23.

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Justin's POV

Avevo passato molto tempo davanti al computer tanto da non essermi accorto che era l'alba.

Era una di quelle volte dove perdevo la nozione del tempo e lavoravo per l'azienda, a casa.

Mi lasciai cadere sulla sedia per riposarmi un attimo a causa del dolore che sentivo alla schiena.

Misi le mani sul viso e mi toccai gli occhi, sospirando. Mi bruciavano.

Mi sistemai meglio sulla sedia e posai le braccia sulla scrivania. Guardai davanti a me, alzando un sopracciglio.

«Brenda? cosa fai qui?»

Lei fece spallucce. «Sono passata a vederti, amore»

Grugnii sentendo come mi avesse chiamato. La osservai meglio, non avendo voglia di risponderle. Indossava un abito elegante, i suoi capelli erano raccolti e per quanto riguarda la faccia, aveva chili e chili di trucco. Nonostante questo, si vedevano ancora i segni delle botte che _____ le aveva dato.

«So che sei venuta per qualcosa, cosa vuoi?»

Camminò attorno alla scrivania e si mise accanto a me. Abbassò la cerniera del suo vestito e due secondi dopo era nuda.

La guardai negli occhi cercando di rimproverarla, ma Brenda mi prese il viso tra le mani. Non ricordo esattamente cosa sia successo, so solo che si mise sulla scrivania e mi tirò verso di lei. Il desiderio era troppo e il mio pene non resistette più.

***

Mi svegliai e guardai l'ora: erano le quattro del pomeriggio. Mi girai e vidi i capelli di Brenda accanto a me nel letto. La sua respirazione era calma, ergo stava dormendo.

Mi alzai e mi incamminai verso il piano inferiore. Posai lo sguardo sul mio cellulare. Avevo trenta chiamate perse e sei registrazioni vocali.

Alcune erano di _____ e le altre di Miller, il mio avvocato.

Ascoltai prima quelli della mia ex moglie.

Justin, Jason si è svegliato. Devi venire qui, vuole vederti.

Mi si formò un nodo nella gola.

Justin, dove sei? rispondi per favore, è urgente.

Dove cazzo sei? È importante.

Merda, Bieber. Abbiamo bisogno di te.

Tremai e presi subito i vestiti che stavano per terra, vestendomi in fretta.

Andai nel garage e misi in moto la macchina, guidando come un disperato verso l'Hospital General.

Jaime's POV

Ero molto contento che Jason si fosse svegliato.

Guardai _____. Sembrava essere tesa e devastata, in fin dei conti amava suo figlio più di ogni altra cosa al mondo.

Quando siamo usciti la prima volta, mi parlò di Jason come essere il suo più grande tesoro. I suoi occhi brillavano quando si parlava di lui ed è sempre una bella emozione vedere come una mamma tiene così tanto a suo figlio.

Di fatto anche io lo amavo.

Mi sono sempre piaciuti i bambini e anche se non è mio figlio, mi piacerebbe molto.

«Ritorno tra un secondo, va bene?»

Girai la testa e _____ era uscita dalla stanza.

Presi una sedia e la misi accanto al letto di Jason. «Che succede piccolo?» gli domandai spostando alcune delle sue bionde ciocche, vedendolo triste.

Lui mi sorrise.

«Jaime» sussurrò con voce stanca.

«Dimmi campione»

«Mi ami?»

Credo me lo avesse domandato mille volte in quel giorno. Fatto sta che non ero stanco di sentire la sua domanda e né di rispondergli.

«Ti amo moltissimo. Molto. Non immagini quanto» risposi sincero.

Jason alzò la testa lentamente e mi guardò, mostrandomi un bellissimo sorriso con i suoi piccoli dentini.

«Anche io ti amo molto, papi»

il divorzio dei bieber ➳ jbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora