21.

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_____'s POV

Ero molto stanca.

Stavo preparando i documenti che avrei dovuto portare in tribunale. Quelli per la custodia e per il maltrattamento infantile nei confronti di Jason.

Gli occhi mi bruciavano a causa delle lacrime che non finivano di scendermi sulla guancia. Lo ammetto, spesso posso essere egoista e in questo caso voglio togliere la patria podestà a Justin, ma so che non potrò più contare su di lui. Non posso più fidarmi.

Non so neanche se dopo tutto quello che è successo resterà ancora con Brenda. Certo, secondo lui Jason è caduto da solo dalle scale.

Non voglio che mio figlio sia vittima del divorzio. Non deve soffrire per qualcosa per cui non c'entra nulla. Ovviamente aspetterò che si prenda il suo tempo. Alla fine lui è mio figlio. Mio. Proteggerlo è tutto per me, costi quel che costi.

«Che succede?» sentii una voce dietro di me e saltai per lo spavento.

Jamie rise lievemente.

«Stupido» sospirai, per poi ridere. «Stavo sistemando alcuni fogli. Non ti ho neanche sentito entrare»

Mi avvicinai alle sue labbra e gli lasciai un leggero bacio visto che ero di spalle. Mise le mani sulle mie spalle e feci un suono gutturale. «Sono così tesa, tesoro»

Jamie mi accarezzò. Tolse le mani dalle mie spalle e mi avvicinò a sé prendendomi per la cintura. Si stava strusciando contro di me e il mio corpo apprezzava il tutto. «Posso aggiustare il tutto. Solo se vuoi» sussurrò davanti al mio orecchio.

Mi morsi il labbro inferiore quando iniziò a lasciarmi dei piccoli baci sul collo. «Mmh» mormorai.

Abbassò la cerniera lampo dei miei pantaloni e toccò la mia femminilità. Le sue mani incominciarono a toccarmi ovunque fino a quando non fui abbastanza bagnata per lui. Mi ressi al tavolo per non perdere l'equilibrio mentre le dita di Jaime mi testavano.

Mi prese tra le sue braccia e mi portò nella stanza da letto, nella quale i vestiti che avevamo volarono via in pochi secondi.

Jaime mi fece sua una e più volte fino allo sfinimento. Ora la tensione non la sentivo più.

***

Mi svegliai il giorno dopo molto presto. Sorrisi vedendo il biglietto e la rosa che Jaime mi aveva lasciato sul cuscino. Mi lavai e scesi al piano inferiore per fare colazione. Presi i cereali ed il latte e li posai sull'isola della cucina quando suonò il cellulare.

Pensai subito a Jason. «Buongiorno parlo con la signorina _____ Rodriguez? Chiamo dall' Hospital General di Los Angeles»

«Sì, sono io. È successo qualcosa?»

«Volevo informarla che suo figlio si è appena svegliato»

Mi portai la mano al petto e ringraziai una e più volte Dio. Chiusi la chiamata, presi la borsa, le chiavi e misi subito in modo la macchina.

Non so neanche con quanti semafori rossi sono passata, forse quattro o cinque. Non so neanche se ho rispettato il limite della velocità, ma non mi interessa. Jason è la mia priorità.

Justin's POV

Dopo la discussione con _____, andai a lavorare. Peccato che non riuscivo a concentrarmi.

Non sopportavo, non volevo e né avrei potuto immaginare una vita senza mio figlio. Lui che è la cosa più più importante che mi fosse mai successa.

Le parole della mia ex moglie non smettevano di torturarmi: hai pensato ai miei sentimenti quando sei andato a letto con Brenda? Hai pensato a me quando firmasti il divorzio? Hai pensato a qualcuno o solo alle tue esigenze sessuali?

La verità è che no. Non ho pensato a nessuno, se non a me stesso e forse è tardi per dirlo ma, mi dispiace e molto.

Arrivai a casa e tirai la valigetta da qualche parte. Ero stanco e non avevo voglia di fare nulla, se non dormire per mille anni.

Mi tolsi i vestiti, lasciandomi solamente i boxer addosso. Mi misi sul letto. La mia mente non smetteva di pensare e cazzo, mi maledico per tutto quello che ho fatto, ma sono stato io e non posso cambiare quello che già è stato scritto.

Ora sono solo e sto combattendo contro i miei demoni.

il divorzio dei bieber ➳ jbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora