GIORGIO
Arriviamo al ristorante alle 20:45, siamo in netto ritardo, ma proprio mentre stavamo per partire abbiamo avuto un problema "intestinale" con i bambini, che per altro ha lasciato un odore alquanto sgradevole nella macchina, e abbiamo dovuto cambiare ad entrambi il pannolino.
Nicole indossa dei jeans aderenti neri a vita alta, le dottor martens bordeaux e un body bordeaux, un po' scollato sia sul seno che sulla schiena infilato dentro ai pantaloni. Era da molti mesi che non la vedevo vestita così, fatta eccezione per quella volta al ristorante con il vestito attillato, ma lì aveva il pancione. Si è vestita così perché l'ho praticamente supplicata, lei non voleva perché secondo le sue teorie malate le si vede la pancia, cosa che non è minimamente vera, dato che non ce l'ha.
<Sei bellissima>, dico prendendo la sua mano per poi lasciarle un bacio sul dorso.
< Tu sì, io no>. Mi stampa un bacio sulle labbra e poi scende dalla macchina, sbattendo lo sportello per chiuderlo.
< Anche quando non è incazzata li sbatte>, dico a bassa voce sbuffando e scuotendo leggermente la testa. Apre il bagagliaio e tira fuori la carrozzina dei bambini, aprendola abilmente, mentre io li slego e poi li sistemo nelle rispettive navicelle. Cammina di fianco a me tenendo le braccia incrociate sotto al suo- a dir poco prosperoso- seno, mentre io spingo la carrozzina dentro al ristorante. All'entrata veniamo accolti da una cameriera, che avrà su per giù la nostra età, forse ha qualche anno in meno; mi sorride e ricambio gentilmente il sorriso. Subito noto che porta al collo la collana del mio merchandising.
< Bella collana>, dico sorridendo, ricevendo come risposta una risatina imbarazzata.
< Ho prenotato a nome Ferrario per due>, si intromette Nicole facendo risvegliare la cameriera dal suo stato di trance.
< Sì certo, seguitemi>, dice continuando a sorridere la cameriera, e così facciamo. Sistemo la carrozzina dei bambini in modo che non dia fastidio a nessuno e ci mettiamo seduti; la cameriera ci porge due menù e poi se ne va via, dicendo che tornerà non appena vorremo ordinare. Sento Nicole sbuffare mentre legge il menù e capisco che c'è qualcosa che non va.
< Amore, che hai?>.
< La cameriera ti sta scopando con gli occhi>.
< Amore, è una fan, lo sai come si comportano>. A quanto pare la sua gelosia verso le fans non è ancora passata. Sa che non la tradirei mai, non l'ho mai fatto e non lo farò di certo ora che ho addirittura dei bambini.
< Ho capito, ma l'hai vista come ti guardava?>.
< Sinceramente no, ho occhi solo per te e per i bambini>, rispondo per poi allungarmi oltre il tavolino e stamparle un bacio sulle labbra.
< Adesso ordiniamo, okay?>, chiedo spostandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio per poi tornare a sedermi normalmente.
<Okay>, risponde abbassando lo sguardo per leggere il menù.<Vado al bagno>, annuncia mentre stiamo mangiando gli antipasti che ci sono stati portati.
La cameriera si avvicina e mi chiede se può farsi una foto con me, acconsento; subito dopo un altro cameriere ci scatta alcune foto. Mentre sto scambiando due chiacchiere con la ragazza, mi sento chiamare con voce flebile da Nicole. Mi volto e la trovo in piedi vicino al tavolino con una mano poggiata su di esso, mi guarda con occhi vuoti e improvvisamente si accascia a terra, trascinandosi dietro la tovaglia. I piatti, i bicchieri le posate e tutto ciò che era sul tavolo casca a terra, facendo un rumore assordante e alquanto fastidioso. Con un balzo riesco a prenderla prima che sbatta a terra. Mi inginocchio e la faccio sdraiare sul pavimento, poggiandole la testa sulle mie ginocchia, cercando di non farle toccare alcuna scheggia.
< Oh, amore!>, dico dandole qualche leggero colpo sulla guancia per cercare di svegliarla.
< Sollevale le gambe>, ordino alla
ragazza dietro di me, la quale annuisce insicura e fa ciò che le ho detto. Sventolo una mano davanti al viso di Nicole, quando sento Chantal iniziare a piangere- sì, ormai so riconoscere a quale dei bambini appartiene il pianto-.
< No cazzo, ora no!>. Resto per un attimo senza sapere cosa fare, passando velocemente lo sguardo da Nicole alla carrozzina, poi poso delicatamente la testa di Nicole a terra e corro verso la carrozzina, prendo Chantal in braccio e torno da Nicole, inginocchiandomi vicino a lei. Tenendo ben salda la bambina con un braccio, poso due dita appena sotto la sua mascella per sentire il battito, che è più lento del normale. È passato circa un minuto da quando è svenuta e dato che non si è ancora svegliata inizio veramente a preoccuparmi; sento il cuore prendere a battere sempre più veloce e le mani tremare leggermente. No, non posso farmi prendere dal panico. Cazzo, devo assolutamente calmarmi! Il fatto di sapere che Chantal sia in braccio a me mi fa subito passare il tremore alle mani, dato che non voglio di certo che mi cada.
Urlo di chiamare un'ambulanza, che fortunatamente è già stata chiamata dal cameriere che ci aveva fatto le foto. Chantal non smette di piangere e mi sto innervosendo sempre più.
< Cazzo amore, anche tu no>, dico rivolgendomi alla bambina e cullandola leggermente. Lancio un'occhiata a Nicole e vedo che si sta alzando lentamente, ma non faccio nemmeno in tempo ad esultare che sviene nuovamente, battendo la testa a terra.
< Porcoddio!>, sbraito. Ma perché non deve mai andare nulla per il verso giusto? Perché non possiamo passare mai una serata in tranquillità?
Quando arriva l'ambulanza i paramedici portano via Nicole; chiedo loro di salire, ma me lo vietano dato che ho i bambini, sia con che senza carrozzina, così li carico velocemente in macchina e seguo l'ambulanza verso l'ospedale.
Quando arrivo, vado a sedermi nella sala d'aspetto, un luogo dove sono stato fin troppe volte, e sistemo la carrozzina con i bambini davanti a me. Con una mano muovo la carrozzina per far addormentare i bambini, che stanno piangendo, sicuramente stanchi, e con l'altra mi copro il viso mentre alcune lacrime colano dai miei occhi. Non sono un frignone, non sto piangendo perché Nicole è al pronto soccorso, anche se sono preoccupato, sono semplicemente lacrime dettate dal nervoso. Quando il nervoso prende il possesso su di me posso fare solo due cose: piangere o urlare e spaccare tutto ciò che mi circonda, cosa che non mi sembra alquanto adeguata da fare in questo momento, anche se mi aiuterebbe molto; sicuramente molto di più che stare qui a piangermi addosso come un coglione! È il colmo, sto piangendo contemporaneamente ai miei figli. Mi asciugo le lacrime e tiro su prima Tarek e poi anche Chantal, poggiandoli sui miei avambracci a pancia in su. Tenerli in braccio tutti e due contemporaneamente quando sono agitati, ad essere sinceri, mi mette un po' di paura, perché temo che uno dei due possa scivolarmi di mano o cose simili, ma in questo momento non vedo altro rimedio, dato che entrambi sono stanchi e hanno bisogno di essere cullati. Tarek, sentendo il contatto con me, smette praticamente subito di piangere, mentre Chantal continua imperterrita. Credo che soffra di coliche, dato che anche oggi pomeriggio ha pianto a lungo. Metto Tarek nella sua navicella e mi alzo in piedi per cullare meglio Chantal. Mi fa emozionare il pensiero che Tarek si tranquillizzi sentendomi vicino, perché è come se sapesse che io sono sempre con lui, pronto a difenderlo.
Passano i minuti e lei non ha ancora smesso di piangere, così, proprio come qualche ora prima, sono costretto a ricorrere alla mossa finale: "mo' papà te canta qualcosa", così inizio a cantarle "l'ottava meraviglia del mondo" e quando finisce si tranquillizza. È incredibile, l'unica cosa che funziona davvero con lei è cantarle qualcosa. È strana come cosa, ma funziona. La rimetto nella sua navicella e muovo avanti e indietro la carrozzina per farli addormentare del tutto.
< C'è qualcuno per Colombo?>, urla un'infermiera circa mezz'ora dopo. Quante volte ho sentito questa frase? Troppe.
Spingo con un nodo alla gola la carrozzina fino al box informazioni, dove dietro ad esso c'è l'infermiera.
< Salve, sono il fidanzato di Colombo, avete chiamato ora>.
< Sì, la tua ragazza sta bene, ha avuto solo un calo di zuccheri e può uscire subito>.
< Okay, grazie mille>. Dovrei essere felice, invece non lo sono.
Sono incazzato con Nicole. Anzi, non incazzato, direi che sono più che altro deluso. Anzi no, sono deluso e incazzato, ecco. Sicuramente ha avuto il calo di zuccheri perché era a digiuno da chissà quanto tempo, e magari al bagno c'è andata per vomitare.
Appena esce dalla porta dove fanno le visite esco dal pronto soccorso e vado verso la macchina. Metto i bambini nei seggiolini facendo attenzione a non svegliarli e poi la carrozzina nel portabagagli, mentre lei sale nel posto del passeggero.
< Mi dici che cazzo hai?>, chiede non appena chiudo lo sportello.
< Ho che non capisci un cazzo>.
< Non capisco un cazzo perché svengo?>, domanda inarcando un sopracciglio.
< Sì, perché so il motivo per cui sei svenuta>. Accendo la macchina e parto.
< E quale sarebbe?>.
< Hai fatto digiuno tutto il giorno, hai mangiato un crostino e sei andata in bagno a vomitare. Non è la prima volta che svieni perché non mangi niente, devo ricordarti quando sei caduta dalle scale e ti sei rotta il braccio?>.
< Quella volta è stata colpa del vaccino>.
< E tutte le altre volte? Di chi era la colpa, sentiamo?>. Non risponde e guarda la strada davanti a sé, stringendo le mascelle.
< Come immaginavo>, dico ridendo amaramente e scuotendo la testa.
< Scusami>.
< Ma scusa cosa? Lo sai cosa cazzo ho passato in quei momenti? Te svenuta su un cazzo di pavimento lercio con la brachicardia e la bambina che piangeva come una disperata, cazzo!>, urlo battendo una mano sul volante e lanciandogli un'occhiataccia, per poi tornare a guardare la strada davanti a me. Spero che i bambini non si sveglino.
< Ho chiesto scusa!>, urla a sua volta lei gesticolando.
< Non mi servono ad un cazzo le tue scuse, non voglio ritrovarmi ancora in situazioni del genere solo perché hai delle fottutissime fisse! Voglio i fatti, a parole siamo tutti bravi>, dico serio continuando a guardare la strada con un'espressione seria dipinta in volto. Fa un sospirone e la vedo con la coda dell'occhio che tira un filo dei pantaloni leggermente strappati che ha addosso.
< Ti ho deluso, mi dispiace>, dice con voce rotta dal pianto, e così mi volto per guardarla. Ha le lacrime agli occhi e il suo labbro sta tremando leggermente. Vorrei consolarla, ma non posso farlo, deve capire che deve riprendere a mangiare.
< Mi dispiace, ce la sto mettendo tutta, ma una volta che inizio per me è difficile smettere, mi dispiace di averti fatto preoccupare>.
< So per certo che ti dispiace, ma devi guarire, in un modo o nell'altro. Pensa se fossi svenuta mentre avevi in mano uno dei bambini, eh? O peggio ancora tutti e due. Cosa sarebbe successo? Li avresti praticamente uccisi, e tutto per una tua cazzo di fissa mentale>.
< Basta>, sussurra mentre le lacrime prendono a scendere più copiose e si prende la testa tra le mani, scuotendolo leggermente, immaginandosi sicuramente la scena drammatica che le ho appena descritto.
< Bene, dato che ti fa tanto male sentire queste cose, pensaci prima di rinfilarti due dita in gola o di non mangiare. Non sei più una ragazzina, adesso sei una donna, per altro madre, e le tue azioni non si ripercuotono solo su di te, ma direttamente su due persone, e indirettamente anche su di me>, dico severo con lo stesso tono che userebbe il padre più severo al mondo per sgridare la figlia.
Piange sempre più forte e ciò mi fa capire che il mio tentativo è riuscito. So di essere stato uno stronzo con lei, ma farla sentire una merda è l'unico modo per farle capire veramente quanto peso abbiano le sue azioni, anche se questo atteggiamento fa stare male anche me. Mi dispiace per lei, so quanto ci sta male, ma forse adesso finalmente la smetterà.SPAZIO AUTRICE
Quesito del giorno: la ragazza che scrive fanfiction sui ragazzi dell'HONIRO che secondo voi scrive meglio di tutte? ( Non voglio facciate le lecchine, è solo che ho voglia di leggere qualche fan fiction scritta bene).
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, un bacio 😘
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Proteggimi, siamo rondini con il guinzaglio~ Mostro
FanficTerzo, ed ultimo, libro facente parte della trilogia. "Se lui è felice, inconsapevolmente, lo sono anche io, o meglio, cerco di esserlo. Mi dà fastidio pensare che qualcuna possa fargli provare le stesse sensazioni che gli facevo provare io, ma que...