Elisabeth si svegliò di soprassalto, era l'alba, come tutte le mattine, da quando Aquila Selvaggia era partito , aveva l'impressione che il suo stomaco fosse aggrovigliato e i suoi nervi a fior di pelle.
Non voleva che la gente del villaggio capisse quanto si sentiva sola e quanto quell'indiano testardo le mancasse.
Lui era il capo, si sacrificava per il suo popolo, un uomo di valore, lei invece era una ragazzina, per lei era inconcepibile pensare di vivere nel costante terrore di perderlo ogni volta che avrebbe dovuto allontanarsi per partecipare ad una battaglia o ad un'incursione.
Piccolo Cerbiatto le aveva spiegato che quell'angoscia era comune a tutte le donne indiane, sempre in costante attesa e preoccupazione per i loro uomini.
Lei non poteva riuscirci, ripeteva a se stessa che poteva accettare alcune delle loro usanze ma rimaneva una donna bianca a tutti gli effetti non solo per il colore della pelle ma per ogni suo pensiero e decisione.
Ogniqualvolta che escogitava di andarsene, veniva assalita da un'angoscia, il solo pensiero di lasciare Aquila Selvaggia era come se una morsa le stringesse il cuore.
Si alzò, accese il fuoco, si lavò, si spazzolò i capelli, quei gesti le ricordarono Aquila Selvaggia, di come si era preso cura di lei, di come le aveva spazzolato i capelli, di come fosse preoccupato che la sua pelle bianca non si scottasse.
Uscì dalla tenda e raggiunse Piccolo Cerbiatto.
Corvo Nero nel viaggio di ritorno si prese cura di Aquila Selvaggia.
Il ritorno fu lento, dovettero fare molte soste.
Ormai mancava poco al villaggio, Aquila Selvaggia non vedeva l'ora di rivedere Gocce di Luna, stremato perse conoscenza.
Un bimbo stava giocando al fiume, quando li vide, iniziò a correre verso il villaggio per annunciare il loro arrivo.
Elisabeth stava raccogliendo la legna, quando udì il bimbo , ebbe la sensazione , per un attimo, che il suo cuore si fermasee per l'emozione .
Lasciò cadere a terra il cesto, si mise a correre verso il villaggio.
In quei giorni erano arrivate notizie molto contrastanti riguardo lo stato di salute di Aquila Selvaggia, sperava che stesse bene.
Da lontano lo vide sdraiato sul cavallo, si diresse verso la loro tenda ad aspettarlo, era impossibile avvicinarsi , tutta la tribù si radunò attorno per accoglierlo.
Entrò nella tenda, rianimò il fuoco, controllò se ci fosse dell'acqua pulita
e attese...sembrava che il tempo non passasse mai.
Sentì il rumore degli zoccoli dei cavalli, si affrettò ad uscire, lo vide, con gli occhi chiusi, semi-incosciente, Corvo Nero, lo prese in braccio e lo portò nella tenda, lei lo seguì, anche Piccolo Cerbiatto li raggiunse
《 È esausto, ha voluto partecipare ai funerali dei nostri amici》
disse Corvo Nero adagiandolo lentamente sul giaciglio
《La ferita guarirà presto, non temere Gocce di Luna》
le posò una mano sulla spalla per consolarla e uscì dalla tenda, Elisabeth rimase felicemente sorpresa di quel tenero gesto, non riuscì a dire niente, aveva un groppo in gola, il respiro corto, gli occhi pieni di lacrime...poi non riuscì più a trattenerle, si sdraiò accanto a Aquila Selvaggia e pianse....
Piccolo Cerbiatto capiva quello che Elisabeth stava provando, non le disse nulla, non c'erano parole di conforto in quel momento, si rese utile preparando un brodo per la cena, attizzò il fuoco e senza far rumore si preparò ad uscire, una mano la fermò, si voltò
《Grazie》 disse con un filo di voce Elisabeth,
Piccolo Cerbiatto non potè fare a meno di notare gli occhi gonfi per le lacrime, il naso rosso e il viso paonazzo, l'abbracciò forte, voleva che capisse che non era sola, lei c'era e ci sarebbe sempre stata.
Elisabeth accennò ad un sorriso, poi si sedette accanto ad Aquila Selvaggia mentre lei uscì.
Piccolo Cerbiatto prese la mano di Aquila Selvaggia e se la posò sul cuore
《Senti, il mio cuore batte per te》con l'altra mano gli accarezzava il viso
《 Ero così preoccupata per te, mi sei mancato tantissimo, so che stavi facendo ciò che è richiesto ad un grande capo》si asciugò le lacrime
《Cosa avrei fatto senza di te, io ti.....》
Aquila Selvaggia aprì lentamente gli occhi, si guardò attorno, capì che si trovava nella sua tenda, poi si fermò a guardate il bellissimo volto di Gocce di Luna e felicemente si riaddormentò.
Elisabeth per un attimo gioì, appoggiò la testa vicino alla sua e si addormentò.
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Gocce di Luna è il mio nome
Historische RomaneElisabeth stava raggiungendo i suoi genitori a FortHall, la diligenza venne assalita dagli indiani , trovava oltraggioso che dei selvaggi la facessero prigioniera, abituata agli agi della città, vivere nella natura selvaggia lo trovava disdicevo...