozione più bella che avessi mai provato e la vedevo così sminuita dal suo commento.
"Scusa, è che in realtà un po' vi invidio... Avete una relazione così... Non saprei definirla... Adulta forse... Io invece..."
Lei cambiava ragazzo circa una volta a settimana. Tutti la consideravano una ragazza facile, una con cui divertirsi un po' e da scaricare subito dopo. In realtà io sapevo che non era così, che se faceva quello che faceva era per quella paura di rimanere sola che se la portava via. E sapevo che ogni volta stava malissimo. Speravo sempre che un giorno trovasse una persona che non la usasse e basta. Ma lei complicava sempre di più la situazione.
"Vedrai che arriverà anche per te... Guarda me, ho dovuto aspettare quasi diciannove anni..."
"Però poi hai trovato Marco..."
"E non smetterò mai di ringraziare per questo regalo meraviglioso che la vita a voluto farmi... Facciamo così, la prossima volta che scende con tutta la band te li faccio conoscere, ok? Vedrai che in gruppo de matti me so andata a caccia!"
"Tra quanto lo rivedi ora?"
"Non lo so.... Mai abbastanza presto però... Mi manca un casino"
Quello che non volevo dirle è che in quei giorni avevo capito una cosa, che prima di dire a qualcuno volevo che lui, e lui solo, sapesse. Torna presto da me, amore mio, pensai.

#MARCO
Dovevo dire a Marta di organizzare meglio i miei impegni in futuro. Non era possibile che per dieci giorni io non potessi vederla. E soprattutto non potevo accettare che questa lontananza forzata capitasse proprio in quel momento in cui ci eravamo avvicinati così tanto, sia sentimentalmente che fisicamente. Era proprio il periodo in cui una coppia voleva stare da sola a scoprirsi. E invece noi avevamo centinaia di chilometri a dividerci. Per carità, gli incontri con i fan mi facevano sempre piacere, però col pensiero ero sempre fisso su di lei. Pensavo al mio piccolo appartamento di Roma come al nostro rifugio e pensavo che in quel momento volevo essere solo li, con lei. Stavo sempre a guardare le foto che ci eravamo fatti ad Amsterdam, quando sentivo qualsiasi canzone era di lei che parlava, sia le mie sia quelle degli altri. Volevo esserle vicino perché sapevo che ne aveva bisogno anche lei, me lo ripeteva ogni volta che parlavamo. Contavo i minuti. Poi era successa anche un'altra cosa. Avevo parlato al telefono con mia madre, la mia dolcissima mamma. E le ho raccontato di questa storia che avevo iniziato. Le parlai di Alessia, di come avevamo imparato a conoscerci, di come lei da subito fosse andata oltre il mio essere cantante, cosa che mi conquistò dal primo momento. Del mio desiderio costante di renderla felice e più sicura di sé. Di come lei riuscisse a rendere felice me. Le raccontai ogni nostro momento importante, anche quelli più intimi e privati. Non mi vergognavo di questo, a mia madre avevo sempre detto tutto. Anche a lei piacque molto, soprattutto perché era riuscita in quello che da molto tempo nessuno si era neanche avvicinato.
"Quand'è allora che ce la porti a far conoscere?"
"Non lo so ma, vediamo, ora siamo un po' incasinati tutti e due... Spero presto però"
Un'altra cosa importante. Raccontando questa nostra storia a mia madre, potei analizzarla meglio, capire meglio quello che provavo davvero. Ed ero arrivato ad una conclusione. Dovevo solo trovare il momento giusto per farla sapere anche alla diretta interessata.


Quando il buio si avvicina pensa a me. - Marco Mengoni -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora