CAPITOLO 15

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CAPITOLO QUINDICI
Da quella sera era cambiato qualcosa. Tra me e Marco, si intende. Ormai non potevo più fingere. Mi piaceva, e tanto anche. Non c'era giorno che non pensassi a lui. Al suo sorriso disarmante, ai suoi occhi dolci, alle sue facce buffe, ai capelli sempre in disordine, alle sue braccia forti. Alla sua capacità di strapparmi un sorriso, la sua follia, la sua sensibilità, la simpatia, al suo calore. E a tanto tanto altro ancora. Avevo deciso che non me ne importava nulla se lui ricambiasse o no, mi sarebbe bastato essergli amica, perché quando ero vicino a lui stavo bene. La scuola aveva cominciato a stressarmi, non facevano altro che parlare degli esami di giugno. Studiavo come una pazza. Ma quelle poche volte che nelle due settimane dopo il concerto Marco riuscì a passare a Roma furono la mia salvezza. Stare con lui anche solo per un paio d'ore mi ripagava di tutto. Erano angoli di paradiso. Non serviva che parlassimo o che facessimo chissà cosa. Una volta eravamo addirittura stati tutto il tempo abbracciati senza dire quasi nulla. Ormai vivevo per quei pomeriggi. Però purtroppo erano pochissimi questi momenti, perché lui era ancora impegnato col tour.
E avevo anche un altro problema:Stefano. Si era fatto assillante, e alla fine avevo dovuto cedere. Ci saremmo visti quella domenica, che poi era l'ultima del tour di Marco, poi gli sarebbe mancata solo un'altra data. A Marco la cosa non piaceva per niente. Avevo paura che questa cosa ci avrebbe allontanati.
Quando si aspetta qualcosa, sembra che non arrivi mai. Quando non vogliamo che arrivi, il tempo spinge l'acceleratore. In un attimo fu domenica. Aspettavo seduta al tavolo del bar. Fino a un minuto prima stavo scrivendo a Marco. Poi lo vidi arrivare. Andava in giro con gli occhiale da sole nonostante il cielo fosse coperto e aveva l'aria di sentirsi molto figo. Un tempo quell'atteggiamento mi faceva impazzire, ora solo pena. Appena mi vide mi abbracciò, ma non sentii nulla, ero ormai abituata ad altre braccia. Cominciò a parlare del nulla. Io, che già mi ero stufata, tagliai corto:"Perché mi hai cercato dopo tutto questo tempo?"
"Avevo voglia di rivederti... Non c'è un altro motivo" Tirai su un sopracciglio, cosa che avevo preso da Marco.
"Ok... Un altro motivo c'è..."
E ti pareva. "Spara"
"Non so se sai ma mi sono lasciato con la mia ragazza circa un mese fa..."
"E questo con me che c'entra?"
"Bhe dai, io ti piaccio, si sa... Magari potremmo diventare qualcosa più di semplici amici..." Quante volte avevo sognato che mi dicesse queste cose. Ora non mi facevano alcun effetto, anche perché la cosa mi puzzava un po'.
"Che intendi?"
"Bhe sai, io avrei certe esigenze... Sai cosa intendo... E ho pensato che magari avremmo potuto farci dei favori..." Non me lo stavo chiedendo davvero. Ma come si permetteva! Basta, non volevo ascoltarlo neanche un minuto di più. Mi alzai immediatamente.
"Mi fai schifo"
E me ne andai senza neanche salutarlo.


Non ero tranquillo per niente. Sapevo che quel giorno Alessia avrebbe visto Stefano. E la cosa non mi piaceva. Avevo paura di perderla. È vero, tra noi stava nascendo qualcosa, ma potevo competere con quello che le piaceva da oltre un anno, anche se diceva di non provare più nulla? Non volevo rinunciare a quelle ore passate insieme, abbracciati, anche in silenzio. Non volevo non poter più stringere quel corpo al mio. Le prove del concerto andarono malissimo. Tutti mi chiedevano cosa avessi e io rispondevo male a tutti. Anche a Marta. Ci eravamo scritti fino a quando lei non aveva visto arrivare Stefano, poi ci eravamo salutati e io ero entrato in teatro per le prove. Era passata circa un'ora. Entrò Marta in camerino.
"Ora mi spieghi che cazzo hai!"
"Alessia"
"Che è successo?"
"Oggi si vedeva con Stefano"
"Lo so.... "
"Ho paura Marta"
"Tranquillo... Te lo ha detto che non prova più nulla..."
"Non possiamo saperlo! Che ne sai se magari quando se lo ritrova davanti non ricomincerà a piacerle?" Mi sedetti sul divano del camerino e presi la testa tra le mani.
"Dovevo fare qualcosa quella sera del concerto... Non starei così ora..."
Marta si sedette accanto a me senza dire nulla. Semplicemente mi passò un braccio intorno alle spalle. Sapeva sempre quello di cui avevo bisogno. Per questo le volevo un bene dell'anima, e non l'avrei mai scambiata per nessun altro manager al mondo. Sentii arrivare un messaggio, ma il telefono era troppo lontano. Marta si alzò per prenderlo. Lesse il messaggio dall'anteprima. Si girò sorridendo verso di me.
"La soluzione ai tuoi problemi" passandomi il telefono.
"Stefano per me è definitivamente morto. Poi ti spiego."
Tirai un sospiro di sollievo. Un po' mi dispiaceva, magari ci stava male.... Ma chi se ne frega, pensai. Abbracciai Marta fortissimo e con un sorriso stampato in faccia come un cretino andai a prepararmi per il concerto.

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Quando il buio si avvicina pensa a me. - Marco Mengoni -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora