Mi alzai e seguii Piccolo Cerbiatto, tutti nel villaggio mi guardavano.
Prese due ceste dalla sua tenda, me ne porse una, ci incamminammo per un sentiero.
Ci fermammo, c'era un piccolo fazzoletto di terra con delle erbacce, Piccolo Cerbiatto si sedette sui talloni e mi fece capire di fare lo stesso, iniziò a scavare con le mani e tolse una specie di rapa selvatica
《Tusenah》disse, feci cenno con il capo di aver compreso il nome dell'ortaggio
Iniziai a mia volta a scavare ma trovai solo piccole radici, con pazienza mi mostrò le foglie per non lavorare invano.
Il sole splendeva alto in cielo, avevo caldo, ero tutta sudata, le rape erano attorcigliate da grandi erbacce ed il terreno arido era durissimo.
Guardai con desolazione la mia cesta semivuota, ero riuscita solo a spezzarmi le unghie e ad insudiciarmi.
Ci spostammo nel bosco, raccogliemmo bacche e i panghai degli ortaggi simili ai carciofi.
Di nuovo mi fece cenno di sedermi e di scavare, almeno questa volta eravamo all'ombra delgli alberi , tolse delle radici simili alla patata dolce che chiamò mdo, in questo terreno ero riuscita a scavare meglio e riempii con orgoglio la mia cesta.
Non ne potevo più, ero stanchissima, mi ricordai di tutte le volte in cui mia madre mi aveva evitato i lavori pesanti, di nuovo la nostalgia di casa mi assalì, iniziai a piangere allora Piccolo Cerbiatto mi chiese
《Tu sentire bene?》
《Sì 》risposi non sarei riuscita a spiegare come mi sentivo.
Ci incamminammo verso un campo di girasoli, qui c'erano altre donne,
toglievano dei semi dal centro dei girasoli e li mangiavano, anche io li assaggiai, erano un ottimo spuntino, continuammo la raccolta per circa un'ora.
Finalmente riprendemmo la via del ritorno, non vedevo l'ora di farmi un bel bagno e riposare.
Arrivate al al villaggio feci per entrare nella tenda, quando Piccolo Cerbiatto mi prese la mano e mi indicò un daino che Aquila Selvaggia aveva cacciato, mi porse un coltello, iniziò a scuoiarlo e tagliarne la carne, si fermò, dovetti proseguire sotto la sua sorveglianza vigile, ero stanca nauseata dall'odore del sangue.
《Seguire me》disse
《Io non vengo da nessuna parte》
《Aquila Selvaggia mangiare daino cacciato, noi prendere legna》
《Non ci penso nemmeno, sono stanca io non vengo! Mangerà la carne secca》dissi gridando involontariamente , molti uscirono dalle tende per vedere cosa stava succedendo , avrei voluto mordermi la lingua.
Imbarazzata Piccolo Cerbiatto guardò dietro di me e se ne andò, capii dall'ombra che mi sovrastava che Aquila Selvaggia era dietro di me, lentamente mi girai, cercai di non mostrare che fossi dispiaciuta per il mio comportamento, era veramente arrabbiato,
《Aquila Selvaggia dovresti frustarla non puoi permettere che una schiava si ribelli in questo modo, devi insegnarle a stare al suo posto!》disse un vecchio seduto fuori da una tenda accanto alla nostra.
Mi prese per i polsi e mi trascinò fuori dal villaggio, l'avevo combinata grossa, non per aver urlato contro Piccolo Cerbiatto ma perché in quel modo avevo mancato di rispetto a lui.
Ero terrorizzata, mi stringeva i polsi talmente forte da farmi male, talvolta mi inciampavo nei miei piedi, non mi lasciava il tempo di rialzarmi, mi chiedevo se mi avrebbe frustato come aveva detto l'anziano.
Arrivammo al fiume mi gettò a terra
《Tu stai sfidando la sorte!》
Avevo il cuore che mi batteva forte, il respiro corto, non potevo cancellare l'accaduto.
Decisi di non lasciarmi andare allo sconforto, non volevo che capisse che avevo paura
《Liberami! Dirai alla tribù che mi hai ammazzato 》
《Scordatelo!》
《Preferirei morire che stare con te!》
《Potrei esaudirti....》
In quell'istante iniziai a correre più che potevo, non mi restava altro da fare, mi avrebbe comunque ammazzato pensai.
Non sapevo dove stavo andando, mi inoltrai nel bosco, presto mi avrebbe raggiunto, decisi di arrampicarmi su di un albero, cercai di di nascondermi tra le foglie.
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Gocce di Luna è il mio nome
أدب تاريخيElisabeth stava raggiungendo i suoi genitori a FortHall, la diligenza venne assalita dagli indiani , trovava oltraggioso che dei selvaggi la facessero prigioniera, abituata agli agi della città, vivere nella natura selvaggia lo trovava disdicevo...