Capitolo 2

1.6K 98 47
                                    

NICOLE
Il giorno che scappai, arrivai a Milano nel tardo pomeriggio. Durante il viaggio non ascoltai nessuna canzone di Giorgio, dei miei amici o che in qualche modo me li ricordasse, cosa a dir poco difficile per me, che ero sempre stata abituata ad ascoltarli almeno una volta al giorno. Ero ostinata a dimenticarmi di tutto e a ricominciare da capo, volevo crearmi una nuova vita, ed ero convinta che ci sarei riuscita.
Presi un taxi e mi feci portare in hotel, dove avrei dormito finché non avessi trovato una casa in affitto ad un prezzo ragionevole.
Il caso volle che mi fosse stata riservata la camera 2-37 e, senza nemmeno accorgermene, incominciai a canticchiare tra me e me un pezzo di una canzone di Giorgio: " mi trovi nella stanza 237, nato con il dono della luccicanza". Mi rimproverai mentalmente per aver subito pensato a Giorgio e mi promisi che non l'avrei più fatto. Non era una cosa semplice, dato che qualsiasi cosa mi ricordava lui, anche la più insignificante.
La notte non riuscii a dormire a causa degli incubi, che ora non riguardavano più solo Vittorio e il mio coma, bensì anche Clarissa e Giorgio. Faceva strano dormire da sola. Nonostante negli ultimi giorni Giorgio dormisse sul divano, sapevo comunque che era vicino e che in casa c'era anche Tommaso, il che mi rendeva tranquilla; ora ogni minimo rumore, che proveniva dalle stanze accanto o dal corridoio, mi impauriva. Non ero mai stata una ragazza pauroda, ma la notte lo ero, da qualche mese a quella parte, dato che ero ancora scossa dagli incubi.
Il giorno seguente, chiamai Gionata per comunicargli che anche io ero a Milano e lui mi invitò a casa sua. Accettai l'invito e quando fui lì raccontai a lui e a Viola ciò che era successo con Giorgio, di Clarissa già sapevano e mi avevano anche chiamato quando ancora stavo a Roma per farmi le condoglianze.
I due fidanzati insistettero affinché mi trasferissi da loro, dato che avevano una camera in più che era inutilizzata- camera destinata ad un ipotetico figlio-; dopo un po' di titubanze accettai, avrei dovuto pagare un prezzo irrisorio per l'affitto e le bollette sarebbero state divise per te, perciò avrei speso poco anche per quelle. Inoltre il fatto di vivere con qualcuno mi tranquillizzava in maniera non indifferente; a ripensarci bene non avevo mai vissuto veramente da sola: prima vivevo con la mia famiglia, poi mi trasferii con Clarissa e Vittorio, l'anno scorso mi ero trasferita con Tommaso e Giorgio e ora mi stavo trasferendo con Viola e Gionata, eravamo sempre minimo in tre in casa.
Parlando, Gionata mi disse che avrei fatto meglio ad avvertire qualcuno del fatto che me ne fossi andata da Roma, che non bastavano dei semplici segnali per non far pensare ad un mio possibile rapimento, o cose simili. Probabilmente l'opzione rapimento era dettata dal fatto che guardassimo troppi film e, nel mio caso, leggessi troppi libri.
Scorsi la rubrica e, dopo averci pensato un po', decisi di chiamare Chiara. Quando gli  comunicai la mia decisione lei non volle crederci; mi chiese varie volte dove mi fossi trasferita, ma non le risposi. Sapevo che, in un modo e nell'altro, la voce sarebbe giunta a Giorgio e non volevo assolutamente che lo sapesse. Se non lo doveva sapere Giorgio, non lo doveva sapere nessuno.
Il giorno stesso chiamai Claudio, il mio datore di lavoro, per dare le mie dimissioni e gli dissi che mi ero dovuta trasferire a Milano senza spiegarli troppe cose, che gli vennero sicuramente spiegate poi da Jessica, dato che era ancora fidanzata con Tommaso.
Quel pomeriggio, mentre portavo con Gionata le valigie in quella che sarebbe stata la mia nuova casa, iniziarono ad arrivare le chiamate da parte di Giorgio, seguite poi da quelle dei miei amici.
Alla ventesima volta che il mio telefono squillava mi ero ormai innervosita, così lo spensi e lo nascosi in valigia, ripromettendomi che non lo avrei mai più guardato; a tal proposito mi sarei dovuta comprare un nuovo telefono e avrei dovuto cambiare numero, consapevole del fatto che se avessi tenuto quello sarei stata rintracciabile.
Nei giorni seguenti, grazie alle mie passate esperienze e all'aiuto di Viola, trovai lavoro come barista al Circolo Magnolia, in modo tale da potermi garantire un'entrata; non potevo di certo fare affidamento solo sui miei risparmi.
Le notti le passavo insonni, un po' per i mille pensieri, un po' per gli incubi. Qualche tempo fa, forse addirittura un anno fa, feci un sogno che rimase impresso nella mia testa a lungo, ma che riuscii a capire solo quando si ripresentò, la prima notte che dormii nella mia nuova casa. Clarissa e Vittorio che mi salutavano e poi sparivano, lei tra l'altro vestita con un abito bianco, tutti i miei amici che mi salutavano velocemente e poi sparivano ed infine Giorgio, che mi supplicava di non andarmene. Ogni volta, dopo che anche Giorgio si era dissolto nel nulla, provavo un fortissimo mal di pancia, vomitavo e poi mi addormentavo. Solo ora riuscivo a capire il significato di quel sogno, ma mi ci era voluto circa un anno.
Probabilmente ero diventata  bulimica, dato che tutte le volte che mangiavo, o la gran parte di esse, vomitavo subito dopo. La colpa principale è da attribuire al forte stress.
Nella mia vita ogni volta che facevo un passo avanti poi ne facevo due indietro: ero finalmente guarita, ma sono ritornata ad essere la stessa di due anni fa. Il solo pensiero del cibo, certe volte, mi faceva venire la nausea, altre invece facevo delle abbuffate e poi mi chiudevo in bagno a vomitare perché mi sentivo in colpa. Non ho mai saputo se definirmi bulimica o anoressica, forse soffrivo di entrambe le malattie, cosa stranissima.
Qualche giorno fa, Gionata stava ascoltando senza cuffiette  " Non puoi" di Valerio e Giorgio; non appena ho sentito le loro meravigliose voci sono stata assalita dalla malinconia, pensando al fatto che prima erano uno dei miei più cari amici e il mio fidanzato, mentre adesso li considero come sconosciuti. Inconsapevolmente, iniziai a canticchiare "sconosciuti" di Valerio, ma nuovamente mi maledissi mentalmente per aver pensato a qualcosa che apparteneva al passato. Subito dopo, ebbi un attacco di panico, e quando mi calmai Gionata mi promise che non avrebbe più ascoltato le loro canzoni senza cuffiette.
Anche Gionata, in un modo o  nell'altro, mi ricordava Giorgio e la scenata di gelosia che fece a causa sua.
Al lavoro andava abbastanza bene, anche se era un ulteriore fonte di stress e di affaticamento, che si sommava alla mia stanchezza perenne. Lavoravo di notte e ciò, da una parte, era un vantaggio, perché la mattina, quando potevo dormire, gli incubi non si presentavano spesso. Sfortunatamente, non lavoravo tutti i giorni, ma solo quando c'era qualche evento particolare e durante il fine settimana.
Spesso mi capitava di pensare a Giorgio e ai miei amici, nonostante io facessi di tutto per evitare di farlo. Mi domandavo come stessero, se gli mancassi, cosa facessero, tutte domande alle quali avrei facilmente poter avuto risposta, ma mi sforzai di rimanere col dubbio.
La mia vecchia vita mi mancava, eccome se mi mancava: mi mancavano le lunghe chiacchierate con Tommaso, le cazzate con Valerio, le risate con Giulio, lo shopping con Chiara, mi mancavano perfino le pratiche da archiviare in ufficio, ma più di tutto e di tutti mi mancava lui. Per Giorgio provavo un mix contrastante di emozioni: mi mancava, è vero, ma lo odiavo anche per le parole che aveva detto riferendosi a Clarissa, anche se erano probabilmente dettate dal nervosismo, e per avermi tirato quello schiaffo potentissimo. Lo schiaffo alla fine, al contrario di quanto si possa pensare, è stata l'azione che mi ha dato meno fastidio di tutte: lì per lì mi ha fatto innervosire, anche perché mi aveva ricordato ciò che mi aveva detto mia sorella circa un anno e mezzo prima, ma non era di sicuro la prima volta che mi arrivava uno schiaffo da lui: io e Giorgio siamo cresciuti come fratelli e proprio come tali non sono state rare le volte nelle quali ci siamo picchiati, soprattutto da  ragazzini; ma adesso è un uomo e non avrebbe mai dovuto fare un gesto simile, nonostante sia stata io la prima a darglielo.
A lavoro qualche ragazzo ci aveva provato con me, ma li avevo respinti tutti, non ero ancora pronta a dimenticare completamente Giorgio, anche se ci stavo provando. Sapevo che stavo mentendo a me stessa, io non avrei mai e poi mai potuto dimenticarlo, lui è stato la costante nella mia vita per ventitre anni, come si può dimenticare una persona così importante? No, non l'avrei mai dimenticato, forse sarei semplicemente andata avanti, ma ancora non ci riuscivo. Ogni ragazzo che ci provava, in un modo o nell'altro mi ricordava Giorgio: chi aveva il suo stesso taglio degli occhi, chi il suo stesso colore, chi la sua stessa bocca carnosa, chi il suo stesso taglio di capelli, chi il suo stesso modo di vestire, insomma, la lista era infinita.
Mi chiedevo se lui avesse già voltato pagina, forse mi aveva già rimpiazzata. Al solo pensiero mi viene una morsa al cuore, ma sinceramente farebbe bene. Sono stata io quella che si è comportata con lui come una stronza senza alcun motivo, ci siamo lasciati e sono scappata senza dare spiegazioni a nessuno, sarei contenta per lui se fosse riuscito a sostituirmi. Se lui è felice, inconsapevolmente, lo sono anche io, o meglio, cerco di esserlo.  Mi dà fastidio pensare che qualcuna possa fargli provare le stesse sensazioni che gli facevo provare io, ma questo è un discorso puramente egoistico.
Lui merita di essere guardato ancora con gli stessi occhi con cui lo guardavo io e merita di ricevere l'amore che io probabilmente non sono riuscita a dargli.

SPAZIO AUTRICE
Come potete vedere questo capitolo è molto simile al precedente e no, non lo è perché sono logorroica e non ho idee, ma perché come avete potuto constatare, soprattutto nei primissimi capitoli della storia, capitava spesso che Giorgio e Nicole dicessero, facessero o pensassero le cose contemporaneamente, proprio perché si conoscono da quando sono nati, e quindi ho pensato che potesse essere carino proporre uno "sfogo" ( perché è ciò che sono questi primi due capitoli) molto simile; proprio per riproporre quella complicità che li rendeva così strani agli occhi degli altri.
Ditemi se il mio pensiero è stato capito, se è stato apprezzato o è risultato noioso, giuro che non mi offendo. Le critiche, se costruttive, non possono che far migliorare le persone. A tal proposito mi farebbe piacere se mi segnalaste eventuali errori o che possono essermi sfuggiti nelle mie 28299 riletture. 😘❤

Proteggimi, siamo rondini con il guinzaglio~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora