Capitolo 29

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GIORGIO
Mi volto verso il comodino e premo il tasto del telefono per vedere che ora è: sono le 3 di notte.
Io e Nicole abbiamo finito di fare l'amore da qualche minuto, e lei si è già addormentata al mio fianco.
La luce fioca che penetra dai buchini delle tapparelle mi permette di vederla distesa vicino a me mentre è girata su un fianco e mi dà le spalle.
Vederla nuda in questa posizione mi fa tornare automaticamente in mente la prima volta che abbiamo fatto sesso, ergo, l'amore.
È incredibile, gli anni passano, ma lei è sempre qui, distesa al mio fianco, bella e magra come sempre. 10 anni fa, dopo che abbiamo fatto l'amore per la prima volta, si è addormentata, nella stessa posizione nella quale si trova adesso. Non è magra come allora, non ha le stesse cicatrici e le sue braccia e il suo costato sono pieni di tatuaggi, ma è sempre lei: è sempre la mia dolce, forte, bellissima e complessata Nicole; la amo come allora, anzi, di più.
10 anni fa la guardavo proprio come la sto guardando in questo momento; le sfioro la spina dorsale con un dito, proprio come feci allora, provocandole dei brividi lungo tutta la schiena.
All'epoca le promisi che non avrei mai permesso a nessuno di farle del male, nemmeno a me stesso, ripromettendomi che non sarei mai stato più che un amico per lei, perché i fidanzati si lasciano, mentre i fratelli sono per sempre, ed invece oggi eccoci qui: fidanzati, in procinto di sposarci e genitori di due bellissimi bambini.
Mi piacerebbe parlare col Giorgio quattordicenne, mostrargli come è la sua vita adesso e fargli capire che tutto il dolore che ha provato e che prova non sarà vano, che un giorno avrà una vita bellissima: sarà fidanzato con la ragazza che ha sempre amato, e alla quale aveva paura a confessarsi per paura di rovinare la loro meravigliosa amicizia, avrà un lavoro bellissimo che gli darà tante soddisfazioni e, nonostante il me quattordicenne penserebbe che non sia una cosa positiva, avrà due bellissimi bambini che amerà alla follia. Certo, dovrà passare tanti, forse troppi, momenti difficili, ma tutto il dolore verrà surclassato dalla semplice gioia di fare l'amore con Nicole o di vedere Chantal e Tarek ridere tra le sue braccia.
Dovrei ricordarmi che il dolore non è vano: ha una sua utilità, anche fosse solo quella di renderti più forte.
Se potessi dare un solo consiglio al Giorgio quattordicenne gli direi di godersi suo fratello, più di quanto non abbia fatto. Vittorio mi manca, sempre, anche se ho imparato a convivere col dolore.
< Basta>, sussurro a me stesso per impedirmi di continuare con i pensieri tristi, che però ormai riecheggiano nella mia testa.
In queste ultime settimane ho accumulato molto stress, tra l' album, i bambini e il "problema" di Nicole la mia testa è piena di pensieri e preoccupazioni, credo che potrebbe esplodere da un momento all'altro.
È incredibile, inizio a pensare a qualcosa di negativo, anche una sciocchezza, ed improvvisamente la mia vita mi appare una merda.
Con tutte le responsabilità che ho addosso adesso non mi sento più un ragazzo, adesso sono un uomo, e la cosa mi spaventa un po'. Il fatto è che io devo salvare tutti, ma nessuno, a parte poche eccezioni, salva me. Devo salvare i bambini 24 ore su 24 da tutto ciò che di brutto li circonda, devo salvare Nicole dal suo problema e, come se non bastasse, ho anche il compito di salvare i miei fans con le mie canzoni. Salvare una persona è una grossa responsabilità, salvare tutte queste risulta essere enorme, e tutto ciò non fa altro che far crescere in me l'ansia; ho paura di fallire nel mio compito, e non poca. Anche io sento di aver bisogno di essere salvato, per una buona volta, ma nemmeno io so precisamente da cosa. Come possono aiutarmi le persone se io in primis non riesco a capire quale sia il mio problema?
