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Le persone sono avide. Tutti lo sono. Cerchiamo sempre di ottenere tutto quello che vogliamo; anche quando quella cosa non ci appartiene. A volte funziona, ma altre volte no e va tutto storto.

Brenda's POV

Mi svegliai un po' stordita; vedevo tutto sfocato e il soffitto bianco mi faceva girare la testa.

Chiusi gli occhi e sospirai, calmandomi. Non appena mi passò il senso di nausea e vertigini che avevo, mi toccai la fronte e mi coprii gli miei occhi con la mano per creare una sorta di ombra, per far sì che si abituassero alla luce. Mi sentivo davvero malissimo.

Alzai la coperta che mi rivestiva ed anche la veste che indossavo, e misi le mani sulla pancia e l' accarezzai. Solo poche ore fa il mio bambino stava lì. E ora non c'è più.

Un singhiozzo mi uscì dalla bocca mentre iniziai a piangere e il ricordo si fece vivido immediatamente. Era successo solo poche ore prima.

FLASHBACK

«Dobbiamo parlare» disse Steve.

Alzai il sopracciglio e lo lasciai entrare, dal momento che la sua postura e il tono della voce erano molto seri.

Mi sedetti accanto a lui sul divano mentre quest'ultimo si toccava nervosamente le mani. Si stava torturando le labbra con i denti, mordendole.

«Che cosa devi dirmi?» Non mi è mai piaciuto aspettare a lungo quando voglio sapere qualcosa. Vado direttamente al punto. Qualunque fosse la situazione.

«Non so se hai notato... Ma... Sono gay» mi guardò negli occhi aspettando una mia reazione.

Per carità, lo sapevo già.

«Sì, stupido. Lo sapevo già. Ero molto chiaro già da quando lo facevamo. Una volta ti ho sentito masturbarti sussurrando il nome di un ragazzo»

Mi guardò sorpreso e per la vergogna abbassò la testa. Ridemmo insieme.

«Beh, devo dirti un'altra cosa»

«Aspetta... Vuoi che scopra se hai una possibilità con lui? Se è così...»

«Niente di tutto ciò, pazza» mi fermò immediatamente. «So che è etero. Quello che sto cercando di dire è che... essendo gay, ho fatto sesso con...» esitò nel continuare. «altri uomini»

«Ovvio» alzai gli occhi al cielo.

«Ascolta, cazzo» urlò. Si alzò dal posto dove era seduto e sospirò. Si passò le mani sui jeans. «Quello che sto cercando di dire è che ho una malattia sessualmente trasmissibile»

«Oh» mormorai sorpresa. «Hai l'HIV?»

Deglutì e negò con la testa. «No. La sifilide»

«Stai seguendo qualche trattamento?» chiesi un po' preoccupato per lui. So di essermi approfittata di lui ma in fin dei conti lo apprezzavo come uomo.

«Sì. L'ho scoperto...» mi fissò. Deglutì a fatica e sbatté le palpebre ripetutamente. «L'ho scoperto dopo che ho dormito con te»

Mi sentivo come se mi avessero schiaffeggiata. Mi sentii svenire. Ero stata contagiata

«Cosa?» gridai improvvisamente non volendo crederci.

Lui annuì. «Puoi essere stata infettata. E... E...» si grattò il collo con nervosismo. «E forse lo è anche il tuo bambino»

Le lacrime mi caddero rapidamente dagli occhi. Merda, merda, merda e merda. Dopo ciò, tutto successe rapidamente. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

***

Il Dr. Beer mi ordinò subito di sdraiarmi su una barella per un'ecografia d'emergenza.

Mise come sempre del gel sulla mia pancia. Rapidamente sullo schermo apparve il mio piccolo bimbo. «Che succede? Sta bene? Il mio bambino sta bene?» chiesi velocemente. Speravo solo che tutto andasse per il meglio.

La faccia del dottore cambiò completamente.

«Rispondimi, cazzo!» urlai.

Il mio pugno, debole, toccò il suo braccio. Le lacrime cominciarono a cadermi immediatamente mentre con le mani lanciavo pugni contro il mio dottore. A quello che era mio amico e anche mio complice.

«Brenda, il bambino... il bambino è infetto»

Non appena me lo disse, mi contorsi sulla barella piangendo rumorosamente. Non potevo crederci. Cosa succederebbe successo?

Mi prese per le spalle e cercò di calmarmi. «Ascoltami. Ascoltami» disse fermando la barella che si muoveva. «Brenda, il bambino è morto»

Lo guardai negli occhi. Mi coprii la bocca e lanciai un grande urlo. Un urlo che è venuto dal mio cuore. Un urlo di frustrazione, tristezza, amarezza. Mi sentivo vuota.

Il mio bambino era morto. Lui non c'era più, non viveva. Non sarei diventata mamma.

Mi tolsi le lacrime dagli occhi e cercai di calmarmi. Poche ore dopo, mi portarono in sala operatoria per togliere il bambino. E ora sono qui nella mia stanza d'ospedale a toccarmi la pancia sentendomi come se il vuoto si stesse consumando. Provavo solo amarezza.

Qualcuno colpì la porta con due colpi leggeri. E poi si aprí lentamente. Dei capelli castani apparvero da dietro la porta. «Brenda» sussurrò il mio nome e non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi.

«Justin» mormorai mentre lo guardai velocemente negli occhi e poi abbassai la testa. Justin mi sorrise leggermente addolorato e mi ha abbracciò.

Mi sentivo molto triste e varie emozioni che non sapevo descrivere. Mi lasciai andare e piansi tra le sue braccia. Mi strinse più forte al suo petto e mi accarezzò la testa, trasmettendomi un po' di tranquillità . «Mi dispiace tanto, Brenda. Ma non ti abbattere. Ce la farai. Te lo assicuro» sorrise e mi carezzò le guance. Depositò un bacio sulla mia fronte e lasciò la stanza.

Immagino che il male non vince mai. Penso che non avrei mai dovuto mettermi in questo casino solo per Justin. Contro _____ e soprattutto contro tuo figlio. Non avrei mai dovuto farlo, ma ciò che è stato fatto è fatto e non puoi fare nulla per porvi rimedio.

Avrei dovuto vedere cosa avrei potrei fare per sistemare le cose. O semplicemente affrontare le azioni che provenivano da cattivi atteggiamenti.

La porta si aprì di nuovo, ma questa volta entrarono due poliziotti. Poi una donna, forse un giudice, vestita di nero entrò seguita da una poliziotta. Mi fissò e sospirò. «Mi dispiace per quello che è successo signorina Rodriguez, ma devo farlo»

La guardai confusa e aspettai per vedere cosa avrebbe fatto. «È in arresto con l' accusa di maltrattamento infantile. Sarà processata non appena un professionista autorizzato ci dirà che lei si trova bene per affrontare un processo. Per ora, dal momento che non può andare in prigione, deve rimanere sorvegliata giorno e notte da questi poliziotti» li indicò . «Fino al giorno del processo»

La donna in uniforme si avvicinò e mi ammanettò alla barella. Stinsi le mani in dei pugni e deglutii.

il divorzio dei bieber ➳ jbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora