Aquila Selvaggia si chiedeva come una donna potesse essere così cocciuta ed orgogliosa, anche le donne della sua tribù lo erano ma conoscevano le regole, le rispettavano, lui era il capo, addirittura alcune lo compiacevano altre cadevano ai suoi piedi.
Lui desiderava solo lei, dormire accanto a lei era una tortura, averla vicina lo tormentava, a volte sembrava gli mancasse il respiro,
continuava a ricordare la sua pelle morbida quando l'aveva abbracciata, ricordava il gusto delizioso della sua bocca e della sua pelle.
La notte ci voleva tutta la sua forza di volontà per controllare i suoi istinti e
costringerla a concedersi.
Di giorno le cose non miglioravano, anche adesso aveva visioni del suo bellissimo volto, dei suoi occhi meravigliosi e della sua bocca ammaliatrice.
Il suo corpo la voleva, lei era diventata il suo fuoco, scorreva nelle sue vene come il sangue, solo lei avrebbe potuto placare la sua insaziabile voglia di lei.
Elisabeth non sembrava affatto attratta da lui, sembrava infastidita della sua presenza, mentre lui
era certo del contrario sentiva i suoi occhi su di sé, quando la toccava vedeva pulsare la sua gola, sentiva il suo cuore accelerare i battiti in sua presenza, a quel bacio aveva risposto animatamente.....
Con calma Aquila selvaggia seguì le tracce di Elisabeth, il bosco aveva molte insidie per una donna bianca inesperta come lei.
Cercavo di tranquilizzarmi, il respiro affannoso mi avrebbe tradita,
sicuramente non avevo scampo, lui era un cacciatore esperto e grande guerriero.
Sentii un fruscio tra i cespugli, iniziai a tremare, stai calma mi ripetevo forse è un animale.
Chiusi gli occhi e iniziai a pregare affinché non mi trovasse, improvvisamente sentii qualcosa strusciare sul mio braccio, aprii lentamente gli occhi, il mio cuore si bloccò alla vista di quel gigantesco serpente, rimasi immobile, non voleva andarsene.
In cuor mio speravo che Aquila Selvaggia mi trovasse e mi salvasse.
Probabilmente il mio amico strisciante trovava il mio braccio molto confortevole, io non vedevo l'ora che se ne andasse, finalmente decise di muoversi, molto lentamente, quando vidi che era a distanza di sicurezza ripresi a respirare in modo regolare.
Non avevo mai avuto tanta paura in vita mia, cosa facevo in questo posto desolato, come potevo mettermi in salvo.
Ero indecisa se scendere dall'albero o rimanere lì , visto l'accaduto probabilmente non ero al sicuro da nessuna parte.
Il mio stomaco iniziò a gorgogliare, decisi di scendere e cercare dei semi di girasole o delle bacche.
Cercai di ricordare dove fosse il campo di girasoli ma non facevo altro che tornare al punto di partenza.
Sentii dei strani versi, una via di mezzo fra un muggito bovino ed un ruggito, mi avvicinai e vidi due cervi che cercavano di intimorirsi l'un l'altro con i loro bramiti.
Mi nascosi dietro un albero per vedere la scena, le loro urla erano equivalenti, nessuno primeggiava, iniziarono così a marciare avanti e indietro lungo linee parallele per osservare le dimensioni delle corna e la robustezza dell'avversario.
Improvvisamente presero a scornarsi, indietreggiai, rimasi stupita ed estasiata nel vedere la battaglia per conquistare la femmina .
Il cervo più anziano e più esperto ebbe la meglio, se ne andò vittorioso lasciando l'altro ferito a terra.
Ero incerta se avvicinarmi o no, avanzai lentamente, avevo paura che si alzasse e mi prendesse per il suo nemico, sanguinava in più punti, se solo avessi saputo come curarlo... purtroppo non avevo con me nemmeno l'acqua con me.
Mi stesi accanto al cervo, avevo tantissima sete, mi sentivo debole disorientata, tutto il mio corpo era indolenzito, immaginavo che Aquila Selvaggia fosse lì accanto a me.
Mi resi conto che non era un'allucinazione, era lui in carne ed ossa che mi stava avvicinando dell'acqua alla bocca, era preoccupato per me, iniziai a bere a piccoli sorsi.
Mi ripresi velocemente, guardai il cervo accanto a me
《Dobbiamo abbatterelo, per il suo bene》disse Aquila Selvaggia
《No!》gridai piangendo
《La natura ha stabilito chi deve sopravvivere》
《Non è giusto che muoia, è uno splendido animale, forte e robusto》
《Non per il suo branco....》
《Aiutalo ti prego》dissi continuando a piangere
《Ti aiuterò solo per accontentarti, ho già cacciato per il nostro sostentamento 》
Prese dell'acqua, lavò via il sangue, tolse dalla borsa le erbe medicinali, fece un impiastro e lo mise sulle varie ferite.
Raccolse dei rametti, accese un fuoco per riscaldarci , presto il fresco ed il buio della notte ci avrebbero avvolti.
Mi sedetti accanto al fuoco, Aquila Selvaggia mi passò della carne secca e la borraccia, lui non ne prese, capii poi che non ne aveva abbastanza per entrambi, erano le sue scorte personali per quando usciva a caccia.
Verificò le condizioni delle ferite del cervo e si sedette accanto a me.
《Grazie, non so se sarei sopravvissuta se tu non fossi arrivato》dissi a bassa voce, mi era costato molto doverlo ammettere.
《Mio dovere》questa risposta era come una pugnalata per il mio orgoglio, era un suo dovere non era venuto per me perché provava qualcosa per me.
Rimanemmo a lungo in silenzio, iniziai a tremare per il freddo, mise altra legna sul fuoco, si avvicinò e mi cinse con le sue braccia per scaldarmi, in altre occasioni lo avrei cacciato in malomodo ma mi resi conto che era un gesto carino da parte sua, lo faceva per me.
Ripensando a quei giorni lui non si era mai comportato male, se non quando mi aveva baciato,
mi sembrava di riassaporare il bacio, rivivere quelle emozioni, il calore del suo corpo non faceva altro che farle desiderare un altro bacio.
Sentiva l'odore della sua pelle, un profumo mascolino mischiato all'odore del cuoio, del muschio e del fumo di legna.
Stanca della giornata mi addormentai subito tra le sue caldi braccia.
Aquila Selvaggia la osservava mentre dormiva, vedere la sua bocca lo tormentava, intravedeva sotto la scollatura del vestito i suoi seni tondi e sodi, non resistette e la baciò dolcemente.
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Gocce di Luna è il mio nome
Historical FictionElisabeth stava raggiungendo i suoi genitori a FortHall, la diligenza venne assalita dagli indiani , trovava oltraggioso che dei selvaggi la facessero prigioniera, abituata agli agi della città, vivere nella natura selvaggia lo trovava disdicevo...