Incrocio le mani e le metto sul cuscino, poggiandomi poi sopra la testa; fisso il soffitto in attesta di una risposta ai miei quesiti, ma non sembra arrivare. I pensieri continuano a tormentarmi e non riesco ad addormentarmi, perciò decido di fare una cosa che non faccio da un sacco di tempo: andare a fare un giro sullo skate. Quando la notte i pensieri mi tormentavano uscire mi  ha sempre aiutato a ragionare.
Lascio un veloce bacio sulla spalla nuda di Nicole e mi alzo silenziosamente; vado in bagno, mi rimetto i vestiti che mi ero tolto la sera precedente, prendo lo skate di Nicole, dato che il mio si è rotto,  l'accendino, le sigarette che mi sono avanzate, una cassa di birra ed esco di casa.
Non appena uscito dal cancello salgo sullo skateboard e vado verso lo skatepark dove ci incontravamo sempre la sera con quelli della comitiva mentre l'aria umida di fine maggio si scontra con il mio viso caldo.
Arrivo pochi minuti dopo a bordo dello skate, vado dritto verso il  nostro muretto e mi ci sdraio sopra. È incredibile come lo skatepark sia ridotto male adesso, non è mai stato ben curato, ma forse prima mi appariva più bello perché quando ci venivo ero sempre fatto o ubriaco. Sorrido pensando a tutti i ricordi che sono racchiusi in questo skatepark ed inizio ad avere un po' di nostalgia. Negli ultimi 2 anni e mezzo la mia vita è cambiata, anzi, direi che è stata completamente stravolta e, nonostante adesso sia felice, mi sento comunque un po' malinconico. Mi mancano i vecchi tempi. Mi manca venire qui con i miei amici di sempre e i miei fratelli una sera sì e l'altra pure a bere, fumare e divertirci come non mai, facendo cazzate o ridendo per cose stupide come andare sull'altalena del parco qui vicino. Mi sembra di essere cresciuto troppo velocemente; amo Nicole, amo il mio lavoro ed amo i bambini, ma a volte, come in questo momento, vorrei tornare ad essere il ragazzo diciannovenne che sognava di diventare un cantante.
Come diceva Lessing: "L'attesa del piacere è essa stessa il il piacere" e forse aveva ragione. Perché mi mancano i tempi in cui sognavo di diventare un famoso MC e adesso che lo sono non mi sento realizzato a pieno?
Se sai quanto è bello ciò che ti aspetta è bella anche la sua attesa", recita in una canzone uno dei miei rapper italiani preferiti.
E la domanda di prima mi torna in mente: da cosa ho bisogno di essere salvato?
Ancora non riesco a dare una risposta a questo quesito insolito, perciò decido di non pensarci; sicuramente la risposta arriverà quando meno me lo aspetto, come succede sempre.
Piego una gamba e faccio ricadere l'altra lungo il muretto, dondolandola leggermente mentre ammiro l'immenso cielo stellato sopra di me.
Forse la cosa che mi manca adesso è proprio un sogno, un'ambizione: la vita mi ha dato tutto ciò che di meglio mi poteva dare ed io non sono mai stato abituato ad essere felice. Ho sempre vissuto con la costante paura che la felicità svanisse, venendo poi rimpiazzata dalla tristezza e dal dolore, cosa che spesso e volentieri è accaduta.
La verità è che le persone come me non sono fatte per essere felici, sento di non meritarmi tutto ciò che ho: non mi merito l'amore di Nicole, non mi merito l'adorazione dei fans e non mi merito di essere il padre di quei due piccoli, ma bellissimi, esserini.
Mi accendo una sigaretta, cosa che non facevo da tempo, e mi apro una birra, sorseggiandola di tanto in tanto dopo aver sbuffato fuori il fumo facendo attenzione che non mi vada di traverso, essendo ancora sdraiato.
Quale padre uscirebbe da solo alle quattro di notte di casa senza dire niente per andare in uno skatepark e stare sdraiato su un muretto a fumare e a bere? Il Giorgio diciannovenne poteva farlo quando voleva, il Giorgio di adesso non può più.
Forse la cosa che mi manca veramente è la mia indipendenza, ed improvvisamente riesco a dare una soluzione al quesito che mi tormenta da qualche minuto a questa parte : ho bisogno di essere salvato dal tempo che inesorabilmente scorre, ma dentro di me so che non voglio che il tempo si fermi, o che addirittura torni indietro. Sto vivendo un paradosso dentro di me, e devo riuscire ancora a capirne il perché. Il mio disagio è dovuto al fatto che mi sto rendendo conto di essere diventato un uomo e quindi di non essere più un ragazzino.
Se potessi tornare indietro e fare in modo che Nicole si ricordi la pillola quella notte di ferragosto, non lo farei; so che i bambini comportano tanti sacrifici, ma non potrei più immaginare una vita senza di loro, li amo troppo. Diventare padre è stata l'emozione più grande che potessi mai provare; non riuscirei mai a trovare qualcosa che possa sostituire la felicità che provo quando Tarek si calma non appena sente il contatto con me o vedendo l'espressione, oserei dire affascinata, che assume Chantal quando le canto qualcosa. Pensando alle loro risate e al viso angelico di Nicole addormentata mi tranquillizzo; mentre sorrido al vuoto questi stupidi pensieri negativi smettono di tormentarmi.
Il fatto è che la vita scorre veloce, e noi non possiamo impedire che accada. Prima o poi dobbiamo crescere tutti, non possiamo essere come Peter Pan, e forse io ne ho appena preso consapevolezza.
Raccolgo baracca e burattini e ritorno a casa dalla mia famiglia.
Entro cercando di fare il meno rumore possibile, chiudo il portone a chiave e poso quest'ultime sul solito mobiletto.
Poso in cucina tutto ciò che avevo preso, mi tolgo le scarpe e salgo le scale, imprecando tra me e me ogni qualvolta il pavimento scricchiola. Entro nella camera dei bambini e mi dirigo verso le loro culle; accarezzo loro delicatamente le guance con il dito indice e sorrido.
< Papà vi salverà sempre>, sussurro pianissimo per poi tornare in camera mia.
Anche se non benissimo, riesco a vedere Nicole sdraiata a pancia in giù, la posizione nella quale ha sempre dormito, fatta eccezione per il periodo della gravidanza. Mi tolgo la maglie e il pantalone, rimanendo solo in boxer.
< Amore>, sussurra con voce impastata dal sonno, continuando a tenere gli occhi chiusi.
< Amore, dormi>, sussurro dolcemente per poi sedermi sul letto e accarezzarle la nuca.
< Stai bene?>, biascica con voce assonnata. Apre leggermente un occhio per poi girarsi su un fianco, in modo da vedermi meglio, nei limiti di quanto permesso dalla luce fioca della luna che penetra nella stanza.
< Avevo solo bisogno di capire alcune cose>, ammetto mantenendo il solito tono dolce e continuando ad accarezzarle i capelli.
< Ti amo>, continuo.
< Idem>. Mi sdraio e le faccio poggiare le testa sul mio petto mentre l'abbraccio per lasciarle poi un umido bacio sulla fronte.
Mi sento una merda ad aver pensato anche solo per un secondo che il mio disagio fosse dovuto a lei e ai bambini; insieme ai miei fratelli sono le persone più importanti della mia vita, sono pezzi del mio cuore, come potrebbero mai essere fonte di disagio?

SPAZIO AUTRICE
Okay, il capitolo è lungo, forse per alcune potrà sembrare noioso, ma devo dire che è uno dei miei preferiti. Come avete già potuto constatare ogni tanto mi piace fare dei capitoli di carattere principalmente psicologico ed introspettivo, e ora era un po' che non ne facevo uno del genere, perciò ho trovato che potesse starci bene.
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e qual è il vostro concetto di felicità, un bacio😘❤

Proteggimi, siamo rondini con il guinzaglio~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora