Lentamente mi svegliai, non realizzai subito dove fossi e cosa fosse successo, le gambe mi facevano male, chissà da quanto stavamo cavalcando.
《Finalmente ti sei svegliata! È stato difficile reggerti tutto questo tempo》
mi lasciò la mano
《Tra poco ci accamperemo》
Non volevo parlare, non volevo tenere le mani ben salde su di lui, il contatto mi infastidiva.
Era giovane, ventiquattro-venticinque anni, pelle ambrata, spalle possenti, i capelli con il sole avevano sfumature bluastre, il profumo e il calore della sua pelle mi inebriavano, mi sentivo attratta da lui, ma che cosa mi stava succedendo, lui era un selvaggio non dovevo pensare a lui come uomo, ero sua prigioniera, ero un oggetto, un bottino da poter scambiare per fare affari.
Un indiano si avvicinò
《 Aquila Selvaggia, sono andato in perlustrazione, possiamo accamparci》
《Perfetto! 》rispose
ecco svelato il suo nome, improvvisamente sembrava rallentare il trotto.
Aquila selvaggia voleva godersi per un attimo l'abbraccio di quella ragazza, lei aveva abbassato momentaneamente le difese, sentiva il suo corpo morbido e sodo sfiorare la sua schiena.
《Siamo arrivati》mi disse, scese da cavallo, mi aiutò, tolse dalla bisaccia delle corde di cuoio, mi legò mani e piedi con una tale destrezza e velocità che non riuscì ad oppormi, mi prese in braccio e mi appoggiò ai piedi di un albero.
《Sei proprio un selvaggio, ti sembra il modo di trattare una donna!》
《Tu prima volevi scappare》disse con tono autoritario mentre si prendeva cura del suo cavallo.
Ero arrabbiatissima, cercai di muovere i piedi per cercare di slegarmi, inutile, allora pensai di slegarmi le mani con l'aiuto della bocca
《Non pensarci nemmeno, è un nodo indiano, non saresti capace di scioglierlo, peggioreresti la situazione bagnandolo con la saliva, una volta asciutto , si ritirerebbe e ti farebbe più male》
In effetti aveva ragione, questo mi fece imbestialire ancora di più .
《Hai sete? 》
《No!》dissi seccata, mentii in realtà avrei voluti bere tutta l'acqua della borraccia.
Notai solo allora quanto fosse alto e che fisico ben scolpito avesse, iniziò a bere, dei rivoli di acqua scesero ai lati della sua bocca , mi sarei accontentata di quelle poche gocce, ma la mia testardaggine ebbe la meglio.
Si avvicinò con la borraccia, voltai la testa, Aquila Selvagggia mi afferrò con forza la nuca e mi fece girare la testa, riuscì a farmi aprire la bocca e bere
《Non vorrei che tu non riuscissi nemmeno ad arrivare al nostro villaggio》lo disse con un sorriso sarcastico
Alcuni uomini tornarono con dei conigli, la caccia andò bene, iniziarono a pulirli ed a cucinarli, ben presto nell'aria si sparse un ottimo profumo di stufato, che delizia, è da quando iniziai il mio viaggio verso FortHall che non mangiavo della carne calda ed appena cucinata, il mio stomaco continuana a gorgogliare sempre più.
Tutti gli indiani si sedettero attorno al fuoco a mangiare ed io me ne stavo tutta sola ai piedi dell'albero con i morsi della fame, la notte stava scendendo, alcuni di loro iniziarono a cantare, Aquila Selvaggia si alzò e venne verso di me con un piatto, sperai vivamente che fosse la mia cena, appoggiò il piatto a terra, mi slegò le mani ed i piedi , mi passò il piatto con la forchetta
《Grazie 》gli dissi, si sedette su un masso accanto a me e mi osservava mentre mangiavo con voracità, al diavolo le buone maniere mi dissi, chissà cosa stava pensando in quel momento di me.
Aquila Selvaggia stava guardando l'esile e ben fatto corpicino della ragazza, i seni si intravedevano dalla scollatura, i capelli neri tutti arruffati gli davano un'aria sbarazzina, il nasino all'insù era ben modellato.
Elisabeth aveva splendidi occhi grigio-verdi, il solo guardarli lo incantavano, non gli era mai successo che una ragazzina li ammaliasse in quel modo, anche la sua testardaggine era irritante ma verosibilmente suadente, che cosa gli stava succedendo, di donne ne aveva quante ne voleva.
Finii di mangiare, mi pulii la bocca con la mano prima di bere dalla borraccia, lui sorrise
《Vieni, seguimi》brandiva sempre il fucile nemmeno fossi il più pericoloso fuorilegge.
Seguimmo un sentiero, su alcune rocce si vedevano dei cactus e cespugli di mesquite, sentii un gorgoglìo, stavolta non era il mio stomaco mi dissi, dietro alcune rocce, rimasi meravigliata, dell'acqua sgorgava a gocce da una parete e si raccoglieva in una piccola conca
《Ripulisciti e bevi》
Mi lavai mani e viso e bevvi quasi strozzandomi per la sete accomulata durante il giorni, era molto buona e freschissima
《Bevi piano signorina, non esagerare 》 mi disse scostandomi la testa 《potresti non sentirti bene》
arrabbiata gli risposi
《Mi misuri anche la quantità d'acqua che posso bere?》
《No, semplicemente il tuo corpo deve reidratarsi lentamente》
noncurante del suo avvertimento ripresi a bere finché non mi sentii appagata , lui riempì la borraccia e
riprendemmo il sentiero del ritorno, nel tragitto la testa mi girava leggermente, dovetti fermarmi e fare dei profondi respiri, fu tutto inutile , mi sentii male, in quell'attimo fui pentita di non averlo ascoltato, mi sentivo una stupida, non volevo cedere, così mi incamminai subito ma le mie gambe cedettero, mi prese in braccio e mi portò all'accampamento.
Tra le sue braccia forti, calde, il ritmo del battito del suo cuore mi addormentai.
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Gocce di Luna è il mio nome
Historical FictionElisabeth stava raggiungendo i suoi genitori a FortHall, la diligenza venne assalita dagli indiani , trovava oltraggioso che dei selvaggi la facessero prigioniera, abituata agli agi della città, vivere nella natura selvaggia lo trovava disdicevo...